sabato 17 agosto 2013

• Egitto in fiamme



2013 - Ferragosto - ‘Beata vergine Assunta in cielo’ 
Quaranta chiese attaccate, di cui dieci cattoliche e trenta fra ortodosse, protestanti e greco-ortodosse. «Sono state razziate o date alle fiamme se non addirittura totalmente rase al suolo». Unico spiraglio: durante gli attentati, tanti musulmani si sono schierati al fianco dei copti. Gesto di solidarietà. Segno di speranza.
Il momento è terribile. Si ripropongono, aggravate, le degenerazioni riemerse prepotentemente negli ultimi due secoli. Stanno producendo i loro terribili effetti. 
La nostra generazione ha visto l'impegno universale di grandi pontefici e quello dei rappresentanti del ‘popolo di Dio’ nel Concilio Vaticano II. 
Seguiamo la lettura del Vangelo che essi ci hanno offerto e ci offrono. Né alcuno di loro, né qualcuno di noi vuole essere preda della follia dilagante né tantomeno esserne parte. 
Indifferenza, inerzia, passività devianti e superficiali partecipazioni ai drammi devono essere combattute. Mai dimenticare che violenza non scaccia violenza, ma la centuplica; che la prevenzione e la difesa non sono solo armate. 
Questo il ruolo col quale dobbiamo fare i conti. Questo il ruolo che hanno richiamato e richiamano i nostri Pontefici affidando un carico di responsabilità in più a chi fa del suo meglio per essere cristiano ed a chi si professa non credente. L'«unione fa la forza,» non è una frase qualsiasi da proporre di tanto in tanto, ma un impegno per cercare di risolvere problemi e raggiungere obiettivi. L'«unione» non è un ammucchiata informe (ferma nel tempo e nello spazio), ma renderci capaci di camminare insieme «per» nonostante le diversità presenti.

giovedì 1 agosto 2013

• Il senatore operaio, Maurizio Vigiani



Venerdì 26 luglio 2013, nell’ambito dei pomeriggi culturali del «Circolo Il Centro» [al Caffè Ginori di Castiglioncello di Livorno] è stato presentato il libro IL SENATORE OPERAIO di  Francesco Butini (editore Pacini). Relatori sono stati Ettore Bettinetti (ex segretario generale provinciale CISL di Livorno), Giuseppe Danesin (ex Sindaco di Rosignano M.mo - Livorno), on. Hubert Corsi (ex deputato). 
Viene qui trascritto il testo di commento e ‘provocazione’ di Bettinetti
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1. Il libro ripercorre l’esperienza parlamentare di Maurizio Vigiani durante la prima legislatura repubblicana, in particolare le elezioni politiche del 1948 a Firenze e nel Mugello e le successive iniziative parlamentari in Senato. «Il libro traccia un quadro delle prime elezioni politiche del dopoguerra a Firenze e provincia; esperienza comune anche a persone dei grandi partiti di massa. Viene descritta anche la città di La Spezia durante il fascismo nella quale il futuro «senatore operaio» lavorò e sono ripercorse le principali vicende delle Officine Galileo nella loro parabola dal ventennio fascista al disastro della conflitto mondiale. Dopo la guerra la nascita e l’affermazione anche a Firenze delle Acli, l’Associazione cristiane lavoratori italiani. Ne esce in sintesi uno spaccato di vita, in particolare, locale negli anni difficili della ricostruzione» e del cambiamento. L’autore Francesco Butini cerca di cogliere - riuscendoci -  bagliori e pennellate ‘vive’ per consentirci di ‘vedere’ la voglia di Vigiani ed il suo impegno di ‘non stare alla finestra’ e di essere parte partecipante della Comunità, in particolare a quelli più vicini alla propria esperienza diretta; di assaporare l’umanità e la cultura, di cui era portatore.
2. Il senatore operaio” o, come viene anche suggerito anche dall’autore, l’operaio senatore ?
Si vuole sottolineare che le modifiche costituzionali della Repubblica tendevano tra l’altro a consentire una mobilità sociale importante e a considerare che, diversamente da prima, chiunque - di qualsiasi ruolo operativo fosse titolare - avrebbe potuto avere il massimo incarico in libera rappresentanza dai suoi concittadini. 
Con la parola ‘operaio’, in questa dimensione, possiamo guardare a due momenti. Il primo che si riferisce soprattutto ad un segmento di società stratificato piramidalmente. Il secondo che guarda ad una figura di primo lavoratore mancante di garanzie ed assistenze autonome ed autosufficienti. 
Come si ricava da alcune considerazioni sulla realtà mugellana, la qualifica di operaio dimostrava come la rappresentanza della ‘classe’ non fosse solo delle sinistre.

