martedì 20 maggio 2008

• La mappa del voto e il ruolo del sindacato

CONQUISTE DEL LAVORO - martedì 20 maggio 2008

Firenze (dal nostro inviato). ”Un conto è votare, un altro è fare sindacato”. Lo tsunami elettorale che ha cambiato la faccia al Parlamento italiano investe anche i temi cari al mondo della rappresentanza e delle tutele di lavoratori e pensionati ma con ”i dovuti distinguo”. L’Italia è un paese profondamente ”ferito” dall’aumento del costo della vita, dai salari bloccati e da un clima di insicurezza che è ormai trasversale alla maggior parte della società. Dalle urne è uscito un responso netto: oltre 3 milioni di voti sono stati persi dal centrosinistra, l’operato del Governo Prodi è stato rimosso e il centrodestra ha guadagnato su tutto il territorio grazie alla staffetta

della Lega al nord e del Pdl e dell’Mpa al sud.

Un risultato storico per il Pdl. Una fotografia netta che ha cambiato la geografia del Paese e che interessa un grande sindacato come la Cisl sia in termini di prospettive sia di risposte al disagio e al malessere che impiegati, operai, lavoratori autonomi, artigiani e imprenditori hanno espresso. Se ne è parlato nella prima giornata dell’Esecutivo ospitato dal Centro studi in occasione della presentazione di una ricerca sui flussi elettorali realizzata dal professor Paolo Feltrin. ”Quello che è successo non è di poco conto, un simile risultato si ebbe solo nel passaggio elettorale del dopoguerra e nella seconda metà degli anni Settanta: 4,5 milioni

 di voti è stata la differenza tra Pdl e Pd e se pensate che, nel 2006, Prodi vinse solo per 25 mila voti le conclusioni sono chiarissime”.

Diversi i nodi che hanno fatto la differenza per il governo del centrosinistra:

lo scarto minimo di voti, l’indulto e le misure delle leggi finanziarie. Il primo, ad esempio, è la risposta al quesito su quale ministro, nei due diversi governi di centrodestra e centrosinistra, fosse stato il migliore. Ebbene, all’Interno, solo Amato bene come Pisanu; alle Infrastrutture, solo Di Pietro meglio di Lunardi. ”Se a questa opinione aggiungete il fatto fondamentale

che hanno vinto le elezioni coloro che hanno saputo dare migliori speranze ai temi legati alla sicurezza e all’immigrazione, all’aumento del costo della vita, a quello della benzina, all’emergenza rifiuti e all’indignazione per i costi della politica, il risultato si spiega da solo”, ha aggiunto Feltrin.

Dalla ricerca emergono con chiarezza anche altri aspetti. Innanzitutto che la Sinistra Arcobaleno perde di colpo 2,8 milioni di voti: una parte sono andati in soccorso al Pd ma il resto è dato da astensionismo e fiducia alla Lega. Il Pd si consolida dove era forte il Pci ed è soprattutto nel Lazio, Campania, Sardegna, Puglia e Calabria che Berlusconi ha vinto le elezioni. Ma in tutta questa rivoluzione politica come ha votato il popolo dei lavoratori dipendenti iscritti alla Cisl? ”Innanzitutto - spiega Feltrin - non è vero che c’è una novità del voto operaio e impiegatizio alla Lega. C’è un aumento, ma è dal ’93 che questi elettori votano per Lega”. Assomiglia molto

alla Dc il partito di Bossi: ”Contiene le differenze, è eterogeneo, rappresentativo del territorio, risponde a esigenze concrete, alle nuove paure in modo trasversale”. Questo il sindacato lo deve considerare attentamente: i risultati elettorali non sono consolidati, ma l’80 per cento del voto è dovuto all’insicurezza sociale, al peggioramento delle condizioni economiche, alle oscillazioni dei mutui, al carovita e al fatto che nessun aumento contrattuale recupera quello della benzina. Gli iscritti alla Cisl hanno votato Udc (tra il 4 e l’8%), Lega (8% dato medio nazionale) e Pdl più che Pd. ”Mentre gli iscritti alla Cgil si confermano fortemente radicati in un’area politica, - dice Feltrin - quelli della Cisl sono più rappresentativi dell’elettorato italiano, è un elettorato più ampio e trasversale. E questo è un vantaggio in termini di proselitismo e rappresentanza, ma proprio per questo dovrà essere maggiore lo sforzo per dare risposte adeguate alle aspettative”.

Andrea Benvenuti

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