mercoledì 27 agosto 2008

• Da cristiani in politica. Fare del nostro meglio per SERVIRE.

L'impegno alla coerenza per ogni atto che compiamo, la capacità e la possibilità di trarre conseguenze e progetti dai valori che comunque ci avvolgono sono un problema di sempre. Ciascuno di noi, piccolo tra piccoli, è chiamato a 'coltivare' e 'custodire' attivamente il Creato, di cui è parte, insieme ai compagni di viaggio. Lo sforzo, talvolta, è titanico, ma ce la deve mettere tutta. Deve fare del suo meglio per servire, per riprendere le parole di BP. Si è cioè consapevoli delle nostre fragilità, ma abbiamo l'impegno a farvi fronte ed a non farci travolgere - personalmente e comunitariamente.
Su FAMIGLIA CRISTIANA ONLINE n. 35, nella rubrica COLLOQUI COL PADRE di D.A. ha ricordato ancora una volta il nostro ruolo di uomini e donne che da cristiani vogliono operare nella e per la Comunità: far politica. È stata offerta la riflessione sotto trascritta - e da me condivisa - al messaggio di un lettore che richiamava fenomeni, distonie e urgenza di coerenze nei comportamenti e nei progetti proclamati e/o attuati . Si intitola: LA CHIESA NON È "CAPPELLANA".
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«I cattolici, impegnati in politica, si trovano ormai in quasi tutti i partiti. Anche se divisi e sparpagliati, non possono non trovarsi uniti nella condivisione e promozione dei valori morali e sociali che hanno, nella persona, nella sua dignità e nei suoi diritti, il punto di partenza e di arrivo: così, l’uguaglianza di tutti gli esseri umani; la giustizia e l’amore che sono alla base di ogni convivenza civile, dalla più piccola (famiglia) alla più grande (nazione, Europa, mondo); la libertà come esercizio di responsabilità; l’autorità come servizio al bene comune, e non a interessi di parte; la solidarietà (anche economica), con la giusta ed equa distribuzione dei beni.
Sui valori non si dà pluralismo, indifferenza o disimpegno. La diversità riguarda, invece, i mezzi (in questo caso, i partiti e gli schieramenti), che sono più o meno affidabili nel perseguire, al meglio, tali valori. La valutazione può essere diversa, a patto che si sappia metterla in discussione, e non darla per giusta una volta per tutte. Inoltre, far parte di uno schieramento politico, piuttosto che d’un altro, non porta ad approvare tutte le scelte solo per "disciplina di partito".
Altro discorso, invece, è il ruolo del magistero della Chiesa in campo sociale. La funzione del Papa e dei vescovi non può essere altra che quella del Vangelo (e dei valori che ne derivano), cioè una funzione profetica. E, quindi, necessariamente critica, nel senso di discernimento, educazione del giudizio, orientamento dell’azione. La Chiesa non è "cappellana" di nessun partito o schieramento. È nel suo diritto e nel suo mandato contrastare la realtà sociale, ogni volta che si lede la dignità dell’essere umano. Di ogni essere umano. In questa prospettiva, la sua posizione sugli immigrati non è ingerenza nella politica del Governo, qualunque esso sia. Non si possono leggere i suoi interventi, chiari e autorevoli, come un andare a favore o contro chi governa. Se ne sminuisce la funzione. Ma i cattolici conoscono la dottrina sociale della Chiesa? Ne fanno oggetto di riflessione e di guida per l’azione politica?
Il vero problema è la formazione a una autentica coscienza sociale. La Chiesa non dà indicazioni di voto, ma richiama i valori sui quali i cattolici non possono non trovarsi uniti, anche contro il programma del proprio schieramento.
Né si possono selezionare ad arte gli interventi del Papa o dei vescovi: essere d’accordo quando parlano di pace («sempre possibile, e della guerra sempre da evitare»), e poi, indifferenti, quando parlano del rispetto che si deve alla vita umana, dal principio al termine naturale.
Vale anche l’inverso: farsi paladini, quando Papa e vescovi parlano di famiglia e vita, e poi non seguirli, quando parlano di giustizia sociale, ecologia, diritti dei migranti, rispetto dei rom...
Ci vuole coerenza. Che non sempre hanno i cristiani impegnati in politica (vale per ogni schieramento). Ci si chiede: come possono essere difensori credibili della famiglia, se sono divorziati o pluri-risposati? Al riguardo, faccio mie le parole del cardinale Scola contro la doppia morale: «In questo campo il nemico numero uno si chiama moralismo, cioè la pretesa di giudicare la verità d’una proposta a partire dalla debolezza e dalla fragilità di chi la formula, ergendosi a giudici. Ma avere misericordia verso la fragilità, non significa creare una separazione radicale tra "vizi privati" e "pubbliche virtù"». O anche la felice espressione del cardinale Tettamanzi: «È meglio essere cristiano senza dirlo, che proclamarlo senza esserlo».