3. Significativa in proposito l’introduzione al libro. «E’ una delle tante storie che hanno fatto la storia di alcune grandi imprese di Firenze. È una delle storie che hanno fatto la storia dell’impegno sindacale, sociale, cooperativistico, della realtà fiorentina. È una delle storie che hanno fatto la storia dei grandi partiti popolari di questo Paese, quando i partiti organizzavano la partecipazione popolare alla politica nazionale. »[dal testo Butini] Senza dimenticare nello scenario post-belllico che i partiti (con la “P” maiuscola) tendevano a riportare ad unità non solo ideologica, ma anche organizzativa ogni struttura che incidesse sul “bene comune”. L’humus nel quale i cattolici ‘in politica’ affondavano per il rinnovamento dello Stato  dei suoi momenti deliberanti era quello indicato dalla dottrina sociale della Chiesa, riletto anche alla luce delle esperienze delle attività caritative verso gli ‘ultimi’, della lotta partigiana e di tutti i fenomeni che la caratterizzarono unitamente alle esperienze maturate nelle parrocchie e nelle associazioni (manifeste e clandestine).[Il caso mugellano costituì solo uno dei tasselli del mosaico dell’impegno dei cattolici nella Resistenza toscana. Basti pensare al ruolo determinante che esercitarono i fucini di don Angeli e mons. Tintori a Livorno.]  Vigiani è letto come esempio tra quelli che videro impegnate nell’immediato dopoguerra persone appassionate, legate strettamente al territorio ed alle culture che ivi si confrontavano ed alimentavano. Cattolico impegnato «è testimonianza di uno stile di vita»: manifestazione «di una identità storica e politica»; «memoria di un etica del lavoro e del dovere»; che vede nella formazione alla solidarietà un preciso punto di riferimento.  Aveva chiaro che il segmento della polis e quello del mondo del lavoro, che era chiamato a rappresentare, non consentivano assenze,  superficialità o non conoscenze. [La Pira alla Costituente ebbe a dire: «I cittadini sono membri attivi di tutto quel tessuto di Comunità che fa del corpo sociale un corpo ampiamente articolato e differenziato, un democrazia organica, diversa da quella individualistica, democrazia nello stato, democrazia nella comunità professionale, nella comunità di lavoro, nella comunità territoriale e così via»] Nel suo impegno ne tenne sempre conto sia nell’attività parlamentare che in quella associativa (come si può evincere dai capitoli del FARE che presiedono alla seconda parte del libro. Talvolta faticava a evitare - come tipico di quel momento a livello generale - sovrapposizioni di ruolo imposte da fenomeni organizzativi e politici;  caratteristici dei fenomeni di transizione da uno scenario recente ad uno nuovo. Ma questo non indebolì mai il suo impegno politico ed amministrativo nonché la sua pressione. L’episodio della Faentina e la proiezione strategica verso la Romagna è emblematico
4. «I cattolici mugellani favorevoli al superamento del non expedit imposto dal Papa erano una minoranza a Borgo San Lorenzo, dove prevaleva tra i fedeli l’intransigente ostilità verso lo Stato che aveva usurpato Roma al Sommo Pontefice».
Trascorrevano anni di lento distacco dall’ordine gerarchico civile pre-esistente, di pesante incidenza culturale del ventennio fascista e di contraddizioni insolute nel passaggio dalla cultura e dalla organizzazione sociale sabauda a quella Toscana, più efficace ed efficiente. (Basti pensare allo strumento toscano della mezzadria! Tanto da essere ipotizzato anche per il nascente comparto industriale oltre che per quello agricolo. ) « Il primo dopoguerra nel Mugello venne segnato dalle prime lotte di mezzadri per modificare il loro contratto colonico, e queste lotte videro le organizzazioni cattoliche tra le protagoniste. Anni ’40-’50. Stavamo uscendo dal disastro della guerra e faticosamente affrontando dinamiche organizzative e sociali ‘nuove’ (per contenuti e modo di esprimersi), contestuali a processi produttivi e di servizio da reinventare ed a intensi flussi di mobilità. Si affacciano i primi problemi della comunicazione e della sua velocizzazione per far fronte agli impulsi dei consumi e delle sue ricadute finanziarie e di progressiva globalizzazione. Si pone in progress il fattore ‘accelerazione del tempo’. Il Quadro di Valori al quale fare riferimento ha una sua permanente validità: irriducibilità della persona allo Stato, non identificazione tra Stato e società civile, pluralismo, rappresentanza, partecipazione
