mercoledì 2 luglio 2008

• NON POSSIAMO TACERE

Come cittadini, che per di più cercano di impegnarsi nella Comunità ‘da cristiani’, non possiamo accettare e tacere lo scandalo di una politica che, alimentando  paure e insicurezze , propone la rilevazione delle impronte digitali - a minori rom in ragione e difesa della loro e nostra sicurezza. Questo provvedimento peserà inevitabilmente sul vissuto di questi bambini, con una ferita che durerà tutta la vita.

Nel sessantesimo anniversario della nostra Costituzione e nel settantesimo delle mai troppo deprecate leggi razziali, le dichiarazioni di questi giorni hanno  il sapore di atti consolatori e propagandistici che - consapevolmente o meno - tendono a nascondere nella solitudine i poveri e gli ultimi, vecchi e nuovi. 

Una politica incapace di affrontare la nuova “questione sociale”, la ricostruzione cioè del tessuto sociale intorno al bene comune. Una politica che finisce per isolare gli interessi individuali e su quelli misura ogni proprio atto fissando talora priorità che inducono sempre  nuove solitudini. Quelle solitudini, che creano paure ed esclusione, diffidenza verso il reciproco ascolto.  «È la solitudine, ci dice il Card. Tettamanzi, causata soprattutto dalla privatizzazione dei tempi e degli spazi e dal conseguente calo della qualità della socializzazione, ad aver generato le paure della gente. Sono soli tanti anziani. Soli troppi giovani. Soli molti adulti, anche con posizioni sociali prestigiose. La solitudine causa ulteriore sfiducia verso l'altro e genera la paura dell'incontro.» Tutto questo serve solo ad aumentare il senso di smarrimento e la paura. 

Un gruppo di amici ebrei ha sottolineato in questi giorni: «A settant’anni di distanza, di nuovo in estate, un governo italiano procede al censimento di suoi cittadini con riferimento alla razza, perché di questo si tratta». «Silenzio pesante dell’opinione pubblica allora, silenzio pesante oggi. Ai nostri fratelli rom, fra poco, sarà impresso sui documenti il marchio della diversità, che li condizionerà per il resto della vita». E’ questo oggi, come allora, il fallimento e la cecità della Politica. Sono urgenti e necessari non provvedimenti di “ghettizzazione” ed “esclusione” ma progetti di convivenza civile e di uscita dalla povertà.

Come cittadini non possiamo accettare che ai bambini, tutti i bambini, che vivono talvolta in condizioni inaccettabili, venga negato il diritto alla cittadinanza. Un diritto che non è più uguale per tutti. 

"In un contesto che tende a incentivare sempre più l'individualismo, il primo servizio della Chiesa è quello di educare al senso sociale, all'attenzione per il prossimo, alla solidarietà e alla condivisione", ma non solo della Chiesa, a Livorno come in Italia ed in Europa. Questa la vera sfida del nostro tempo: rimettere al centro l’Uomo e riportare alla loro funzione ‘tecnica’ gli strumenti;  tra questi essenziale la politica per una vita comunitaria degna per tutti. 


Firmatari

Eloisa Aliotta, Damiana Barbato (anche a nome CEIS Comunità), Carlo Barbieri, Maria Barbieri, Sarah Barbieri, Serena Barbieri, Marco Bennici, Daniele Bettinetti, Ettore Bettinetti, Laura Bettinetti, Giulia Biasci, Roberto Biasci, Enzo Bilanceri, Andrea Cadoni (anche a nome CEIS Comunità), Daniele Capecchi, Franco Capecchi, Luca Casolaro, Cristina Cianci, Andrea Crisà, Ilaria Dal Canto, Gianluca Della Maggiore, Elena De Simoni, Mauro Donateo, Fulvio Falleni, Paolo Fenzi , Antonella Giuliani, Ivano Lazzerini, Luca Liuni, Valerio Luci, Maurizio Marchi, Monica Marchi, Letizia Marconi, Elena Marini, Federico Morelli, Antonio Nanni, Salvatore Nasca, Sergio Nieri, Fabio Pacchiani, Giuseppe Parigi, Roberto Pini, Alessandro e Margherita Ponticelli, Arcangela Rapisarda, Dino Renucci, Emanuele Rossi, Umberto Roberti, Giacomo Salvadorini, Giulio Sangiacomo, Simona Ticchi, Paolo Tiso, Martina Vecce, Lorenzo Viani, Laura e Giovanni Visconti.