martedì 26 agosto 2008

• URGENTE la mobilitazione della opinione pubblica.ORISSA: suora bruciata viva da estremisti indù; un'altra stuprata

ASIA NEWS - lunedì 25/08/2008 15:54
di Nirmala Carvalho
Bubaneshwar (AsiaNews) - Una suora cattolica è stata bruciata viva da gruppi di fondamentalisti indù nel distretto di Bargarh (Orissa), che hanno assalito l'orfanotrofio di cui era responsabile. Lo ha confermato il sovrintendente della polizia Ashok Biswall . Un sacerdote che era presente nell'orfanotrofio è rimasto gravemente ferito ed è ora all'ospedale con profonde ustioni. Un'altra suora ,del Centro sociale di Bubaneshwar è stata stuprata da gruppi di estremisti indù prima di dar fuoco a tutto l'edificio. La lista delle violenze contro i cristiani si allunga. Fonti di AsiaNews affermano che una sacerdote è stato ferito; altri due sacerdoti sono stati rapiti.
Da due giorni lo stato dell'Orissa (nord- est dell'India)è scosso da violenze seguite all'uccisione di un leader radicale indù, Swami Laxanananda Saraswati. Chiese, centri sociali, centri pastorali, conventi e orfanotrofi sono stati assaliti ieri e oggi al grido di "Uccidete i cristiani e distruggete le loro istituzioni".
La tensione in tutto lo Stato è altissima. Il Vhp (Vishwa Hindu Parishad) ha lanciato per oggi e domani delle dimostrazioni. Già oggi gruppi di fanatici indù del Vhp e della Sangh Parivar hanno bloccato strade e villaggi, lanciando i propri gruppi alla razzia e alla violenza.
Secondo informazioni dirette, il Centro sociale dell’arcidiocesi è stato assalito e bruciato. Prima della distruzione, gli incendiari hanno stuprato sr. Meena, una suora che lavorava nel Centro. Anche il Centro pastorale, che era scampato alle distruzioni del dicembre scorso, è totalmente distrutto.. P. Thomas, il responsabile è all’ospedale con gravissime ferite alla testa.
Il p. Ajay Singh ha detto ad AsiaNews che vi sono notizie di una suora arsa viva in un orfanotrofio nel distretto di Bargarh, dove era responsabile
Anche le suore di Madre Teresa sono state attaccate da un gruppo di militanti indù che hanno lanciato pietre su di loro, ferendone una in modo grave.
Tutte le istituzioni cristiane sono in pericolo perché folle di radicali indù girano per le vie, rompono le porte e le finestre e talvolta assaltano le case cristiane. Diversi sacerdoti e suore sono in fuga.
Militanti indù hanno anche assalito con pietre l’arcivescovado di Bubaneshwar, ma non hanno osato entrare data la presenza della polizia.
La chiesa e la casa parrocchiale di Phulbani sono state attaccate e bruciate. Tutti i sacerdoti hanno dovuto fuggire rifugiandosi nelle case dei fedeli.
L’ostello dei giovani che studiano a Phulbani è stato bruciato. Alcune missionarie della Carità radunate per un corso di studi sanitari a Brahamanigoan, sono state bloccate per ore nel villaggio. Le suore hanno lasciato il convento e hanno trovato rifugio in alcune scuole.

