giovedì 1 maggio 2008

• Post elezioni 2008. Il recupero del dialogo come metodo?

Un mio carissimo amico (Luca) ha scritto in questi giorni: «Il pericolo di questa deriva a dx è a mio avviso culturale: pacificazioni nazionali, appannamento della Resistenza e dei suoi valori, individualismo sfrenato, profitto come unico valore della civiltà moderna, ....»

• Anch'io, come lui e molti altri, sono assai diffidente sulla volontà di dialogo e di superamento di recenti ed antichi cascami di totalitarismi ed autoritarismi, tipici della cultura degli uomini della destra italiana; giudicata a livello europeo tra le meno aperte e disponibili al cambiamento. Molti aggiungono la parola 'finora'. Credo che si debba nutrire questa speranza di rinnovamento per il futuro del Paese, ma anche essere molto, ma molto, prudenti. 

• Ho molte preoccupazioni, se penso ai conflitti, non risolti, tra le varie componenti dell'ammucchiata di destra. Non dimentico che, al momento, si sono semplicemente spartita l'Italia tra componenti di LEGA, MPA ed AN  con amalgama affidato al tipo di gestione berlusconiana del potere istituzionale (e non) ed alla ‘intelligenza’ tecnica di intervento di alcuni specialisti gravitanti nella sua orbita. È così vero che, mentre Schifani per il senato si è limitato ad affermazioni poco più che rituali, Fini (che ha 'subìto' - non dimentichiamolo - l'aggregazione di AN con FI, pr

oprio mentre era al massimo del conflitto con Berlusconi, considerato quasi al termine del suo percorso) per la Camera ha sentito la necessità di mettere alcuni punti sulla "i"

• Punto di riferimento: il recupero del dialogo come metodo. Come sottolinea Angelo Panebianco sul CORRIERE DELLA SERA di oggi, «Col suo discorso Fini ha inteso [....] definire, dal suo punto di vista, l’identità del nuovo centrodestra.» 

- «In nome del principio della laicità delle istituzioni, il Parlamento deve riconoscere il ruolo della religione cristiana come cemento dell’identità culturale italiana. »

- «Dopo avere reso omaggio alla Liberazione e alla riconquistata libertà, Fini ha sostenuto che oggi la minaccia non viene più dai totalitarismi ma dal relativismo culturale e morale. »

- Il ringraziamento a «due ex presidenti della Repubblica, Cossiga e Ciampi (ma, significativamente, non a Scalfaro) per il contributo che diedero all’abbattimento degli steccati lasciati dalla storia e alla ricostituzione di una me

moria condivisa.» «Ci aspettano di sicuro altre divisioni ma non più quelle del passato.» 

- «Necessità di un accordo fra maggioranza e opposizione sulle riforme. Più che un richiamo rituale è stata un’implicita presa di posizione contro tendenze di segno contrario che potrebbero facilmente manifestarsi. Alcune delle condizioni che giocavano a favore di un dialogo costruttivo fra maggioranza e opposizione si sono infatti indebolite.» 

• L'eliminazione della sinistra dal Parlamento pone molti problemi di gestione del Paese a livello periferico, spesso aggravando situazioni già precarie. Il PD ha davanti a sé più tempo per definire meglio il proprio processo unificatorio, ora in fase molto avanzata - ma anche molto delicata. Deve precisare meglio i contorni del nuovo percorso culturale e gli obiettivi 'civili' che ne hanno caratterizzato la promozione. Deve superare con chiarezza ogni logica da 'comandante in capo' - affidata ai suoi leaders come elemento residuale di culture obsolete (totalitarismi e centralismi di varia natura e provenienza), che ne sta minando capacità e potenzialità. Ha rincorso, in quest'ultima fase un po' troppo, logiche 'illuministe' e scarsamente democratico-partecipative come quella statunitense o francese alle quali improvvisati innovatori fanno riferimento.  



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