giovedì 15 maggio 2008

• Consiglio d'Europa: NO AI COMMISSARI ROM

Era ora che qualcuno cominciasse a svegliarsi! 

Si prospetta con sempre maggior chiarezza un ulteriore impoverimento acristiano della nostra cultura; in piena sintonia con l'accezione che chi detiene il potere può fare qualsiasi cosa e chi non lo detiene è solo una pedina con la quale giocare e spostare  a piacimento. In sostanza gli uomini sono dei ‘birilli’ sui quali chi detiene la ‘boccia’ può tirare in qualsiasi momento, a suo piacimento ed a sue finalità. Si rompono? Si cerca il ricambio di diseredati. Nel mondo ce ne sono a tonnellate, purtroppo!I ‘birilli’ hanno autonoma capacità di intendere e volere, sono comunque capaci di un proprio discernimento? Che importa, la ‘boccia’ è la ‘boccia’!

Da sempre sono convinto che si può recuperare sicurezza non con le 'ronde' né con ghettizzazioni o distribuendo a pioggia pistole e simili aggeggi, ma governando i processi (anche complessi come quello della libera circolazione delle persone e delle cose nella Comunità Europea) e combattendo frontalmente lo sfruttamento dell'uomo sull'uomo; aiutando i nostri compagni di viaggio - dovunque provengano e di qualsiasi cultura siano portatori - ad essere cittadini e non sudditi. Troppo spesso, anche nel nostro Paese, rileviamo di essere vittime, ed è drammaticamente vero. Ma ci dimentichiamo di essere anche carnefici (considerando i diversi e le persone di altre culture ed esperienze come delle pedine da muovere ed utilizzare a nostro piacimento da gettare al termine del loro uso. Alla cultura della centralità dell'Uomo e della solidarietà, stiamo sempre più sostituendo quella di una leadership assoluta (che tutto può ed è autorizzata a fare). Questo sottile veleno penetra ovunque, anche nei posti e negli atti più impensati. Nessuno brontoli, però. Se qualcuno trova solo la violenza, la degenerazione dai canoni di convivenza o la sopraffazione (anche nelle piccole cose di ogni giorno) e gli si offre come possibile e più diretta strada per recuperare spazi di vita, quelli dell’elemosina (nel migliore dei casi) o quelli che la nuova 'cultura' propone; una 'cultura' che di nuovo ha solo il nome. I delinquenti  scelgono di praticare la strada del marciume, stimolando l'accumulazione del peggio senza troppi complimenti. Devono essere isolati: o per guarirli o per impedire comunque l’epidemia. Concordo con Thomas Hammarberg, commissario per i diritti umani presso il Consiglio d'Europa: il progettato commissario per l'emergenza rom 'si fonda su pregiudizi e non fa che perpetuarli' e completa: 'entrare in un Paese, anche illegalmente, non può essere considerato un crimine'. 



1 commento:

Ettore ha detto...

AVVENIRE - giovedì 15 maggio 2008

UNA SFIDA PER LE COMUNITÀ : AIUTARE I ROM A ISOLARE LE MELE MARCE
di GIORGIO PAOLUCCI
Le cronache di questi mesi - più o meno enfatizzate dai mass media, ma con un fondamento di indubitabile e drammatica realtà - giustificano l’allarme sociale che si è creato attorno ai rom di origine romena. E autorizzano a parlare di una vera e propria emergenza, per affrontare la quale servono cuore e cervello, decisionismo e lungimiranza. Di fronte a dichiarazioni tanto roboanti quanto impraticabili – che vanno dalle minacce di espulsioni di massa alla chiusura di 'tutti' i campi nomadi – l’invito a un sano realismo è di rigore.
  Non si può dimenticare come questo popolo sia stato vittima di persecuzioni sia durante il nazismo (con il genocidio di oltre un milione di persone), sia nella stagione del comunismo in vari Paesi dell’Europa dell’Est. Quei fantasmi continuano ad agitarsi nella memoria dei sopravvissuti, dei loro figli e nipoti e di quanti sono stati responsabili o spettatori silenziosi di persecuzioni e discriminazioni. Il passato non si cancella, ma non può diventare un alibi per cancellare il presente. Guardando all’Italia, è senz’altro utile ricordare che alcuni gruppi di rom vivono qui da secoli, e fanno parte integrante del tessuto sociale di molte nostre città. Ma non si può dimenticare quanto è accaduto in tempi recenti, e in particolare dopo quel fatidico 1° gennaio 2007, quando la Romania (da cui proviene la stragrande maggioranza di queste popolazioni) è entrata a far parte dell’Unione Europea, e il nostro Paese ha rinunciato ad optare per la moratoria sulla libera circolazione dei cittadini comunitari. Era inevitabile che da Bucarest e dintorni si moltiplicassero gli esodi di tanta gente spinta dalla disperazione, dalla povertà e anche – difficile quantificare, ma le cronache testimoniano che il numero non è esiguo – dalla volontà di campare di espedienti o di ricorrere alla criminalità come mezzo di sostentamento. I casi di delinquenza finiscono per coprire tutto, anche le integrazioni riuscite. Gli sciagurati schiacciano gli onesti.
  I rom, purtroppo, sono sovente alla ribalta quando si parla di furti, borseggi, riduzione in schiavitù di ragazzini, sottrazione di bambini alle famiglie di origine. Solo una piccola minoranza frequenta le scuole, molte delle loro baraccopoli sono abusive e ridotte in situazioni di degrado estremo, alcune sono diventate vere e proprie zone off-limits, dove neppure le forze dell’ordine osano talora avventurarsi. Tutto ciò ingenera malessere sociale, alimenta sospetti fondati e pregiudizi, fa crescere l’intolleranza, reclama più decisi interventi a tutela della sicurezza dei cittadini. Soprattutto in una stagione in cui la febbre sale, non si deve cedere alla tentazione delle vendette private. Come è giusto che accada in uno stato di diritto, vanno difesi i diritti e la dignità delle persone. Di tutte le persone: sia di chi viene ingiustamente criminalizzato solo in quanto appartenente a un’etnia, sia di quanti sono vittime di reati, violenze e sopraffazioni.
  Non si faccia di ogni erba un fascio, non si criminalizzi un intero popolo prendendo a pretesto le malefatte commesse da alcuni. Ma la peggiore strategia di autotutela che i rom possono mettere in atto è una difesa del gruppo in quanto tale, che finisce per occultare le responsabilità dei singoli. È tempo che dalle comunità rom arrivino segnali forti e inequivocabili, prese di distanza e denunce di quanti delinquono e gettano ombre sinistre sul popolo a cui appartengono. Le difese d’ufficio hanno il fiato corto e rischiano di appesantire un clima già molto avvelenato, come testimoniano gli episodi che in queste ore si vanno moltiplicando. Meglio eliminare dall’interno le mele marce e farsi aiutare nell’opera di pulizia, prima che qualcuno provi a buttare l’intera cesta. I roghi di Ponticelli, i blocchi stradali a Genova, la moltiplicazione delle manifestazioni di ostilità nei confronti dei campi nomadi in varie città sono il segnale di una protesta che monta: ampiamente strumentalizza?bile, ma che non può essere oltremodo ignorata. Perché la pancia non prenda il posto del cervello.