mercoledì 20 agosto 2008

• Il bastone tramonta. Ora è tempo di carota

Scrive Sansa su LA STAMPA del 20 agosto: “Una pagella ogni anno. E chi non prende almeno sette può dire addio all'incentivo. Non siamo in un liceo, ma al comune di Genova. Qui, come in altre grandi città, dopo una trattativa tra amministrazione e sindacati il sistema dei premi ai più bravi è diventato realtà. «Chi si impegna può intascare fino a 3.200 euro lordi l'anno», spiega il segretario generale Maria Angela Danzì. Non un tesoro, forse, ma l'equivalente di una quattordicesima. Certo, poi bisognerà vedere che cosa accade all'atto pratico. Le prime valutazioni sono attese per settembre e c'è chi teme una soluzione all'italiana: bei voti e premi per tutti.” Ed aggiunge: “Una cosa, però, è sicura: ci saranno valutazioni ogni dodici mesi. Con voti e materie, proprio come a scuola. I dipendenti delle fasce più basse dovranno rispondere a voci come puntualità, assiduità, collaborazione. I dirigenti saranno valutati anche per i rapporti con i sottoposti. In principio c'era stata la primavera del bastone, con il ministro Renato Brunetta che ha ingaggiato una lotta ai fannulloni. Ma in fondo il fenomeno è stato planetario, seppur diverso a ogni latitudine. Così nel Sud della Cina, nello Shenzhen, un'azienda ha vietato ai dipendenti fannulloni di parlare per non sottrarre tempo al lavoro. I trasgressori devono lavorare tre giorni con una mascherina sulla faccia. Silenzio.”
Niente di nuovo sotto il sole!
Quando entrai a lavorare, in primavera vedevo - io novellino - una strana eccitazione tra i miei colleghi (una trentina): a chi sarebbe toccato il premio annuale? Gli anni successivi, stessa musica: alcuni chiamati in direzione con consegna della 'busta premio', altri semplicemente in ascolto di reprimende o promesse accattivanti. Per i più lo stipendio contrattuale con un po' di amarezza per l'esclusione. Il buon papà (direttore o capufficio che fosse! A volte il direttore generale del personale, nientemeno!) aveva creato le premesse per il nuovo periodo lavorativo. Alle 16 uno di noi sarebbe andato - come ogni giorno - nella stanza dell'archivio a preparare una tazza di tè incolore che tutti avrebbero bevuto, 'golosi'.(Naturalmente il tè era stato comprato con una piccola tassa mensile fuori busta!). Un premio annuale che avrebbe avuto importanti sviluppi, come il premio antisciopero degli anni '70! Quanto scandalo quando Giancarlo, io ed altri amici e colleghi prendemmo, in un certo anno, quelle buste (peraltro consistenti) e le deponemmo platealmente nella cassetta della San Vincenzo de' Paoli. Fu l'avvio del nostro 'premio di produttività' contrattato, commisurato a parametri che puntavano veramente a misurare la professionalità e la voglia di impegnarsi! Altri tempi? Qualcuno poi volle omologare quei 'premi' all'incultura salariale, confondendo qualità e quantità!
A Brunetta (ed agli odierni 'meritocratici') lo avranno raccontato i suoi ex compagni del partito socialista che in molti, cattolici o marxisti (più o meno allineati a questo o quello), combattemmo per eliminare quegli incontri annuali in direzione, convinti che il punctum dolens di ogni organizzazione non sono le ruote ma chi le guida. La loro capacità di essere leader e di essere preparati nella loro funzione.
Ma non deve avere mai incontrato il suo ex compagno di partito Gino Giugni, insegnante di noi giovani sindacalisti, al Centro studi della Cisl. Se ci avesse parlato o lo avesse ascoltato non credo che avrebbe dato un potere senza controllo - di fatto - alle dirigenze pubbliche (facendo un salto all'indietro nella organizzazione del lavoro) e invitato al servilismo i dipendenti pubblici (che peraltro non sono degli stinchi di santo!). A meno che le nuove contrattazioni abbiano scoperto nuove salvaguardie ed equilibri contrattuali. Cosa tutta da scoprire.
Ma forse l'età mi fa essere troppo preoccupato e non mi fa avvertire che il quadro non sfugge di mano a chi lo sta determinando. Non posso non rilevare, però, che quando i 'politici' hanno messo mano diretta su questi processi hanno sempre determinato - in Italia ed all'estero - danni socio-relazionali assai gravi per la democrazia. Ho ancora una volta fiducia nel sindacato e nella professionalità dei contrattisti, ma sono le premesse etiche che mi preoccupano.

sabato 16 agosto 2008

• Con OGM verso disastro ambientale ?

