martedì 30 novembre 2010

•Le rivelazioni di Wikileaks


Dall'occhiello del Corriere della sera di questa mattina: Le "Feste selvagge" del Premier. Le rivelazioni di Wikileaks: «Berlusconi inetto e incapace, portavoce di Putin». La replica del premier: ci rido sopra. I documenti: «Regali generosi» e contratti energetici redditizi.

Non è la prima volta che mi pongo in termini assai critici nel confronti di un Governo, di un Presidente del Consiglio, di un ministro della nostra Italia o di un qualsiasi centro di potere ad ogni livello. Sia che appartenesse ad uno schieramento che avevo contribuito a sceglierlo, sia che non lo fosse. Non ho mai particolarmente stimato i personaggi dell'attuale Governo, salvo qualche rara avis. Il quadro che ci mostravano con comportamenti, metodi e progetti era assai brutto e meschino.


Ma non mi sono mai sentito tanto umiliato ed offeso da quello che con questi documenti viene confermato e che negli anni le varie riviste internazionali e parte della stampa nazionale avevano via via sottolineato sotto lo sguardo beffardo dei «guardiani del capo». Non c'è che dire: un bel campionario.Difronte a tanta disistima conclamata (in questo caso dai diplomatici degli Stati Uniti), non è più sufficiente la sola indignazione!

Ribadiscono, infatti, se ce n'era bisogno che il nostro Governo e/o il suo "primus" si sono dedicati a:

- Affarismo, anche personale.

- Incoerenze su temi etici e sociali come la famiglia, l'esasperato individualismo.

- Mercato di donne - giovani e meno giovani - in compra/vendita o in premio.

- Uso - a dir poco - disinvolto delle Istituzioni della nostra Italia.

- Amicizie con autocrati come Gheddafi e Capi dei servizi segreti di Paesi dittatoriali (Putin in URSS) ora ripuliti nella facciata.

- Superficialità da barrino di sfigati nullafacenti.

- Bugie e falsità plateali.


Ma la parte sana del Paese (che esiste!), quando si risveglierà e ritroverà se stessa? uscirà dalla sonnolenza nella quale sembra precipitata? Si rende conto che si espone al rischio di proprie reazioni emotive ed irrazionali?


• Referendum sulla scelta del luogo per la costruzione di un Nuovo Ospedale a Livorno.



Quando si costruiscono momenti importanti - come quello di un referendum tutti hanno il dovere di fare in modo che questo importante atto di democrazia diretta non sia oggetto di sottovalutazione o, peggio, di svalutazione e strumentalizzazione. Non a caso siamo in presenza dell'unico caso istituzionale nel quale i tre momenti SI (favorevoli al quesito posto), NO (contrari), ASTENSIONE (rifiuto del quesito posto) sono da considerarsi legittimi. Confesso che nel corso di questi mesi ho avuto spesso netta l'impressione che non se ne tenesse conto. E la cosa non mi ha fatto per nulla piacere. Ma veniamo al risultato di questa prima esperienza comunale.
L'esito del Referendum sull'allocazione del Nuovo Ospedale di Livorno è stato chiaro.
1 - Chi ha rifiutato il quesito posto ha vinto su tutto il fronte (Il quorum non è stato infatti raggiunto. L'affluenza è stata infatti del solo 20%)
2- Chi ha espresso un parere attraverso il voto si è pronunciato decisamente per mantenere l'attuale localizzazione (20.000 cittadini)
• Prevedibilmente irrilevante è stato il tentativo strumentale dell'opposizione di destra di cavalcare 'come partito' questo strumento. In una occasione come questa sarebbe stato problematico per chiunque, specialmente quando il rapporto numerico maggioranza/minoranza gioca particolarmente a suo sfavore. Specialmente quando la 'sonnolenza' ambientale tutti travolge. Sonnolenza che la partecipazione al voto ha ancora una volta rilevato, anche tenendo conto di debolezze e limiti.
• C'è chi sostiene che il rifiuto di partecipazione al voto, unita ai voti favorevoli alla amministrazione cittadina, è una conferma della scelta istituzionale già da tempo effettuata e che il referendum aveva cercato di modificare. Ci andrei molto piano, anche se innegabilmente questa ne è la conseguenza sostanziale. Bastava andare in un qualsiasi bar o luogo di raduno e si avvertiva molto forte lo scetticismo e l'indifferenza; fortissimo emergeva il distacco tra rappresentanza istituzionale e cittadini. Ha ragione il sindaco Cosimi, al momento del commento del risultato, quando afferma che deve essere ripensato e modificato anche sul piano formale - il rapporto di partecipazione istituzioni/cittadini.
Aggiungo; anche per evitare 'giochetti' formali che annebbiano brutalmente il quadro (allargamento/non allargamento a ultra16enni e immigrati, con ricorso a vari gradi di giudizio formale - Tar e magistratura; tutto all'ultimo momento per cui in molti non sapevano se partecipare o meno al voto referendario del momento, se si trattava di un atto consultivo o di un atto abrogativo).

domenica 28 novembre 2010

• Complotto, sì. Complotto, no.


