sabato 10 maggio 2008

• Illuminismo e dottrina sociale della Chiesa

Scrive Lucia Annunziata sulla Stampa del 10 maggio: «La rilettura in chiave non partigiana della nostra storia è estremamente necessaria alla compagine di centrodestra, perché solo questo passaggio culturale, l’abbandono dei moduli del ’900, può darle quel riconoscimento finale che ancora le manca per sentirsi - e essere sentita - classe dirigente dall’intero Paese. Nessun dialogo e nessuna collaborazione istituzionale potrebbero esistere senza gettare queste nuove fondamenta.»

Nell'immediato dopoguerra, di fatto, solo i cattolici (e non tutti!) avviarono questa riflessione ed operarono in coerenza. Non si può essere che contenti per il nostro Paese quando anche i comunisti di allora approdano - non opportunisticamente e dopo sessantanni - ad una analoga sponda. Il duro lavoro del confronto quotidiano nelle fabbriche e negli uffici, in tempi socialmente buoni ed altri molto meno, sta arrivando finalmente al traguardo dopo anni di sacrifici e di incapapcità a comprendersi. L'incertezza sulla onestà intellettuale di un analogo approdo da parte della destra fascista - almeno in me - non sono poche. Al di là delel occasionali genuflessioni (laiche o religose), sono molto diffidente. Vedo in quel mondo molto opportunismo finalizzato al consolidamento della conquista dello strumento potere. Potremo fare insieme una verifica - nei confronti di tutti - al momento delle riforme costituzionali, che questa volta sembra essere vicino. Non sarà un gioco: la cultura di derivazione illuministica - oggettivamente maggioritaria - vs quella cattolica di tipo tomistico. Due concezioni molto diverse delle relazioni in una Comunità. Forte concentrazione sugli strumenti , gli uni. Centralità dell'Uomo e sulla sua capacità di socialità e solidarietà, gli altri.

Colpisce nella giornalista - secondo me - l’incapacità, o la non volontà, di comprendere che siamo ancora (mutatis mutandis) di fronte a due culture non conciliate. Non è col solo aggettivo di ‘moderno’ che si esorcizzano le differenze. Sono solo aspetti quantitativi a fare la differenza. Importanti, certamente, ma non determinanti. La cultura illuministica che capitalismo e le sue interfacce propongono nelle varie rissose sfaccettature da oltre un secolo sembrano prevalere.  La dottrina sociale della Chiesa, peraltro poco conosciuta da molti (troppi! anche nel mondo cattolico, preti compresi) sta fortemente incidendo a livello globale, al di là delle quantità.


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