Il quadro ambientale si presenta sempre più grave e drammatico. Stando ai giornali, si innestano processi al buio con conseguenze imprevedibili e - spesso - incontrollate ed incontrollabili. I centri di potere (piccoli e grandi) che governano il mondo degli affari e,soprattutto, della finanza - determinando o condizionando pesantemente spesso anche gli assetti istituzionali di Paesi e continenti - si comportano come il Re Mida della mitologia classica.
Il servizio di Carolina Stupino per l'agenzia ANSA, ripreso poi da altre importanti testate mediatiche, lo evidenzia con chiarezza nel riferire in data 13 agosto u.s. della posizione di Carlo d'Inghilterra.
Non posso che aderire, senza riserve, al nuovo appello di batterci per la salvaguardia ambientale. Non è un atto di natura ideologica anti-OGM, non un atto pregiudiziale. Già nell'ottobre del 2003 ci fu una simile richiesta attraverso il giornale inglese 'The Independent' «Ogm: ambiente, l'impatto sulla biodiversità e' negativo» ed altri ne abbiamo letti negli anni. Il tempo residuo per riassumere il controllo della situazione è sempre più scarso.

La Chiesa cattolica italiana dedica il prossimo 1 Settembre alla "Salvaguardia del Creato". Mi auguro che le diocesi ed i loro uffici per i problemi sociali ed il lavoro, le parrocchie e le associazioni ecclesiali si impegnino a fondo perché il momento e la situazione non passino in sottordine.
Ma ecco, qui di seguito, il testo della Stupino:
«LONDRA - Date il via libera alla diffusione degli Ogm e tra qualche tempo vi troverete a dover affrontare la la più grande catastrofe ambientale mai conosciuta dall'uomo: é questo il monito senza mezzi termini lanciato sulle pagine del Daily Telegraph dal principe Carlo, secondo il quale le multinazionali stanno conducendo "un gigantesco esperimento sia sulla natura che sull'umanità intera, che sta andando terribilmente storto", dando origine ad una serie di problemi globali, primi fra tutti i cambiamenti climatici.
Il principe di Galles, celebre per il suo impegno a favore dell'ambiente e dell'agricoltura biologica, ha dichiarato di temere anche lui una possibile crisi alimentare, ma che secondo lui affidarsi a queste "enormi aziende" non è la risposta giusta al problema. "Sarebbe la distruzione assoluta di tutto, la classica maniera di far sì che in futuro resteremo senza cibo. Dovremmo discutere di sicurezza del cibo, non della produzione del cibo", ha affermato l'erede al trono britannico, aggiungendo: "Questo è quel che conta, e quel che la gente non capisce. E se pensano che funzionerà perché si inventeranno una cosa geneticamente modificata dopo l'altra, io non voglio saperne, perché sarà garantito che avremo il più grande disastro ecologico di tutti i tempi". Carlo ha poi portato l'esempio dell'India, dove nella regione del Punjab vi sono ora una serie di problemi legati alla mancanza d'acqua e alla contaminazione da pesticidi perché le coltivazioni Ogm che sono state introdotte nella zona necessitano grandi quantità d'acqua e non sono in grado di resistere ai parassiti autoctoni. Secondo il principe quanto accaduto in India dovrebbe aver insegnato agli scienziati a lavorare con la natura, non contro di essa. "Se si va avanti senza l'assistenza della natura si dà origine a problemi imprevedibili che possono essere molto costosi e difficili da risolvere", ha detto Carlo.
I suoi commenti promettono di infiammare nuovamente il dibattito sulla diffusione degli organismi geneticamente modificati in Gran Bretagna, in un momento in cui, a causa dell'aumento dei prezzi del cibo, gli Ogm potrebbero contare su un maggiore sostegno. Dal 2000 il governo di Londra ha dato il via libera alla coltivazione, unicamente a livello sperimentale, di 54 colture Ogm. Da allora non sono mancate le proteste e le polemiche: proprio due settimane fa un'equipe di ricercatori sugli Ogm ha chiesto al governo maggiore protezione per le coltivazioni sperimentali dopo che un gruppo di manifestanti ha distrutto una delle due piantagioni alle quali il ministero dell'agricoltura aveva dato il via libera per quest'anno. »

venerdì 15 agosto 2008

• Vuoto lasciato dai cattolici democratici?

