sabato 3 maggio 2008

• Disaffezione. Disincanto verso la politica. Per un vero dialogo tra le generazioni.

Sul CORRIERE DELLA SERA del 28 APRILE Gian Antonio Stella ha scritto un fondo significativo: «Dai bidelli agli onorevoli, un’Italia alla deriva, Privilegi intoccabili e tagli impossibili.» Ne porgo una breve sintesi ed un dialogo a distanza tra due amici. «Giorgio Napolitano ha ragione: «Coloro che fanno politica concretamente, a qualsiasi schieramento appartengano, devono compiere uno sforzo per comprendere le ragioni della disaffezione, del disincanto verso la politica e per gettare un ponte di comunicazione e di dialogo con le nuove generazioni ». Ma certo questa ricucitura tra il Palazzo e i cittadini, necessaria come l’ossigeno per interrompere la deriva, sarebbe più facile se i partiti avessero tutti insieme cambiato quell’emendamento indecente infilato nell’ultimo decreto «mille proroghe» varato il 23 febbraio 2006 dalla destra berlusconiana, ma apprezzato dalla sinistra. Emendamento in base al quale «in caso di scioglimento anticipato del Senato della Repubblica o della Camera dei Deputati il versamento delle quote annuali dei relativi rimborsi è comunque effettuato». Col risultato che nel 2008, 2009 e 2010 i soldi del finanziamento pubblico ai partiti per la legislatura defunta si sommeranno ai soldi del finanziamento pubblico del 2008, 2009 e 2010 previsto per la legislatura entrante. Così che l’Udeur di Clemente Mastella incasserà complessivamente 2 milioni e 699.701 euro anche se non si è neppure ripresentata alle elezioni. E con l’Udeur continueranno a batter cassa, come se fossero ancora in Parlamento, Rifondazione comunista (20 milioni e 731.171 euro), i Comunisti italiani (3 milioni e 565.470), i Verdi (3 milioni e 164.920). (...) E sarebbe più facile se i 300 milioni di euro incassati nel 2008 dai partiti sulla base della legge indecorosa che distribuisce ogni anno 50 milioni di rimborsi elettorali per le Regionali (anche quando non ci sono), più 50 per le Europee (anche quando non ci sono), più 50 per le Politiche alla Camera (anche quando non ci sono: quest’anno doppia razione) e più 50 per le Politiche al Senato (doppia razione) non fossero un’enormità in confronto ai contributi dati ai partiti negli altri Paesi occidentali. (...) Certo che ha ragione Napolitano, a mettere in guardia dai rischi dell’antipolitica. Ma cosa dicono i numeri? Che la legge attuale, che nessuno ha voluto cambiare, spinge i partiti a spendere sempre di più, di più, di più. Per la campagna elettorale del ’96 An investì un milione di euro e fu rimborsata con 4, in quella del 2006 ne investì 8 e ne ricevette 64. E così tutti gli altri, dai diessini ai forzisti. Con qualche caso limite come quello di Rifondazione: 2 milioni di spese dichiarate, 34 incassati. Rimborsi per il 2008? C’è da toccar ferro. (...) «Un fantastilione di triliardi di sonanti dollaroni». Ecco a parole cos’hanno tagliato, se vogliamo usare l’unità di misura di Paperon de’ Paperoni, dei costi della politica. A parole, però. Solo a parole. Nella realtà è andata infatti molto diversamente.» «Almeno una porcheria, i cittadini italiani si aspettavano che fosse spazzata via. Almeno quella. E cioè l’abissale differenza di trattamento riservata a chi regala soldi a un partito piuttosto che a un’organizzazione benefica senza fini di lucro. È mai possibile che una regalia al Popolo della Libertà o al Partito democratico, a Enrico Boselli o a Francesco Storace abbia diritto a sconti fiscali fino a 51 volte (cinquantuno!) più alti di una donazione ai bambini leucemici o alle vittime delle carestie africane? Bene: quella leggina infame, che avrebbe dovuto indignare Romano Prodi e Silvio Berlusconi e avrebbe potuto essere cambiata con un tratto di penna, è ancora là. »

  Mi ha scritto l’amico C., (taccio ogni altro riferimento perché non sono autorizzato a rivelarne il nome) e ne è venuto fuori uno scambio privato molto stimolante, credo, per tutti; certamente per me. Lo offro perché può esserci di aiuto all’approfondimento e - spero - contribuire alla costruzione di un qualche cosa. Come dicevano i miei vecchi: non possiamo aspettare che caschi il fico dall'albero!

C. «Bello e, purtroppo, amaramente stimolante l'articolo di Stella  sul finanziamento pubblico ai partiti. Oltre alla drammatica pesantezza finanziaria e morale della scelta (bipartisan ?) di erogare i contributi (rimborsi) elettorali (elevatissimi) delle elezioni del 2001 anche per il 2008, 2009, 2010 ( come se la legislatura non fosse finita prima della scadenza) sommandoli a quelli dovuti (a termini di legge) per gli stessi anni anche per le elezioni politiche del 2008 , c'è da fare una riflessione politica. I partiti, gonfiati dai contributi statali più alti d'Europa, somministrati, per di più, per i prossimi tre anni, anche in doppia razione, non solo non sono più capaci di suscitare la partecipazione dei cittadini, ma non ne hanno bisogno. In altri termini, sulla questione del finanziamento pubblico ai partiti, in misura dilatata, come in Italia, si finisce, forse involontariamente, per determinare un modello di fatto del partito politico moderno ben diverso da quelli di cui si parla nei dibattiti e ben diverso da quello che la gente vorrebbe. Un modello di partito-azienda, che incamera finanziamenti e occupa schiere di consulenti/collaboratori, che passa da una campagna elettorale all'altra e che non sa più che farsene dei militanti e della partecipazione, se non per la propaganda elettorale. Una istituzione parastatale, dipendente dal finanziamento statale e quindi indifferente alla rappresentanza, la cui crisi è, invece, il vero problema della politica italiana. Quando ci renderemo conto della necessità ed urgenza di discutere di questi temi, per cambiare qualcosa, invece di ripercorrere riti e dibattiti triti, scontati e inutili ? »

E. «Aggiungo a quanto tu hai detto che l'avere accettato, di fatto, le logiche ademocratiche ed apartecipative del partito 'manageriale' (troppo spesso senza alcun correttivo, con ciò favorendo la deriva autoritaria in atto da tempo) dimostrano quanto regresso abbiamo fatto in questi ultimi 20 anni. I problemi della gestione del potere prevaricano decisamente quelli della partecipazione e del coinvolgimento critico. Incertezze, incapacità ed impreparazione hanno condotto ad una situazione inaccettabile. Ma non è più sufficiente criticare e basta. Partiamo pure dai problemi di tutti i giorni e su quelli misuriamoci, ma assumiamo con decisione ed urgenza una revisione degli strumenti che sovrintendono alla formazione delle decisioni. I pochi giovani che stanno cercando affannosamente di darsi da fare non possono stare per troppo alla finestra senza logorarsi ed abbandonare, impoverendo ulteriormente il quadro complessivo. »

C. «Concordo con la tua diagnosi e le tue preoccupazioni. E' tempo di  assumere  iniziative innovative e responsabili.  I percorsi per costruire il futuro vanno inventati con coraggio e fantasia. Come diceva  un grande poeta  sudamericano : è camminando che si fa la strada.»


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