domenica 6 aprile 2008

• Alitalia e sindacato. Crisi di rappresentanza?

Crisi Alitalia. 

• Evidente la crisi di tattica e strategia da parte del sindacato (se considerato nell’insieme delle sue componenti ‘autonome’ e confederali); l'incertezza di chi, per la parte governativa nell’ultimo anno in particolare, ha condotto la trattativa con Air France; la speculazione elettorale gravissima degli oppositori (il cosiddetto Popolo della Libertà) che hanno giocato sulla pelle dei dipendenti e della Compagnia, finanziariamente malmessa (per responsabilità, a mio parere, delle dirigenze, diversamente sponsorizzate, e miopia di chi negli anni ha imbuzzato 'clienti' in pianta organica). Ora, ad elezioni politiche concluse, spuntano ‘cordate’ (ancora da costruire e da scoprire) di cui separatamente sarebbero parte integrante la tedesca Luftansa - che sembrerebbe meglio garantire correttezza sindacale nelle relazioni - e la russa Aeroflot. L’Europa consentirà un nuovo prestito per la messa a punto delle cordate che pur avevano avuto in precedenza opportunità di analisi, avance e proposta? Qualche dubbio è legittimo.

• In diversi commenti mediatici si è voluta sottolineare la debolezza del sindacato; per la verità nell’arco dell’attacco al ruolo del sindacato nel suo insieme (come testimonia il corollario dell’uscita di Montezemolo dalla confindustria). Si è cercato di far passare che ‘il sindacato’ è debole e non rappresentativo, facendo di ogni erba un fascio (autonomi + confederali) e trattando la cosa come se la responsabilità fosse delle organizzazioni confederali nel loro insieme. Musica mediaticamente suonata da tempo.

Crisi di rappresentanza? 

• Certamente conclamata e sollecitata in parecchi ‘fondi’ degli opinionisti del settore finanziario-economico e di certe fazioni partitiche. A giudicare dalle statistiche - facilmente verificabili - di alcune organizzazione confederali (con riferimento anche ai lavoratori attivi tesserati e paganti volontarie quote di associazione) non si direbbe troppo. Forse sarebbe meglio dire crisi adesione formale in certi settori precari e soggetti al ricatto del posto di lavoro o della ricollocazione, esauriti i tempi d’impiego concordati. Ma c’è una crisi che sta investendo tutti - nessuno escluso: sindacati dei lavoratori e delle imprese, partiti, associazioni di massa - dovuta a fattori che investono tutto il sistema di partecipazione alla formazione delle decisioni del nostro Paese. 

• In ogni caso il sindacato dei lavoratori e delle lavoratrici è, e rimane, il punto più sensibile dei fenomeni e della qualità delle tensioni presenti nel Paese. In quel punto finiscono con lo scaricarsi le tensioni più dirompenti.

Siamo in un momento nel quale populismi e qualunquismi sono non solo figli del quadro  presente ma anche di una moda sollecitata da chi persegue una democrazia partecipata dai cittadini solo sul piano formale, puntando tutto solo sulla gestione dello strumento potere e quindi al mantenimento di forme oligarchiche. Quanto sta accadendo è per responsabilità concomitante di tutti coloro che hanno consentito che fosse ridotto ogni strumento democratico a semplice ricerca del consenso a chi gestisce il potere (con tutte le sub culture conseguenti).

Voltare pagina? 

• Guai a non farlo. Crisi di rappresentanza? Di chi e perché? Sbaglierebbe chi è stato chiamato a rappresentare il sindacalismo confederale ad essere passivo rispetto alla 'cultura' aziendale presente fra i lavoratori interessati.


2 commenti:

Ettore ha detto...

CONQUISTE DEL LAVORO - venerdì 18 aprile 2008

UNA CASTA?
”Le accuse di Livadiotti e compagnia sono facili da contestare.
L’idea che il sindacato sia un’oligarchia impenetrabile è una caricatura grossolana”
di Francesco Scrima ** Segretario generale Cisl Scuola

I sindacati hanno rovinato l’Italia, sono una massa di cialtroni e scansafatiche, prima scompaiono meglio è.
È il ritornello solito, molto caro ai comizianti da bar specie quando hanno bevuto. Tanto noioso da suscitare solo un leggero moto di fastidio negli avventori. Succede però che quando il clima civile di un paese si imbastardisce anche gli sfoghi dei qualunquisti di giornata trovino ascolto, divengano materia di analisi pensierose e di denunce allarmate, vere e proprie armi di scontro politico.
Viviamo uno di questi periodi e ignorarlo sarebbe grave.

Ettore ha detto...

La riscoperta di un po' di Dottrina sociale della Chiesa farebbe bene a qualcuno, sia sull'esterno sia sull'interno della Comunità ecclesiale; livornese o nazionale.
Qualcuno vuole 'imitare' in tutto il sistema statunitense: utilizzando forzature e derive del momento! Poca capacità di stare insieme e difendersi in parallelo con molto individualismo. L'autodifesa è sempre meglio della difesa comunitaria organizzata, dice qualcuno. Se l'Italia è ridotta a questo, mi domando perché si continua con la celebrazione civile del 25 aprile e della proclamazione della Costituzione: Non è in gioco questo o quel personaggio di un qualsiasi livello del sindacato (peraltro scelto in autofinanziamento da lavoratori e da lavoratrici, che qualcuno evidentemente considera utili idioti), ma la stessa sostanza della democrazia conquistata ogni giorno a caro prezzo da tanti. Prima di spargere un altro po' di 'sano' qualunquismo di giornata sarà bene che ciascuno rifletta seriamente.