La polemica di questi giorni aperta dall'editoriale di Famiglia Cristiana richiede una seria riflessione. Ne abbiamo inserito il testo a commento dell'articolo "In Italia la povertà colpisce sempre più i minori". Nell'articolo che segue questo breve appunto, Garelli questo cerca di fare col suo stile asciutto ed intelligente. Non sono, però, del tutto d'accordo con lui quando parla di indebolita capacità progettuale dei cattolici - che guardano con maggiore attenzione ai fenomeni e flussi presenti nella Comunità, con particolare attenzione alle priorità che coinvolge chi sta peggio in termini di conoscenze, sopravvivenza e capacità di partecipazione. Sono convinto che il populismo all'italiana, che ci avvolge, ha come effetto di indebolire fortemente la capacità progettuale di tutti - ed anche di quella dei cattolici che da sempre hanno un riferimento chiave nella partecipazione; gravemente limitata da tutte le attuali formazioni politico-partitiche in campo e fortemente condizionata per sollecitazione unilaterale da chi usa anche mediaticamente lo strumento potere a proprio esclusivo vantaggio e da chi assume come valore assoluto i propri egoismi ed i propri inciampi del momento. Articoli come quello di Famiglia Cristiana sono boccate d'ossigeno (qualcuno dice: uno schiaffo a mano aperta per i cristiani impegnati in politica!) e possono diventare una spinta per una ricerca condivisa del futuro degna di una Comunità. In essa nessun uomo e nessuna donna possono essere strumento di questo o di quello, vassallo o valvassore d'occasione ma rendere disponibili a tutti - nessuno escluso - le stesse opportunità, possibilità e capacità di partecipare e promuovere il progetto di amore - che comunque il cristiano persegue. Una cosa è certa: non possiamo continuare ad osservare e 'pensierosi' assistere; significherebbe rinunciare al nostro ruolo di cristiani impegnati nella Comunità, come ricorda il Compendio della Dottrina Sociale della Chiesa. Questo significa 'pestare i calli' a questo o quello? Per la miseria: pestiamoli!
Ettore
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Nel grande vuoto lasciato dai cattolici democratici
di FRANCO GARELLI (venerdì 15 agosto 2008)
E’ un ferragosto di fuoco quello che sta vivendo Famiglia Cristiana, il celebre settimanale dei Paolini oggi al centro di varie tensioni. Anzitutto lo scontro col governo in carica, che si è offeso per l’ultimo editoriale della rivista che paventa la nascita in Italia di un fascismo «sotto altre forme». E di riflesso a questa vicenda, la netta presa di distanza del Vaticano dai commenti «politici» di Famiglia Cristiana, giudicata come una testata importante della realtà cattolica, ma che non esprime «né la linea della Santa Sede né quella della Conferenza episcopale italiana».
Singolare dichiarazione quest’ultima, sia perché la direzione della rivista non si è mai sognata di parlare a nome dei vertici della chiesa (italiana e no), sia perché è evidente l’intento del Vaticano di non creare zone d’ombra tra il mondo cattolico e l’attuale governo italiano, anche a costo di mettere la sordina a qualche sua realtà autorevole. La Santa Sede, in altri termini, non vuol rovinare il rapporto con un esecutivo (e un’area politica) che considera attenti ai valori e agli interessi dei cattolici, in grado - molto più del precedente governo di centro-sinistra - di promuovere una politica che tuteli quei pilastri sociali (famiglia, vita, scuola libera, educazione, ecc.) che a suo dire maggiormente rispecchiano la visione cristiana della realtà.