5. Maurizio Vigiani era nato nel 1905 a Borgo San Lorenzo (Fi). Immerso nella cultura cattolica viveva in presa diretta ansie ed iniziative del cosiddetto “Mugello bianco”. Partecipa alle prime iniziative fiorentine del Partito Popolare di don Luigi Sturzo. Negli anni trenta riesce ad occuparsi come operaio presso i cantieri navali della Odero Terni Orlando. Rientra a Firenze per lavorare - sempre come operaio  - alle Officine Galileo. Cattolico e antifascista, partecipa nell’ultima parte della guerra alla nascita a Firenze del nuovo partito della Democrazia Cristiana e delle ACLI. Nell’immediato dopoguerra fu segretario della Camera del Lavoro di Prato (in rappresentanza della Corrente Sindacale Cristiana - nella CGL scaturita dal Patto di Roma -, frutto di esperienze e scelte dei vari partiti del Comitato di Liberazione Nazionale). 
6. Seguì poi le vicende di ricomposizione che seguirono la scissione sindacale della CGL, aderendo alla CISL (che stava procedendo ad un riassetto unitario conseguente al rifiuto delle scelte ideologiche di PCI e PSI oltre che dalla profonda riforma delle politiche socio-economiche perseguite attraverso il metodo contrattuale e la concertazione; sostenuto da gruppi di autotutela e proposta in aree aziendali [Le SAS - Sezioni Aziendali Sindacali] gestiti direttamente dai lavoratori interessati ma unite federalmente nel territorio per la difesa e conquista di principi e strumenti di pressione e di lotta [Anziché operanti per segmenti professionali come nella struttura delle Trade Unions]
7. Il sindacato risentiva ancora fortemente della esperienza pre-fascista che vedeva la CGL porsi come espressione alternativa alle strutture socio-economiche presenti, (con forte legame con PCI e PSI)  - e la CIL [L’ultimo segretario generale prima del fascismo era stato Giovanni Gronchi, che fu eletto nel secondo dopoguerra Presidente della Repubblica] al ‘partito’ nel quale si riconoscevano gran parte dei cattolici e quelle strutture autonome promosse anche come conseguenza della dottrina sociale cristiana. (la cooperazione o il lavoro autonomo agricolo).  Entrambe si proponevano sia come struttura politica che come struttura  di servizio. L’impostazione che originava i loro interventi prima che le strutture di fabbrica - o comunque settoriali - investivano l’insieme dei problemi che si proponevano nel territorio. Non è un caso che lo stesso De Gasperi spingeva per un sindacato unitario, ma visto più come rilettura dell’esperienza corporativa di derivazione culturale cattolica, che di fatto avrebbe dovuto operare con limitata autonomia progettuale ed operativa - anche a livello di luogo di lavoro -  quindi come struttura sostanzialmente di servizio in subordine ai partiti per le scelte principali.  Non è un caso che la CISL sorta nel ’50 per volontà della Corrente Sindacale Cristiana, di gruppi di socialisti autonomisti e dalla Federazione Italiana del Lavoro ( Repubblicani, Socialdemocratici ed Azionisti) [Da una loro scissione congressuale nacque la UIL Unione Italiana del Lavoro] come processo innovativo rispetto alle esperienze dell’intero occidente, sia per dare una risposta alle politiche industriali emergenti ed ai nuovi strumenti organizzativi del sistema produttivo , sia alle proposte innovative derivanti dal ridisegnato ruolo sindacale. Non è un caso se il primo scontro durissimo della CISL fu con Costa, presidente della Confindustria.
8. «Eletto al Senato il 18 aprile 1948 per la Dc, non fu riconfermato nelle successive elezioni del 1953. Rientrerà a lavorare alle Officine Galileo, partecipando poi alla nascita della nuova società fiorentina Ote. Molto attivo anche nel mondo del volontariato (fu vice presidente vicario delle Misericordie d’Italia) ed in quello della cooperazione, tanto da essere per molti anni presidente dell’Unione provinciale fiorentina delle cooperative.» [Il virgolettato è tratto dal testo]