Le dinamiche finanziarie ‘globali’ scuotono l’Europa e sono lungi dal corrispondere ad interventi coordinati di difesa e controllo da parte di chi possiede gli strumenti di gestione politica. Dallo spavento degli anni scorsi - anziché con nuove regole di controllo finanziario concordate fra gli Stati per rendere gestibile sul piano socio-economico quanto accadeva - siamo momentaneamente usciti con un ulteriore arricchimento dei finanziari ed un impoverimento verticale delle popolazioni e dei loro nuclei comunitari. Nessuna delle potenze globali - come Stati Uniti e Cina - ha interesse ad indebolire l’Euro o a farlo franare fino a provocare forme di miope autarchia nei singoli Paesi che lo hanno adottato. Le valutazioni del prof. Romano Prodi sul MESSAGGERO di oggi [ “L’euro e la Germania. LA MAESTRA SEVERA CHE NON AIUTA L’EUROPA”] ne tracciano un quadro per l’immediato e, declinandone tutta la delicatezza, indicano come fondamentale il ruolo della gestione politica; un ruolo che a livello d’area deve essere unitario ed, oggi, non lo è. Il prof. Paolo Savona [nel programma “in mezz’ora” della Annunziata su RAI3] è arrivato a richiamare la saggezza della Chiesa cattolica quando, per giungere ad una decisione efficace ed efficiente per tutti ,riunì tutti i cardinali, li rinchiuse (com clave) e non fece aprire finché non ci fu la decisione unitaria. Da questo punto di vista, quindi, nessun complotto contro il nostro Paese ed i suoi governanti. Al contrario urgenza di una linea univoca e stabile da parte dei nostri governanti nelle relazioni con gli altri governi. Per quanto ci riguarda di assai problematica soluzione per gli sconquassi di gestione combinati - antichi e recenti - da parte del nostro attuale governo.

Ma allora perché gridare al complotto ed indicare come destabilizzanti situazioni che questo governo (con la sua maggioranza in pieno sbriciolamento) o suoi personaggi mostrano di non sapere o volere gestire? La corrispondenza delle ambasciate statunitensi che sta per essere immessa in Internet, con rivelazioni che possono fortemente imbarazzare quel governo o che pongono ancora una volta il nostro in difficoltà tali da provocare un ulteriore declassamento della nostra immagine internazionale? Anche in questo caso, comunque, il complotto non c’entra ma solo nostra incapacità da recuperare il più rapidamente possibile. Cioè ancora un problema nostro, solo nostro.

Ma comunicati e dichiarazioni insistono unendo con molti altri quei due gravi problemi. Un caro amico, Fabrizio Geloni, con ironia dichiarata ha scritto su Facebook a questo proposito: « Ancora il complotto! È dal 94 che (Berlusconi) dice che gli remano contro! Ci sono le forze oscure della reazione, che non lo fanno governare. Inventano i rifiuti a Napoli, il crollo di Pompei, i festini, la gaffes, l'aumento delle tasse, il crollo del PIL ... Tutte bugie. a me curiosamente viene in mente il potere sovietico che denunciava i nemici del popolo e della rivoluzione.» Qualche altro elenca ancor più ironicamente: «Come negare il successo con la Cancelliera tedesca, gli orsi della dacia di Putin, (l’ospitalità a) Gheddafi', le barzellette sugli ebrei, le corna, i cucù», «le ‘bimbe’ a pagamento o meno?»

Se complotto c’è, questo governo ce lo ha tirato addosso ed ha il dovere di porci rimedio efficace, subito. Se - come credo - complotto non c’è ed è evocato da questo governo per distrarre da ruzzoloni ed incapacità in atto, sarà bene passare rapidissimamente ad una gestione più decente quanto prima. La crisi globale in ripresa potenziale e l’immobilità interna non può aspettare che abbiamo risoti i nostri problemi interni. Sempre che noi tutti vogliamo uscirne con uno scatto d’orgoglio e dignità.

Credo molto saggia a questo proposito la dichiarazione del prof. Prodi, riferita dal Messaggero di oggi. «Conosco la difficoltà di governare e di farlo in Italia. Ma mi sono molto sorpreso, infatti, quando il governo Berlusconi diceva che era tutto facile, che tutto si faceva con la bacchetta magica. Invece non ne hanno indovinata una». Lo dice l’ex premier Romano Prodi a Sky Tg24. «Certo - osserva Prodi - con una maggioranza larga è più facile affrontare i problemi, ma loro non hanno voluto. Io ho voluto, però la mia maggioranza si è sciolta». Prodi ricorda anche di avere avuto «i media scatenati contro di me, ma non mi sono mai lamentato».

