domenica 30 agosto 2009

• I volti della vita, della speranza e della solidarietà.

«Ha tanti volti l'estate che sta finendo. Ha il volto di una donna che combatte per la libertà come Aung San Suu Kyi. Ha il volto di Usain Bolt, il velocista giamaicano che ha superato ogni limite ai mondiali di atletica, sia sui 100 che sui 200 metri. Ha il volto di Clotilde, la ragazza francese incarcerata contro ogni logica in Iran. Ha il volto dei cinque eritrei sopravvissuti alla strage dei barconi della morte, dove più di 70 persone non ce l'hanno fatta: ci leggiamo i volti di persone stravolte dal dolore laddove probabilmente qualcuno vede solo i volti di pericolosi clandestini. Ha il volto di una scrutatrice afghana col burqa e ha il volto di una ragazza in bicicletta a Berlino Ha il volto dei giovani e delle giovani, cui è stata tolta la speranza e che scaricano le loro tensioni e la loro mancanza di amore nella violenza. Quello delle famiglie dei morti per il lavoro, degli invalidi e dei menomati di ogni genere, cui si dedica troppo spesso solo slancio emotivo occasionale. «Ha il volto dei tanti anziani soli delle nostre città, vera emergenza di questo tempo, poco sottolineata dai media e dal dibattito politico. Ha il volto vincente e sereno di Federica Pellegrini e ha il volto angosciato e devastato dei (pochi) religiosi sopravvissuti alla violenza in Pakistan», in India e nel mondo ovunque ci si rende conto che essere cristiani sia il passaggio necessario contro ogni sudditanza e servitù - piccole e grandi. «Ha davvero tanti volti l'estate che sta finendo e sarebbe bello parlarne e confrontarsi.»

Aggiunge Matteo Renzi: «il 12 settembre l'Europa celebra la giornata del vicinato. Una sorta di festa delle relazioni sociali, dei rapporti intercomunali, nata da un'idea francese di qualche anno fa. Mi è sembrata un'ottima occasione per proporre una mattinata di pulizia della città, alla luce di una lettera che mi ha scritto Andrea, un bambino di nove anni che sta in via Montebello. Andrea ha chiesto che tutti insieme potessimo provare a dare una mano per pulire Firenze. Mi è sembrata una lettera molto bella e il 12 settembre ho invitato tutti i fiorentini a munirsi di spazzolone e granata e darci una mano. Pulire un marciapiede, riverniciare un muro, segnalare una buca, eccetera... Naturalmente l'invito è rivolto a tutti, maggioranza e opposizione, consiglieri e assessori, associazioni e privati cittadini.
È un piccolo gesto, intendiamoci: per pulire la città ci sono i soggetti incaricati. Ma è un simbolo che ci consente di mostrare anche simbolicamente quanto vogliamo prenderci, tutti insieme, cura della città.»
A Firenze Matteo Renzi ha chiesto, con questo gesto, ai fiorentini l’avvio di una nuova sensibilità per i problemi ed i drammi della città, una spinta alla solidarietà - che non si dà solo col pagamento della tasse o il vincolo alle regole che gli ‘eletti dal popolo’ hanno creduto di fissare per il bene comune ma anche mantenendo alto il coinvolgimento, non rimanendo alla finestra mentre ‘altri’ (chi, se non noi stessi?) cercano di fare.

* I virgolettati sono tratti dalla Enews n. 283 di sabato 29 agosto 2009 inviata dal sindaco di Firenze, Matteo Renzi

lunedì 24 agosto 2009

• Accordi sindacali e rilancio produttivo.


Sono mesi che i sindacati dei lavoratori ed i più attenti osservatori (ivi comprese alcune associazioni d'impresa) parlano dell'urgenza di aggredire il problema salari e quello della redistribuzione territoriale e settoriale delle risorse che possono rendersi disponibili. Il ministro del lavoro, Sacconi, con riferimento esplicito ad accordi già interventi da tempo con buona parte del sindacato e con le associazioni d'impresa, sembra sottoscrivere questa priorità. Non potrebbe essere altrimenti per l'ovvia consapevolezza che nessun sindacato rinuncerà al proprio ruolo consentendo deviazioni legislative su materie di natura negoziale.

L'opposizione (pur nella varianza delle varie voci) è su questa linea esplicitamente richiamata dalle parti sociali, soprattutto i democrat. La maggioranza di governo, anziché attardarsi in dibattiti autoreferenziali sui temi in agenda (soprattutto per esposizione della Lega Nord in cerca di consolidamento della propria area di potere), deve portarsi anch'essa su questa posizione e non riservare il tema alla seconda battuta. Altrimenti la ripresa della nostra economia sarà ancora più lenta di quanto previsto dai centri di ricerca e valutazione specializzati (a livello interno ed internazionale), coi drammi ed i rischi conseguenti per la tenuta sociale ed istituzionale della nostra Italia.

mercoledì 19 agosto 2009

• Immigrati: una risorsa per il paese.


Sono cresciuti di dieci volte in 17 anni, ma non hanno rubato il lavoro a nessuno. Sono i 3 milioni e 400 mila stranieri presenti in Italia così come vengono fotografati da uno studio della Banca d’Italia. Sono una risorsa. Il rapporto Bankitalia evidenzia che gli stranieri con un impiego sono molto più giovani degli italiani, hanno meno istruzione e più difficoltà di apprendimento degli italiani, soprattutto nel Sud, ma aiutano a mantenere giovane la forza lavoro del Paese. Rappresentano la nuova classe operaia, dice la Banca d’Italia, e, al contrario di quanto si possa credere, «all’incremento del numero degli stranieri non si è associato un peggioramento delle opportunità occupazionali degli italiani.»

Nelle regioni centro-settentrionali tre-quarti degli immigrati sono stati impiegati come operai, una percentuale doppia rispetto a quella degli italiani. Nel Mezzogiorno, invece, sono più diffusi i piccoli imprenditori stranieri. I dipendenti, invece, nel Sud sono soprattutto nell’agricoltura, nel turismo e nei servizi alla persona.

Lo studio dimostra che gli immigrati fanno lavori che gli italiani non fanno, condizione che non molti decenni or sono era dei nostri emigrati un po’ in ogni parte del mondo. In più assistono anziani, bambini e malati, sussidiari dello stato sociale. Alcuni diventano imprenditori. Bankitalia ci ricorda in pratica che, come in tutti i paesi avanzati, l’immigrazione è una ricchezza per tutti, che gli immigrati guadagnano meno di noi ma che, grazie a colf e badanti, le donne italiane possono dedicare più tempo ed energie al lavoro.

La velocità d'ingresso in dieci anni è stata alta e l'integrazione riguarda, parzialmente la prima generazione ma soprattutto la seconda generazione, i figli degli immigrati. C'è pressione, ai confini e manca del tutto una politica consapevole (e una cultura) dell'integrazione, che non sia solo quella dell'emergenza.

La cultura del consumo (coi relativi cascami ideologici), nonostante le sollecitazioni derivanti dalla crisi del sistema finanziario in atto, mantiene alta l’accelerazione dei vari processi, in particolare di quelli delle imprese dell’energia e della trasformazione. Il dopo crisi è appena adombrato e non si sono ancora 'mosse' una cultura ed una organizzazione dei tempi diverse da quelle oggi richieste (che per quanto riguarda Italia ed Europa non sono neppure accettabili per il 'prima della crisi').

Dobbiamo velocissimamente ripensare progetti e ricalibrare strumenti ed obiettivi, altrimenti l'osmosi in atto vedrà processi di integrazione 'forzosa' e culturalmente improvvisata, come di fatto sta accadendo.

Possiamo e dobbiamo farcela! Possiamo e dobbiamo limitare poteri fuori controllo democratico affermati da 'lider maximi' e centri di potere di varia natura.

Il sindacato, come nel passato della nostra repubblica, può essere uno strumento determinante. Certamente il sistema impresa deve interagire con esso. Per tutti la ‘partecipazione’, verifiche e controlli democratici devono essere un punto di riferimento determinante. Da ciò l’importanza determinante di una strategia politica che non è facile intravedere in questo tempo, tante sono le contraddizioni propagandistiche che si intrecciano nella maggioranza di governo con peccati e peccatucci, micro-ideologie ed opportunismi, mentre il maggiore partito di opposizione sta definendo congressualmente progetti ed obiettivi.


NB - Le affermazioni ed i rilievi emergenti dalla ricerca della Banca d’Italia sono state tratte dalla stampa quotidiana in articoli finalizzati.

venerdì 7 agosto 2009

• "E ora?” Cosa faccio? Cosa porto a casa?

Di vicende di perdita di occupazione e di prospettive occupazionali e professionali (come sta accadendo alla Manuli di Ascoli Piceno o alla Innse di Milano - di cui tanto si parla in questi giorni) a Livorno ne abbiamo vissute di pesanti negli anni recenti. La Delphi (fabbrica USA con produzione sospesa da tre anni) ne è una drammatica conferma. Qualche volta siamo riusciti a mettere dei tamponi momentanei; qualche altra siamo rimasti, immobili, increduli, prima, e poi neri di rabbia repressa mentre affannosamente cercavamo di alzare barriere di difesa e ricercavamo nuovi obiettivi e prospettive.

