domenica 1 giugno 2008

• Betori-CEI: la precarietà del lavoro frena matrimoni e nascite

Mons: Betori, segretario della Conferenza Episcopale Italiana ha parlato di precarietà, sottolineando come questa sia uno dei fattori che contribuiscono al rallentamento dei matrimoni e alla denatalità. A proposito di immigrazione, ha ricordato come non ci sia opposizione tra sicurezza ed accoglienza. (AGI) - CdV, 1 giu. - Nei giovani ci sono le risorse migliori ma il contesto è avverso. Non sono una generazione malata, e' la cultura degli adulti che fa sì che i giovani siano rinchiusi: la precarietà nel lavoro, l'impossibiltà di trovare spazio in un mondo che è fabbricato per gli adulti, frena l'aspirazione che essi hanno a formarsi una famiglia''.  ''La denatalità - ha affermato il presule - è uno dei grandi problemi dell'Italia: non si fanno figli perché si ha paura del futuro. Servono politiche che favoriscano realmente la ripresa demografica''.  ''I vescovi - ha ricordato Betori - sono preoccupati per la difficoltà che incontrano le famiglie nel fare la spesa. 


 Questo problema è una realtà quotidiana. Esiste per molte famiglie una grave crisi economica e le Caritas devono sempre più intervenire con i pacchi viveri per le famiglie". Per questo, ha agiunto, "è urgente che si accolga la richiesta del Forum delle Famiglie affinché chi ha più figli paghi meno tasse''. ''Oltre un milione di firme - ha rilevato il segretario della Cei - sono state consegnate al Capo dello Stato e vengono ora trasmesse al Parlamento. Nelle intenzioni del nuovo Governo mi sembra - ha scandito - che ci sia uno sforzo in questa direzione. Per l'Italia è un passo improcrastinabile''. In proposito mons. Betori ha anche ricordato che ''in Europa Stati non cattolici si sono già mossi in questa direzione mentre l'Italia risente di una impostazione fiscale malata di individualismo''. Secondo il segretario della Cei, infatti, ''un certo egualitarismo non vede la concretezza delle situazioni''. Nella diretta televisiva di oggi, mons. Betori ha parlato anche di immigrazione. ''Non c'è opposizione - ha spiegato - tra sicurezza e accoglienza. È ideologia sostenere questa opposizione, la realtà è fatta dalla composizione di queste due esigenze. L'altro c'è ed è ineliminabile che ci sia. Non possiamo pensare di mettere un muro per fermare l'immigrazione. Ma essa diventa un pericolo se non c'è una politica di accoglienza. Anche la sicurezza e il rispetto della legalità contribuiscono a una integrazione''. Quanto ai Cpt, per i vescovi, ha sottolineato Betori, ''lo Stato deve poter verificare l'identità di chi entra e dunque si tratta di uno strumento necessario , ma debbono essere di passaggio e luoghi di civiltà''.(AGI) -


•• Di precarietà se ne parlò anche a Livorno, alcuni mesi fa, in occasione del seminario su "Lavoro e Famiglia", che le diocesi di Livorno e Massa marittima impostarono per l'area costiera regionale in preparazione della

Settimana Sociale; relatore, il prof. Piero Tani. Si avvertiva già il ritardo rispetto a quanto - spesso drammaticamente - stava maturando nei quartieri e nelle famiglie. L'ufficio diocesano per i problemi sociali faceva del suo meglio per testimoniarlo in ogni occasione possibile. Era già stato affermato, infatti, mesi prima, con la particolare sottolineatura del vescovo Coletti, anche nel documento consegnato per una riflessione preliminare a tutti i candidati alle passate elezioni amministrative. Quel documento era una ricaduta dell'ascolto di tanti giovani e meno giovani e delle loro concrete difficoltà. Alcuni ci guardarono con sospetto! Non le organizzazioni confederali dei lavoratori con le loro strutture di base o le associazioni delle imprese negli incontri di verifica e valutazione periodiche col vescovo e con l'ufficio diocesano per i problemi sociali ed il lavoro. Ora, questa nuova dichiarazione di provenienza ecclesiale. 

Confesso di avere molta meno fiducia di mons. Betori nel nuovo governo. Non per diffidenza pregiudiziale, ma per la reiterata impostazione individualista ed eccessivamente proiettata sul neo-liberismo, che a più riprese ha dichiarato. Mi sta facendo lo stesso effetto di quei governi che non aboliscono la pena di morte, ma nello stesso tempo dicono di combattere anche culturalmente l'aborto e di sostenere la famiglia. L'unica speranza che alla rigidità ideologica precedentemente dimostrata prima del governo Prodi, il Berlusconi IV proceda ad 

una correzione neo-keynesiana - di cui si sente un forte bisogno di recupero. Non ci resta che attendere gli sviluppi delle contrattazioni fra le parti socio-economiche e gli atti concertativi fra queste ed il Governo. C'è chi, durante la recente campagna elettorale politica, è rimasto sorpreso che ci siano state persone che hanno sottolineato come non fosse, dalle nostre parti (almeno a Livorno), sbocciato un neo-razzismo o la ricerca di forme italiane di apartheid ma fosse ormai presente nella sua concretezza un forte timore che i nuovi arrivati togliessero il pane a chi già ne aveva pochissimo o contribuiva - anche involontariamente - a vanificare conquiste sociali, che erano costate grandi fatiche alla precedente generazione di cittadini. Ho creduto di avvertirlo anche durante la fiaccolata del Primo Maggio, organizzata dalle organizzazioni confederali dei lavoratori del territorio.

Nonostante le recenti vicende elettorali, c'è ancora troppa autoreferenzialità tra i politici ed una visione quasi solo organizzativa della "partecipazione". Già la gente sta obbligando tutti all'ascolto, anche se i ritardi in tal senso sono ancora molti. Non è con le sole primarie (funzionali alla organizzazione del consenso) o con la ricerca locale, regionale o nazionale del 'comandante in capo' che si risolve il discorso! Dobbiamo augurarci che a sinistra, al centro ed a destra ci si svegli e non ci si ancori alle sole immagini!

Nessun commento: