venerdì 20 giugno 2008

• La nuova finanziaria, povera gente e bene comune.

La prima (e più importante) "il bonus per i poveri" - più o meno scopiazzato dalla Caritas: è un provvedimento tampone che può essere compreso e sostenuto per chi ha come mission il sostegno di chi non sa come risolvere in quel momento il suo problema di sopravvivenza. Lo Stato può accettarlo solo in casi eccezionali, cioè in presenza di previsione 'certa' di strategie e soluzioni per superare il problema che ha determinato la povertà.Questo non è il caso. Siamo in presenza dello Stato che eroga una elemosina, non carità per il bene comune: un atto di liberismo compassionevole che tende a giustificare tutte le distorsioni che un mercato controllato da pochi determina, rendendo difficile il governo di un territorio. C'è chi dice che i sindacati sono propensi ad accettare il bonus e la stessa opposizione lo guarda con occhio attento. Lo accetterei anch'io in presenza di gente che non sa più dove sbattere la testa e che, come è accaduto, è costretta a rubare per mangiare o a rufolare nella spazzatura. (Succede anche a Livorno!). Ciò non toglie che il governo del Paese non affronta il problema della povertà (e delle famiglie, come rincara qualcuno in questi giorni con grande superficialità) ma solo quello del suo mantenimento della gestione del potere.

La seconda: dove sono finite tutte le dichiarazioni ed i giuramenti pre-elettorali? L'ammucchiata di destra aveva dichiarato il crucifige prodiano perché erano aumentate le tasse e che mai più e mai poi avrebbe seguito quella strada. Barzellette!! Petrolieri e bancari su chi si rifaranno? Una bella, ed ulteriore spinta, spinta all'inflazione: la tassa dei penultimi ma non dei primi o dei quasi primi!

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