Non è che Famiglia Cristiana metta in discussione questi valori di fondo, anche se da tempo ha scelto la politica delle mani libere, promuovendo un’informazione sui fatti di casa nostra che non fa sconti a nessuno, che non si lega per partito preso a qualche forza politica, attenta a verificare di volta in volta la congruenza tra dichiarazioni e scelte concrete, tra fatti e intenzioni.
Con questo cambio di pelle (relativamente recente), Famiglia Cristiana ha accentuato la sua presenza critica nella realtà italiana, passando da «pacioso» settimanale delle parrocchie a rivista di impegno civico di rilievo, che sta sulla breccia delle questioni emergenti; e ciò pur continuando a essere una testata che diffonde informazione e cultura religiosa, attenta al lato umano e spirituale dell’esistenza.
Questa trasformazione sembra dovuta a due ragioni di fondo. Anzitutto l’esigenza di meglio collocarsi nel mondo della comunicazione, superando l’immagine di rivista per tutte le stagioni che era la Famiglia Cristiana del passato, quando il mondo cattolico era una realtà molto solida e poco differenziata. Nell’epoca del pluralismo, nessuna grande istituzione (quindi anche nessuna realtà comunicativa) può sopravvivere senza operare delle scelte precise, senza optare per un pubblico particolare di riferimento.
Un altro fattore che può aver spinto Famiglia Cristiana a interessarsi maggiormente delle questioni sociali e politiche emergenti è l’attuale debolezza del cattolicesimo politico, il fatto che esso è ormai ridotto a una minoranza con poca risonanza pubblica. Al tempo in cui la Democrazia cristiana rappresentava gli orientamenti dei cattolici nella società italiana, Famiglia Cristiana era il collante comunicativo di un mondo cattolico perlopiù politicamente allineato. Oggi, invece, nella stagione dell’Italia bipolare, i cattolici sembrano relegati ad un ruolo comprimario sulla scena politica; e ciò sia che il governo sia targato centro-sinistra (come quello diretto da Prodi nella passata legislatura) o sia espressione del centro-destra (come quello attuale di Berlusconi). In entrambi i casi prevalgono esecutivi in cui (al di là di dichiarazioni formali) i cattolici sembrano avere poco peso e possibilità progettuale. In questo quadro, dunque, Famiglia Cristiana tende ad occupare uno spazio lasciato vuoto dalla politica «cattolica», dando voce ad istanze inascoltate, richiamando i governi ad una soluzione ai problemi che rifletta anche una visione solidale della realtà.
Si può dire, come qualcuno ha sostenuto, che Famiglia Cristiana sia l'ultima espressione del cattocomunismo italiano, il gruppo editoriale che non si piega alla deriva a destra del Paese? Credo che il taglio socialmente aperto della rivista sia evidente, nel senso che Famiglia Cristiana rappresenta la punta comunicativa di quel cattolicesimo di impegno sociale che è una delle più grandi realtà della tradizione cattolica italiana. Ma detto questo, la rivista non sembra tirare in una sola direzione e applica lo stesso metro alle varie forze politiche e ai diversi governi. Ieri ha bacchettato Prodi sulla questione dei Dico e Veltroni sull’apertura del Pd ai radicali. Oggi è critica verso Berlusconi quando accusa i pm di essere sovversivi o quando la sua maggioranza sembra compiere scelte populiste sulla questione sicurezza.
In un tempo di grandi silenzi e allineamenti (che coinvolgono anche il mondo cattolico), c’è una forza d'animo in queste prese di posizioni da non sottovalutare, che ha i suoi costi sociali ma che è foriera di una presenza sociale più partecipe e riflessiva.

giovedì 7 agosto 2008

• In Italia la povertà colpisce sempre più i minori

©L'Osservatore Romano - 7 agosto 2008
Allarme del presidente della Federazione salesiani per il sociale
di Alessandro Trentin
La povertà in Italia colpisce sempre più i minori: il ventiquattro per cent0 si trova in situazioni di estremo disagio. A rilevarlo è il presidente della Federazione italiana Salesiani per il sociale (Scs), don Domenico Ricca, che in un recente intervento ha chiesto "politiche più coordinate e mirate per i giovani, minacciati da nuove forme di povertà e discriminazione".
Ad allargare la fascia del disagio è in particolare l'abbandono scolastico: novecentomila minori non frequentano le scuole.
La scarsità o l'assenza di protezione sociale e l'accesso limitato alle cure mediche sono, inoltre, gli altri fattori che influiscono negativamente sulle nuove generazioni. I "nuovi poveri", cioè i minori - spiega don Ricca - non sono solo legati agli alti e bassi del trend produttivo: la loro povertà oggi è anche marginalità sociale. Alla precarietà economica si aggiungono, infatti, condizioni di inferiorità culturale, difficoltà familiari e marginalità urbanistica: quartieri ghetto, baraccopoli periferiche, campi prefabbricati, insediamenti di edilizia popolare separati nettamente dal restante tessuto urbano.
I piccoli, che non hanno le risorse materiali e spirituali per sopravvivere, vengono privati della possibilità di soddisfare i diritti, di realizzare il proprio potenziale, di svilupparsi e crescere. La povertà e l'esclusione sono peraltro tra le cause determinanti dello sfruttamento dei minori, soprattutto nelle regioni del sud Italia.
Sono sempre i bambini - ribadisce - a fare le spese del comportamento dei più grandi: non solo sono sfruttati, dimenticati dalle famiglie di appartenenza ma - evidenzia - oggi sono anche "attaccati", respinti dal resto della società.
È la deriva di un modo di pensare che vuol risolvere i problemi affrontando a muso duro quelli che sono considerati i "noccioli" delle questioni, senza voler considerare altre tipologie di approccio di tipo culturale, preventivo, educativo. Il presidente della Scs osserva che "tali problematiche coinvolgono soprattutto nomadi e stranieri, condannati a una sostanziale esclusione sociale".
Gli interventi poi, là dove vengono attuati, sono caratterizzati dalla frammentarietà ed eterogeneità delle politiche locali, mancando un significativo raccordo con le programmazioni nazionali nell'ambito delle scuola e della tutela della salute. La federazione auspica un intervento che si concretizzi in una figura istituzionale di tutela dei minori. "Da parte di associazioni ed enti - afferma don Ricca - c'è la richiesta di un garante nazionale per l'infanzia e l'adolescenza che assicuri ai minori i loro diritti. Sembra assurdo - sottolinea - che ci sia bisogno di tale figura nelle nostra modernissima società il cui grado di evoluzione sociale dovrebbe essere pari a qualle tecnologica. Eppure i nostri dati parlano chiaro: nella nostra affannosa corsa lasciamo indietro qualcuno".

lunedì 4 agosto 2008

• Convegno nazionale su GIOVANI E LAVORO - 13/15 ottobre - Roma

Informiamo che dal 13 al 15 ottobre 2008, preso il Centro convegni della CEI a Roma gli Uffici per i problemi sociali ed il lavoro sono chiamati dalla loro struttura nazionale a riflettere suI tema "Giovani e Lavoro" con uno "sguardo educativo" ponendo al centro la vita concreta narrata dai giovani stessi, per leggerla in relazione all'esperienza del lavoro e della formazione.
Il convegno si propone anche di portare un contributo di riflessione nel terzo anno dell'Agorà dei giovani promosso dalla Chiesa italiana.
Il convegno è strutturato in quattro sessioni: lo sguardo sociologico, lo sguardo biblico-teotogico, lo sguardo formativo, lo sguardo pastorale.
Nell'ultima sessione, la più delicata ma anche la più progettuale, si cercherà di rileggere in chiave di azione pastorale i molti stimoli che i qualificati relatori avranno offerto.
Il convegno annuale sarà l'occasione, oltre che per riflettere, anche per incontrarsi e per condividere, rafforzare e rinvigorire la comune passione per l'evangelizzazione del sociale.
Il convegno è aperto anche ai responsabili del Servizio Nazionale per la Pastorale Giovanite e ai responsabili dell'Ufficio Nazionale per l'Educazione, la Scuola e l'Università.

