venerdì 2 maggio 2008

• «Non perdete la fiducia, credete nel futuro»!

Le organizzazioni sindacali Cgil, Cisl e Uil, coi loro soci (lavoratori, lavoratrici e pensionati) - in occasione della fiaccolata del 1 maggio - hanno centrato tutta l’attenzione sul tema della sicurezza e delle morti sul lavoro.

Gli incidenti sul lavoro rappresentano qualcosa di intollerabile e indecoroso per il Paese un drammatico segnale che il sistema non funziona.

Morti quasi ogni giorno. «Il loro numero è deprimente, scoraggiante. Un costo aggiuntivo insostenibile» aggiungeva un piccolo imprenditore. «Le norme sono importanti ma si deve puntare di più sulla selezione delle imprese, proprio per salvaguardare il lavoro e le imprese stesse, quelle serie.», dice Bonanni della Cisl.

Il mondo del lavoro livornese, come confermato dagli interventi sindacali alla Terrazza Mascagni, si sta confrontando con la nuova organizzazione del lavoro (troppo spesso impropriamente utilizzata per illegalità varie, dal lavoro nero e grigio al ricatto del sotto salario); con la debolezza della formazione; con insicurezze ed incertezze che affliggono persone e famiglie; con giovani e meno giovani alle prese con deficit di speranza sempre più gravi. I problemi erano sotto gli occhi di tutti, ed anche in questa occasione venivano denunciati: problemi di un tessuto uma

no e civile che va sempre più indebolendosi e smagliandosi. Non basta più abituarsi a convivere con i problemi, ma è urgente trovare i mezzi per uscire dalle emergenze.

L’ultima volta che a Livorno capoluogo assistemmo ad una pubblica celebrazione del primo maggio, mi pare fosse il 1975. Momento nel quale forte era la tensione morale e civile in tutta la Comunità cittadina. Nonostante ciò, quattro gatti in corteo con banda cittadina in testa. All’epoca se un corteo a Livorno era sotto i mille partecipanti era considerato da tutti un fallimento! Ma, da sempre, il primo maggio era - anche per i più sensibili ed attivi - il momento del rilassamento, della famiglia e degli amici. I problemi e le tensioni, anche le più delicate, dovevano andare 

al giorno dopo.

Negli ultimi sei anni, la diocesi, con gli amici delle ACLI, lo hanno celebrato pubblicamente con momenti di veglia e preghiera. Anche l’anno scorso: in ricordo dei morti sul lavoro.

Quest’an

no Cgil, Cisl e Uil territoriali hanno voluto riaccreditare uno strumento semplice per sottolineare la quotidiana testimonianza e confermare pubblicamente, a soci e non soci, l’impegno al sostegno dei più gravi problemi, locali o nazionali.

Si cammina da piazza Mazzini alla terrazza Mascagni. Dice qualcuno: saremo duecento, compresa una ventina di extracomunitari con le loro bandiere! Qualche altro: manifestazione poco preparata e caldeggiata! Ma le fiaccole erano lì, portate da partecipanti consapevoli e coinvolti; che sospendevano per un momento il relax e, magari, erano lì con la giovane moglie ed il figlio in carrozzina, come un amico albanese che ci camminava a fianco. Il momento che  si viveva lo richiedeva, insieme a tanti altri atti di ogni giorno che lavoratori e lavoratrici, nel sindacato, costruivano insieme. PIÙ CERTEZZE. PIÙ SICUREZZA MENTRE SI LAVORA. PIÙ REDDITO PER PORRE DEI LIMITI ALL’INCOMBENTE POVERTÀ. PIÙ AUTONOMIA DI RUOLO PER IL BENE COMUNE.

Le parole indirizzate dal vescovo Simone sostenevano questa ‘ripresa’. Gestori dei poteri della società «fate del bene comune la vostra missione, il vostro fine, la vostra meta. Mettete in campo ogni energia per garantire ai cittadini di questo paese un domani migliore.»! Lavoratori: «non perdete la fiducia, credete nel futuro.»!


1 commento:

Ettore ha detto...

Ettore, hai ragione "con giovani e meno giovani alle prese con deficit di speranza sempre più gravi." ho un casino di amici che sono sempre + agitati per il lavoro ed i soldi ma che ci possiamo far nel ns. piccolo? Non si fanno più incontri in diocesi? la classe politica non risponde più alle esigenze di noi giovani e chi di noi giovani sta andando in politica lo fa solo per interessi personali e non per il bene comune. dove andremo a finire? non siamo ancora in fondo, speriamo bene. ci sentiamo, ciao Nicola.
(Inviato da un giovane che ha partecipato al corso diocesano per l'accostamento all'impegno socio-politico - 2006)