mercoledì 30 aprile 2008

• Elezioni 2008. “Trovare i mezzi per uscire dalle emergenze”.

C’era nel sistema di governo dominante una situazione autoreferenziale che non aveva colto che ci voleva e veniva chiesta dai cittadini una grande svolta. I problemi erano sotto gli occhi di tutti, e tanti li denunciavano: c’erano i problemi di un tessuto umano e civile che andava sempre più indebolendosi e smagliandosi. Non bastava più abituarsi a convivere con i problemi, ma quella di trovare i mezzi per uscire dalle emergenze.

• «Prima - ha confidato Berlusconi agli intimi - c’era un paese diviso a metà tra noi e il centrosinistra. Il dialogo non era solo necessario ma obbligato. Ora c’è un Paese diviso che quasi per due terzi è con noi e per un terzo con l’opposizione: la filosofia non può non cambiare. Il dialogo è importante, ma la priorità è decidere. E’ quello per cui la gente ci ha votato». La sconfitta di Francesco Rutelli a Roma ratifica un cambio di scenario che era già nell’aria: il centro-sinistra è destinato a ripensarsi completamente, a rifondarsi sul piano programmatico e culturale per recuperare un ritardo di anni e un eventuale siluramento di Walter Veltroni sarebbe una scorciatoia che ne perpetuerebbe solamente gli errori e i vizi; di contro, il centro-destra e «in primis» Silvio Berlusconi sono condannati - si fa per dire - a governare, a decidere, a riformare il Paese con la collaborazione degli altri - meglio - o da soli. Mutatis mutandis, sembra di rileggere uno scenario, visto molti anni fa sui libri di storia, al liceo!

• La reazione PD alla sconfitta del 14 aprile è stata, e sembra tuttora essere, molto al di sotto dell’urgenza. Mancava soltanto Roma. È stata conquistata direttamente da An, che con Alemanno porta per la prima volta nel dopoguerra un suo uomo in Campidoglio, da dove si affaccerà non solo sul passato imperiale e sui simboli del ventennio, ma sul nuovo paesaggio politico italiano disegnato dagli elettori. "Dobbiamo chiudere definitivamente con ogni forma di nostalgia e di richiamo a tutte le forme di totalitarismo". Ha detto il neo sindaco di Roma rispondendo al conduttore di 'Ballarò', Giovanni Floris, che gli chiedeva di commentare i saluti di tipo fascista che alcuni giovani hanno fatto ieri a Piazza del Campidoglio, per festeggiare la sua elezione. Un brivido. Un salto all’indietro di 90 anni! Ma Alemanno ha dichiarato di credere nei valori della democrazia e della liberta', che sono valori di tutti. Per Alemanno bisogna guardare avanti e mettere alle spalle il passato. Per ora solo una speranza che sia vero. Speriamo che non sia la stessa speranza che portò al potere una dittatura anche nel nostro Paese.

In ogni caso come PD troppe analisi consolatorie, troppe decisioni di routine – come di partito ripiegato in difesa, non si sa bene di cosa.  Il quadro dirigente del Pd sbaglierebbe gravemente se desse l’impressione di voler solo “tenere botta”, magari addirittura ridimensionando il significato del voto di Roma a dato fisiologico, locale, magari personale.

Nel Pd si chiarisca un punto di strategia, del tutto evidente dopo Roma: la sua espansione a sinistra, cominciata e consumata il 14 aprile, è già finita. Da quella parte, ormai, il Pd è come appoggiato a un muro. Fine della strada. Quel che ha raccolto dalla crisi dei rossoverdi, farà bene a coltivarlo senza diventarne vittima. Quel che può tenere a fianco come alleanze, lo tenga se può. Ma tutto questo, messo insieme al proprio 30 per cento, non gli basterà mai più per tornare a vincere, né a livello nazionale né in grandi elezioni amministrative. L’Italia è altrove, l’Italia è altro.

• Alemanno ha battuto il vicepresidente del Consiglio uscente, che era stato sindaco - e un ottimo sindaco, giovane e innovatore - per due mandati. Un cambio che non è una semplice alternanza ma un cortocircuito a fortissima intensità, che ha appena incominciato a bruciare.

• Si è completato lo scenario politico berlusconiano, o - come qualcuno ricorda, ipotizzato dalla loggia pseudomassomica P2. Ora c'è anche il baricentro politico per questa alleanza che ha conquistato l'Italia: la capitale diventata di destra, con un sindaco di Alleanza Nazionale, come ha subito rivendicato Fini, archiviando per una notte il Pdl. Il risultato è chiaro: il Nord alla Lega, il Sud a Lombardo, Roma ad An, e l'Italia a Berlusconi. 

• I numeri non consentono molti voli di fantasia. A Roma e nel Paese, il risultato del ballottaggio dimostra chiaramente che gli elettori hanno percepito e registrato un desiderio forte di cambiamento della politica. E lo hanno scaricato prima su Berlusconi e poi su Prodi e e sul PD. Non a caso, a Roma, c’è un voto penalizzante sul punto amministrativo che è più avvertito dagli elettori: il comune. 

• Chi sono i 55mila elettori che a Roma hanno votato Alemanno sindaco e Zingaretti presidente della Provincia? Il sondaggista Luigi Crespi. «Molti di questi 55.000 sono elettori di Rifondazione comunista e della sinistra radicale. Loro, più dei centristi dell'Udc o di Baccini, hanno espresso un voto disgiunto, un voto diretto a punire Rutelli, Veltroni e la decisione del Pd di andare da solo alle politiche condannandoli alla scomparsa dal Parlamento. Sappiamo anche di diversi elettori socialisti che "in cordata" hanno votato per Alemanno, mettendo invece la croce sul nome di Zingaretti alla Provincia. Possiamo dire che hanno esercitato un voto utile: utile alla vendetta contro Rutelli e Veltroni».


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