STRUTTURA DEL CONVEGNO
Obiettivo: promuovere uno "sguardo educativo" sulle giovani donne e i giovani uomini in relazione all'esperienza del lavoro e della formazione.
È importante per l'intera comunità dei credenti "ri-conoscere" le diverse condizioni dei giovani. Ri-conoscere sia nel senso di conoscere ancora una volta, sia nel senso di conoscere con occhi nuovi.
ln questa prospettiva, ponendo al centro dei lavori la vita concreta narrata dai giovani stessi, sarà importante far convergere i diversi sguardi che provengono sia dagli "esperti del sapere", sia dagli "esperti del fare". Lo "sguardo degli uomini" sarà illuminato dallo sguardo degli "occhi di Dio", attraverso un approfondimento biblico e teologico.
PROGRAMMA
Introduzione da parte di mons. Paolo Tarchi
• Ri-conoscere i giovani e aver cura di loro (prof. lvo Lizzola Facotti di Scienze della Formazione, Università di Bergamo)
Come cambia il modo del lavoro
(Dialogo tra responsabili delle associazioni giovanili [Acli, CdO,Coldiretti, Confartigianato, Gioc, Mcl,Ucid]
Discussant: prof. Cesare Kaneklin docente di Psicologia, Università Cattolica di Milano)
Uno sguardo sociologico
• Due testimonianze di giovani
• Giovani e lavoro: tra mobilità, flessibilità, opportunità, precarietà
(prof. Maurizio Ambrosini docente di sociologia Università di Milano)
• Lo sguardo delle imprese e del sindacato
(prof. Stefano Colli Lanzi VicePresidente Assolavoro
dott. Francesco Mantovani direttore Formazione e Sviluppo, Risorse Umane, Finmeccanica
dott. Giorgio Santini segretario confederale detta Cisl)
• La vita buona nella società attiva. Lo sguardo del Ministero del Lavoro
• Uno sguardo biblico, filosofico e teologico
Il lavoro e la festa nella formazione della personalità.
Sguardo biblico
(don Andrea Andreozzi biblista presso l'lstituto Teologico Marchigiano
Sguardo filosofico
(prof. Franco Riva docente di etica sociale presso Università Cattolica di Milano)
Sguardo teologico
(don Cesare Pagazzi, docente di teologia sistematica - Diocesi di Lodi)
• Uno sguardo formativo
• Università e mondo del lavoro
[prof. Andrea Cammelli docente università di Bologna, presidente Alma Laurea
dott.ssa Laura Mengoni responsabile Formazione, Scuola, Università e Ricerca, Assolombarda
dott. Antonello Masia Dir. Gen.le per l'Università del Ministero dell'Università e della Ricerca( MiUR)]
• La formazione professionale, la formazione permanente, la professionalità
[prof. Michele Colasanto presidente di FORMA
dott. Claudio Gagliardi, direttore Centro Studi Unioncamere]
• Uno sguardo Pastorale
• Uno sguardo che viene da lontano (orientamento, accompagnamento, pastorale d'ambiente nei documenti della Chiesa italiana).
• S.E.Mons. Arrigo Miglio, vescovo d'lvrea, presidente della Commissione Episcopale per i Problemi Sociali e il Lavoro, la Giustizia e la Pace
• Percorsi educativi: laboratori di progettazione
• Un'alleanza per uno sguardo educativo
Un primo confronto tra soggetti della pastorale (associazione, parrocchie, oratori, pastorale giovanile, pastorale universitaria.. .) su "giovani e lavoro"
Conclusioni di mons. Paolo Tarchi

• Cristiani per l'ambiente. 13 settembre 2008 - Napoli

Nell'altro mio blog "MAI DIRE ORMAI!" ho inserito tutti gli elementi conoscitivi in preparazione della GIORNATA nazionale PER LA SALVAGUARDIA DEL CREATO (1 settembre 2008). Qualcosellina, anche dalle nostre parti, nei tre anni precedenti abbiamo potuto registrare. Siamo tutti pronti (credo) per ulteriori condivisioni tenendo anche conto della linea pastorale diocesana.
In tale ambito informo che la Commissione Episcopale per i problemi sociali e il lavoro, la giustizia e la pace e la Commissione Episcopale per l'ecumenismo e il dialogo della Conferenza Episcopale Italiana organizzano a Napoli un incontro nazionale dedicato ai temi della salvaguardia del Creato.
Il programma dell'incontro, che si svolgerà sabato 13 settembre p.v., prevede alla
mattina un convegno a Villa Pignatelli, a cui interverranno studiosi e esponenti delle
Chiese per discutere su "Una nuova sobrietà per abitare la terra", al pomeriggio una preghiera ecumenica in Duomo, presieduta da S. Em. il Card. Crescenzio Sepe, arcivescovo di Napoli, e si concluderà con uno spettacolo teatrale al Teatro Trianon Viviani.
La scelta di Napoli per un'iniziativa sui temi dell'ambiente credo non abbia bisogno
di commenti. Il vescovo di Ivrea S.E. mons. Arrigo Miglio precisa : «È nostra intenzione non tanto fare l'ennesima denuncia" ma indicare piuttosto valori e pratiche che consentano di restituire a una città straordinaria la sua bellezza. In questo senso, Napoli è un caso emblematico di una realtà più vasta, che abbraccia tutto il nostro Paese.»
Sono convinto che tutti seguiremo attraverso la stampa questo momento assolutamente importante sia per l'opportunità di accostamento ad una 'capitale' eccezionale (Napoli) sia per la qualità dei relatori e l'impegno di approfondimento anche dottrinale.