«I media - osserva Prodi - fanno il loro mestiere. Molto spesso per un politico è spiacevole e si passa la notte insonni ma la democrazia si regge sui media e sulla trasparenza dell’opinione pubblica. Per mesi la prima pagina dei giornali di proprietà di Berlusconi fu dedicata alle infamie su Telekom Serbia, su Mitrokhin. Poi, le persone che vennero usate per costruire questa infamia, sono state messe in galera perché avevano semplicemente mentito».


sabato 27 novembre 2010

• Manifestazione CGIL e comizio Camusso



Su RASSEGNA.IT di oggi leggo la cronaca di Paolo Andruccioli del primo comizio della nuova segretaria generale della CGIL, in piazza San Giovanni a Roma. Ne trascrivo l'incipit. Cgil in piazza, Camusso: "Vogliamo un paese civile" «Lotta alla precarietà del lavoro, battaglie concrete per le difesa di chi viene licenziato con le norme introdotte dal governo, unità tra giovani e anziani, rispetto delle regole e della democrazia, cittadinanza per gli immigrati, rispetto delle donne, tre priorità per affrontare l'emergenza Sud. E inoltre un attacco durissimo alla ministra Gelmini alla quale si chiede di ritirare la sua riforma dell'università. Sono stati questi i temi forti usati dal segretario generale della Cgil, Susanna Camusso, al suo esordio dal palco di San Giovani.» La prima impressione. La Camusso cerca di raddrizzare il timone di questa importante parte di lavoratori e lavoratrici puntando ad uscire dall'angolo dell'isolamento nel quale la CGIL, degli ultimi anni, si è confinata - soprattutto con l'atteggiamento para-negoziale della Fiom, ma non solo. Ha cercato di fissare le 'cime' di salvataggio della CGIL su varie sponde - particolarmente sulle banchine delle altre due confederazioni Cisl e Uil. Ha richiamato i motivi della protesta profonda in emersione dal Paese per la grave crisi socio-economica, per la mancanza di risorse per la sopravvivenza ed il lavoro. Ha tentato - pur consapevole di limiti evidenti - di riallacciare un rapporto tra mondo del lavoro organizzato e mondo studentesco uno degli elementi-chiave della strategia delle organizzazioni di massa degli ultimi cinquant'anni. La spinta per un generale atto di orgoglio capace di aiutare chi sta cercando di avere come obiettivo il recupero della speranza; uno sfogo in positivo. Come dimostrano anche strategie ed obiettivi negoziali delle altre due confederazioni, di tavoli aperti o apribili con le controparti imprenditoriali ce ne sono diversi ed importanti. La manifestazione indetta dal settore delle costruzioni - lavoratori ed imprese - per il prossimo 1 dicembre lo conferma. Per tutti, di fatto manca un interlocutore: il governo nazionale. Diversi uomini di partito, più o meno importanti e determinanti, hanno aderito a questa manifestazione. Ancora una volta in cerca di non perdere contatto col mondo reale, che le tre confederazioni rappresentano - nonostante i cosiddetti opinionisti cerchino di rappresentarle con accenti che sfiorano il grottesco per sostenere le loro tesi o i loro richiami ideologici anciène régime.

lunedì 22 novembre 2010

• Vaiassa, Vajassa, Bagascia


In questi giorni, il linguaggio 'popolare' o 'popolano' dei politici si sta colorendo sempre di più e tende a recuperare vocaboli che dalla cosiddetta 'buona educazione' erano relegati nel sottofondo.

Uno di questi è la parola 'vajassa' che le onorevoli Mara Carfagna (pdl) e l'on. Alessandra Mussolini (pdl) si sono lanciate. Ma che vuol dire? È una offesa o un complimento?

La parola può essere valutata più o meno offensiva con riferimento alla qualità del contesto nel quale è stata pronunciata.


Vaiassa o Vajassa (area portuale campana) o bagascia (area portuale livornese) sono vocaboli discendenti dalla trascrizione parlata del termine arabo "bagasch". Nel significato originale di "donna addetta a lavori umili e disagiati tenuta alla esecuzione degli ordini di chi è investito da una autorità gerarchicamente riconosciuta come superiore". Nel tempo, nel linguaggio popolare - nelle sue varie gradazioni - ha assunto il significato di 'serva', 'donna sguaiata e volgare, usa al pettegolezzo ed alle scenate plateali'. Dal '900, soprattutto in area livornese ma non solo, è stata usata talvolta anche nel significato di ‘prostituta da pochi spiccioli’.