Un fondamentale diritto umano, quello al lavoro, chiaramente violato; e con esso quello alla vita di persone e famiglie. Si colpiva il lavoratore dipendente. Si colpiva quello autonomo, che spesso vede i suoi sforzi ed impegni pluriennali vanificati da vicende e fenomeni sui quali non può in alcun modo incidere. Si colpiva chi lavorava saltuariamente ed era costretto allo stress dell’incertezza di trovare una soluzione sostitutiva di quello che in quel momento stava facendo. Coloro che sono costretti «a tale esperienza» sono «colti anzitutto dall'angoscia per l'immediato futuro.» *

«Come farò, si chiede, a pagare le rate del mutuo e dell'auto, le cure odontoiatriche per i figli più piccoli, il costo della scuola superiore o dell'università per i più grandi. In secondo luogo la stessa persona si sente vittima di una grave ingiustizia, di un inganno che qualcuno ha ordito alle sue spalle e che improvvisamente si rivela come tale.» * Quando si costringe qualcuno ad adattarsi alla cultura dell’incertezza (conclamata come il toccasana dell’attuale organizzazione della società), dobbiamo essere consapevoli che ogni stormir di fronde è avvertito come pericolo da tutto l’ambiente, nel quale vive ed opera. La mancanza di speranza da personale (ed è già un momento terribile!) diviene problema dell’ambiente; si allarga a macchia d’olio; nonostante l’atteggiamento consolatorio o falsamente ottimistico che qualcuno ‘che conta’ scodella con sorrisi o con pacche sulla spalla.

Deve essere recuperata, rapidamente, una strategia ed una politica della ‘certezza’ per evitare il ripetersi di drammi familiari, personali ed ambientali ; una politica che non faccia ritenere inutile ed insignificante la propria professionalità; che faccia sentire di essere parte non passiva di una Comunità solidale, di essere uguali nelle opportunità. Una cultura della vita che non ritiene fatale quello che accade, ma che vede responsabilità definite con nomi e cognomi.

Per chi è cristiano, una cultura dell’amore rinnovata e consolidata - anche se questo significa essere 'eversori' dell’attuale organizzazione del lavoro e della società che ci vengono proposte dai Centri di potere, dovunque essi si siano formati e stabiliti. La Centesimus annus e Caritate in veritate indicano percorsi sui quali lavorare e proporre progetti praticabili rivolti a tutti.

«Il punto critico non è quindi se i lavoratori della Innse abbiano esagerato o no nel salire su una gru per impedire lo smantellamento dei macchinari da parte del nuovo proprietario»*, quelli francesi nel sequestrare i loro dirigenti e capoccia, o altri nel cercare nella fuga dalla realtà e nel suicidio pace e sicurezza. Il punto è se possiamo permetterci una cultura dell’assenza e del sorriso (funzionale al nasconderla). mentre si affonda e non siamo in grado di proporci scenari positivi (per demerito nostro o per quello di chi abbiamo delegato ad impegnarsi nelle istituzioni) o ci si aggrappa a quel che capita (in difesa della propria sicurezza o per affermare la propria arroganza o la propria ansia di sentirsi ‘il primo’) ignorando la priorità delle priorità: la Comunità nel suo insieme.

Le politiche del lavoro degli ultimi 15-20 anni, in particolare, hanno trasferito sul piano finanziario gli errori che hanno determinato crisi di sistema come quella che interessò i flussi della produzioni nel ’29. Come allora stanno scaricando sui punti più deboli del sistema i danni da espansione e sviluppo ‘drogati’. Il recupero ed il riassestamento (le “sicurezze”) saranno più difficili e complessi perché a differenza di allora non ci saranno insiemi di aree in grado di attutire colpi e contraccolpi. Le superficialità ‘culturali’ che venivano dette nei corsi di orientamento al lavoro sulla moltiplicazione infinita delle occupazioni flessibili e sulla conseguente brevità dei tempi di ricerca della occupazione successiva alla presente hanno cozzato con la cruda realtà di questi mesi.

« Al presente il problema, se possibile, si è ulteriormente complicato. Non soltanto l'economia crea nuovi posti di lavoro a un ritmo molto basso, ma è possibile che per un lungo periodo ne crei assai meno di quanti se ne stanno perdendo. E per accrescere la sicurezza dei milioni di individui che l'hanno già persa, o che temono di perderla tra breve, non basteranno né la ripresa - posto che questa arrivi nel 2010, o nel 2011, o ancora dopo - né un potenziamento dei cosiddetti ammortizzatori sociali. Sarebbero assolutamente necessarie politiche industriali realmente innovative rispetto ai modelli precedenti, che in altri paesi a partire dagli Stati Uniti, si cominciano a intravedere.

