domenica 25 maggio 2008

• Il ruolo dei cattolici va oltre l'«eticamente sensibile»

da EUROPA di sabato 24 maggio 2008, una riflessione di RUGGERO ORFEI

«Un tempo – moltissimi anni fa – si parlava della questione cattolica come di un argomento aperto che si sarebbe potuto e anche dovuto analizzare nel suo complesso e nei suoi dettagli. Oggi – forse – è soltanto un tema storico. Dal mondo cattolico inteso nella sua generalità, che non può essere sinonimo di chiesa e neppure di movimento cattolico organizzato, non emergono domande politiche identificabili in modi tali da poter prendere in considerazione eventuali risposte.

Esiste un elettorato di cattolici che sono attratti in varie direzioni – forse tutte – e che non si riconoscono più in una medesima cultura che un tempo si sarebbe detta cattolica democratica o conservatrice.

Malgrado che sotto i recenti pontificati la dottrina sociale della Chiesa abbia dilatato il suo spazio di interesse e quindi, indirettamente, di espansione politica attraverso i cattolici laici espressamente invitati a farlo, il campo

di attenzione sembra essersi ristretto invece che allargato. Sotto le macerie della Dc evidentemente sono finiti molti dati importanti ritenuti da tutti irrilevanti anche per un semplice movimento non partitico.

Per fare un riferimento preciso, quando Giovanni Paolo II ha parlato di strutture sociali di peccato, è andato molto oltre certi limiti che oggi sembrano normali.

I cattolici sono invitati adesso a occuparsi dei temi “eticamente sensibili”, con uno confinamento di tutto il resto in qualcosa di facoltativo, dimenticando che l’insegnamento ufficiale del magistero ecclesiastico abbia canonizzato la questione della dottrina sociale della chiesa come una branca della teologia morale, e quindi impegnativa per tutti in ogni aspetto della vita pubblica.

L’induzione concettuale e formativa della più recente insistenza sui temi eticamente sensibili, che sarebbero poi solo l’aborto e l’embriologia, il divorzio e la famiglia, lascia sullo sfondo altre questioni, compresa la giustizia sociale che viene come scorporata dalla politica, anche se le precisazioni ufficiali hanno ripetuto che la politica è una delle forme più impegnative della carità. Sul piano concettuale e formativo finisce per diventare normale che tutte le 

questioni politiche siano – tranne quelle ricordate – non eticamente sensibili. In tal modo, si potrebbe o si vorrebbe stimolare ancora un movimento cattolico in qualche maniera unitario, ma solo connesso con i temi “sensibili” detti.

L’idea che l’azione politica investa oggetti eticamente sempre sensibili sembra diventare evanescente e anche priva di significato. Giorgio La Pira in un discorso del lontano 1951 ebbe a precisare: «La carità non è la carità

delle dieci lire. E inoltre il pensiero moderno cristiano accentua il giudizio cristiano sulla parabola dei talenti, sull’intervento.

Prendo un bilancio familiare: 1) vitto: ebbi fame e mi avete nutrito; 2) alloggio: ero pellegrino e mi avete ospitato; 3) vestiario: ero nudo e mi avete vestito; 4) salute: ero malato e mi avete visitato».

Sono solo aspetti di possibili deduzioni indirette dal Vangelo (alimentazione, casa, abiti, sanità) dove non c’è certamente una politica, ma qualcosa che spinge verso di essa. Con altre questioni, a partire dal tema della guerra, o quello delle elaborazioni di strutture a servizio dei cittadini, che sono tutte eticamente sensibili. Questa potrebbe essere una base di discussione non per una elaborazione partitica ma “di parte” all’interno del Partito democratico. Magari con un po’ di organizzazione.

Notare che non ci sono “cattolici” nell’attuale governo è pura vanità: è importante sapere perché debbano esserci. »

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