lunedì 19 maggio 2008

• "Dagli all'immigrato ed allo zingaro! Ti levano il pane di bocca e fanno i delinquenti! "

«Il problema immigrazione è ormai sul tavolo della politica e ciò è contemporaneamente un passo avanti e un grosso rischio. Il passo avanti è senz’altro il fatto che si sia raggiunto un largo consenso sulla non rinviabilità di provvedimenti che si misurino con questa autentica emergenza. Il rischio è che si formi una miscela esplosiva di populismo e di pressappochismo legislativo nell’illusione che l’importante sia cominciare a fare un po’ di chiasso.», dice Pombeni sul Messaggero del 17 maggio.

Scrive il Corriere in un suo reportage a proposito di quanto sta accadendo a Napoli: « All’inizio è soltanto una colonna di fumo, un segnale che nessuno collega allo sciame di motorini che attraversano sparati l’incrocio di via Argine, due ragazzi in sella a ogni scooter.

L’esplosione arriva qualche attimo dopo, sono le bombole del gas custodite in una baracca avvolta dal fuoco. Le fiamme arrivano fino all’estremità dei pali della luce, il fumo diventa una nuvola nera e tossica, gonfia com’è di rifiuti e plastica che stanno bruciando. Le baracche dei Rom di via Malibrand sono un enorme rogo.

Ponticelli, ore 13.30, la resa dei conti con gli «zingari» è definitiva, senza pietà. Il traffico che impazzisce, il suono delle sirene, i camion dei pompieri, carta annerita che volteggia nell’aria, i poliziotti di guardia all’accampamento che si guardano in faccia, perplessi. Loro stavano davanti, quelli con il motorino sono arrivati da dietro. Allargano le braccia, succede, non è poi così grave, tanto i rom se n’erano andati nella notte. «Meglio se c’erano», si rammarica un signore in tuta nera dell’Adidas. «Quelli dovrebbero ammazzarli tutti». Parla dall’abitacolo della

 sua Punto, in bella evidenza sul cruscotto c’è un santino, «Santa Maria dell’Arco, proteggimi».» 

Mai, come in questo caso , è importante l’ascolto. Mai, come questa volta, il rischio evidenziato da Pombeni è concreto e immediato. 

Se ascoltiamo quanto molta gente comune dice (in autobus al mattino mentre si va a fare la spesa) non ci si può meravigliare di quanto è accaduto a Napoli, compreso l’intervento organizzato dai lacchè di qualche boss. Troppo spesso in certi quartieri si avverte la reazione degli 'stanziali' alla caccia per il pane quotidiano, in atto ogni giorno. Troppo spesso, nei quartieri che meno avvertono questo dramma, si è pronti all'elemosina occasionale ma si guarda con ostilità o anche indifferenza alla necessità ed alla urgenza della carità. Intanto apprendiamo dai giornali di stamani che sul piano europeo ed internazionale stiamo facendo la figura dei 'pellegrini' e del 'razzisti' a proposito dei ventilati provvedimenti per la 'sicurezza'; tanto che siamo costretti a rivedere addirittura alcuni di essi perché incompatibili coi trattati sottoscritti da tempo. 

Esiste il problema 'sicurezza', con tutta la gravità emotiva che avvertiamo? la clandestinità ne è una condizione di origine? Gli immigrati sono il problema principe delle nostre insicurezze ed incapacità di governo dei fenomeni sociali? Sento sempre più odore di medioevo (quello almeno che ci hanno raccontato a scuola!). La caccia alle streghe sembra solo all'inizio. Con un po' di più di intelligenza e sensibilità, il peggio può ancora essere evitato. 

Scrive ancora il Corriere: «Sotto al cavalcavia della Napoli-Salerno ci sono gli ultimi tre campi Rom ancora abitati. Dai lastroni di cemento dell’autostrada cadono fiotti di acqua marrone sulle baracche, recintate da una serie di pannelli in legno. Un gruppo di donne e ragazzi che abita nelle case più fatiscenti, quelle in via delle Madonnelle, attraversa la piazza e si fa avanti. «Venite fuori che vi ammazziamo», «Abbiamo pronti i bastoni». La polizia si mette in mezzo, un ispettore cerca di far ragionare queste donne furenti. Siete brava gente, dice, la domenica andate in chiesa, e adesso volete buttare per strada dei poveri bambini? «Sììììì» è il coro di risposta.

Dai pannelli divelti si affaccia una ragazza, il capo coperto da un foulard fradicio di pioggia. Trema, di freddo e paura. Quasi per proteggersi, tiene al seno una bambina di pochi mesi. Saluta una delle donne più esagitate, una signora in carne, che indossa un giubbino di pelo grigio. La conosce. «Stanotte partiamo. Per favore, non fateci del male ». La signora ascolta in silenzio.

 Poi muove un passo verso la rom, e sputa. Sbaglia bersaglio, colpisce in faccia la bambina. L’ispettore, che stava sulla traiettoria dello sputo, incenerisce con lo sguardo la donna. Tutti gli altri applaudono. «Brava, bravissima». Avanti verso il Medioevo, ognuno con il suo passo.»

Un fatto è certo, comunque, «Chiudere semplicemente le nostre frontiere è una illusione: non solo è tecnicamente impossibile, sia per fattori geografici (i 

nostri chilometri di coste), sia per fattori socio-economici più generali (siamo un Paese di grandi flussi turistici e un territorio di transito per persone e merci dirette in ogni parte d’Europa), ma sarebbe anche dannoso, perché della manodopera immigrata il Paese ha grande bisogno se vuole continuare a crescere.» 

È necessario affrontare il problema ponendosi tre obiettivi: non dimenticare mai che oggetto del dramma, interno ed esterno al nostro Paese, sono uomini e donne, soprattutto persone che sono al limite della sopravvivenza; mantenere l’equilibrio fra le possibilità di vita civile che possiamo offrire a chi arriva qui e il numero delle persone per cui esse possono essere rese disponibili; mantenere il controllo reale sulle deviazioni che, a qualunque titolo, mettono in discussione questi equilibri, si tratti di deviazioni commesse da immigrati o da cittadini italiani (perché non mancano anche questi ultimi nello sfruttamento del degrado).

1 commento:

Ettore ha detto...

Ieri, 29 maggio, in Parlamento il Capo della Polizia ha detto: «in Italia siano ad un “vero indulto quotidiano”. Con la conseguenza che risulta “assolutamente inutile la risposta dello Stato”, con la conseguente vanificazione “degli sforzi della magistratura e delle Forze di Polizia”.» Viene una amara considerazione: i partiti che avevano ed hanno quote di rappresentanza in Parlamento hanno parlato spesso di sistema giudiziario (o per trarne benefici personali o per annullare pericoli personali di incarcerazione o per attenzioni neo-corporative di varia natura ed origine. La stessa polizia non ne è stata immune: basta pensare a quanto accertato a Genova. Dai, picchia e mena siamo da tempo all'emergenza e non si trova di meglio che scodellare percentuali della criminogena immigrazione clandestina, di criminalizzare counque i Rom o di rinnovare la novella dell'Italia: 'ventre molle' d'Europa.
Il livello di guardia è stato superato, quello di sopportazione è vicino ad esserlo.
Sarà bene che i tre o quattro leader 'politici', che decidono e determinano, ne prendano atto e corrano ai ripari. Ne va della sopravivvenza della civiltà in questo paese. Il Papa, sempre, ieri alla Assemblea dei vescovi italiani, ha fatto bene ad elogiare il clima che sembra accreditarsi nelle istituzioni come 'costruttivo'; anche se chi gli era vicino non sarebbe stato male avesse spinto decisamente in quella direzione un po' prima! È da una quindicina d'anni che va avanti questa deriva che non esito a definire 'piduista' che ha indotto la generale destabilizzazione. Finora sono stati in troppi a 'giocare' con le istituzioni a fini di fazione, con risultati spesso disastrosi per il paese. Sarà bene che si diano una regolata tutti, assolvendo correttamente, e nel rispetto degli equilibri istituzionali, al ruolo nel quale la loro posizione li colloca.
Situazioni come quelle ricordate da Manganelli; quanto sta accadendo in Campania, in Calabria o nel Nordest (in varie direzioni) possono travolgere la democrazia e la libertà di tutti.