Ci vorrebbero inoltre interventi radicali di sostegno al reddito, quale sarebbe ad esempio un reddito di base o reddito di cittadinanza che sia, nonché una redistribuzione del lavoro disponibile che non abbia paura di quello che fu in passato uno slogan - lavorare meno per lavorare tutti - ma che potrebbe rivelarsi come una ricetta indispensabile per il prossimo futuro.»*

Ribadisce il presidente della Repubblica emerito, C.A. Ciampi:« Occupiamoci, per favore, del pane. Rendiamoci conto che la garanzia che l’autunno sarà meglio non ce la può dare nessuno, evitiamo di confondere la mente delle persone con problemi che non esistono. Gli italiani hanno bisogno di certezze sulla loro situazione economica personale, devono riprendere ad avere fiducia nel loro futuro, chiedono maggiori sicurezze. La realtà è che dubitano del fatto che non si può che andare meglio: si è data l’illusione che il punto di minima fosse stato toccato e si stesse rimbalzando verso il meglio, invece il dato della produzione industriale di giugno smentisce tutto ciò.»** « La dimensione e la durezza della crisi impongono al Paese unità e serietà, non consentono di abbassare più o meno furbescamente la qualità dei problemi di cui è fatta la vita e che ci immiseriscono. Ora, più che mai.»**


* Luciano Gallino su REPUBBLICA del 6 agosto 2009

** Carlo Azeglio Ciampi su IL MESSAGGERO del 7 agosto 2009

domenica 2 agosto 2009

• Puntello al presidenzialismo, Sconfitta per la partecipazione.

Estate: sosta di Agosto! È il momento più disattento. È il momento di ripetere nella sostanza politica una 'legge' che esalta la travolgente primazia della gestione sulla partecipazione democratica, di ogni livello. Una dura sconfitta per la democrazia rappresentativa, ma anche una sconfitta per la democrazia partecipativa; un puntello per il presidenzialismo. Non è solo un problema di preferenze, listini, o altro ancora! Ancora una volta si è in presenza di una marginalizzazione della speranza. Per di più, riferendomi al partito al quale aderisco, il PD, una decisione importante e caratterizzante mentre si è in prossimità del congresso, che dovrebbe dare un volto ben più delineato al partito ed al suo ruolo nella società. La legge regionale vigente aveva già contenuti e metodi poi in parte ripresi a livello nazionale dal famigerato ‘porcellum’ promosso dall’on. Calderoli, tanto criticato un po' da tutti. [ Leggi i contenuti contenuti della precedente legge]

Le maggiori novità della nuova legge elettorale, approvata il 31 luglio, sono queste: - riduzione del numero dei consiglieri regionali da 65 a 55; - soglia di sbarramento al 4% per l'ingresso in consiglio delle liste; - numero di assessori della giunta ridotto a 10; - incompatibilità tra il ruolo di assessore e consigliere; - listino regionale che permetta di presentare, in ogni circoscrizione, fino a cinque candidati fissi. In sostanza si è reso ancor più pesante il significato precedente, e si è posta attenzione a cambiamenti che consentissero un miglior controllo funzionale del sistema.La legge (con cui si voterà nella prossima primavera) è stata approvata nei giorni scorsi a maggioranza in Consiglio regionale, con i voti di Pd, Pdl, Ps e Alleanza federalista.

«Il presidente della Regione, Claudio Martini, ha commentato: "La nuova legge fissa un punto culturale importante, vale a dire la soglia del 4% che è unica. Questo per evitare che ci siano apparentamenti legati solo alla convenienza elettorale". Martini ha chiuso il dibattito, focalizzandosi su tre concetti: "Primo - ha detto - non è vero che con questa legge passeremo dal bipolarismo al bipartitismo, anzi avremo comunque almeno sei o sette liste, espressione di più partiti. Secondo: non c'è nessuna volontà di autosufficienza, la questione delle alleanze è essenzialmente politica e a partire da settembre ci lavoreremo. Terzo - ha concluso - sulle preferenze servono una meditazione e una cultura molto maggiori, e se nella prossima legislatura si affrontasse questo nodo, sarebbe un ulteriore grande contributo della Toscana alle riforme.» [Valdelsa,net]

Ma l’elettore quali spazi di scelta ha per eletti e programmi? Le primarie, previste con tanto di legge (anche se facoltative e non fatte decollare, anche nelle precedenti regionali) che fine fanno; chi e cosa riguardano?

Una riflessione 'vera' s'impone da parte di tutti, proprio perché siamo alla vigilia della stagione settembrina.