3 commenti:

Ettore ha detto...

FAMIGLIA CRISTIANA ONLINE n. 27

SILENZIO ASSORDANTE CONTRO L’INDECENTE PROPOSTA DI MARONI

PRIMA PERÒ LE IMPRONTE DEI PARLAMENTARI E DEI FIGLI

«Spetta al Governo», ha detto monsignor Marchetto di Migrantes, «favorire le iniziative di istruzione che sono alimentate nei campi rom solo dalle associazioni di volontariato».

Alla prima prova d’esame i ministri "cattolici" del Governo del Cavaliere escono bocciati, senza appello. Per loro la dignità dell’uomo vale zero. Il principio della responsabilità di proteggere (cioè, il riconoscimento dell’unità della famiglia umana e l’attenzione per la dignità di ogni uomo e donna), ampiamente illustrato da papa Benedetto XVI all’Onu, è carta straccia. Nessuno che abbia alzato il dito a contrastare Maroni e l’indecente proposta razzista di prendere le impronte digitali ai bambini rom.

Avremmo dato credito al ministro se, assieme alla schedatura, avesse detto come portare i bimbi rom a scuola, togliendoli dagli spazi condivisi coi topi. Che aiuti ha previsto? Nulla. Il prefetto di Roma, Carlo Mosca, s’è rifiutato di schedare, il presidente del Veneto, Galan, ha parlato di "fantapolitica", ma il ministro non arretra d’un millimetro.

Non stupisce, invece, il silenzio della nuova presidente della Commissione per l’infanzia, Alessandra Mussolini (non era più adatta Luisa Santolini, ex presidente del Forum delle famiglie?), perché le schedature etniche e religiose fanno parte del Dna familiare e, finalmente, tornano a essere patrimonio di Governo. Non sappiamo cosa ne pensi Berlusconi: permetterebbe che agenti di polizia prendessero le impronte dei suoi figli o dei suoi nipotini?

A sessant’anni dalle leggi razziali, l’Italia non ha ancora fatto i conti con le sue tragiche responsabilità (non ce ne siamo vergognati abbastanza). In particolare, quei conti non li ha fatti il Centrodestra al Governo, se un ministro propone il concetto di razza nell’ordinamento giuridico. Perché di questo si tratta. Come quando i bambini ebrei venivano identificati con la stella gialla al braccio, in segno di pubblico ludibrio.

Oggi, con le impronte digitali, uno Stato di polizia mostra il volto più feroce a piccoli rom, che pur sono cittadini italiani. Perché non c’è la stessa ostinazione nel combattere la criminalità vera in vaste aree del Paese? Rende meno, forse, politicamente? Ma c’è di più. Stiamo assistendo al crepuscolo della giustizia e alla nascita di un diritto penale straordinario per gli stranieri poveri. La Convenzione Onu sui diritti dell’infanzia (firmata anche dall’Italia, che tutela i minori da qualsiasi discriminazione) non conta più niente. La schedatura di un bambino rom, che non ha commesso reato, viola la dignità umana. Così come la proposta di togliere la patria potestà ai genitori rom è una forzatura del diritto: nessun Tribunale dei minori la toglierà solo per la povertà e le difficili condizioni di vita.

È giusto reprimere, con forza, chi nei campi nomadi delinque, ma le misure di Maroni non servono a combattere l’accattonaggio (che non è reato). C’è un solo modo perché i bambini rom non vadano a rubare: mandarli a scuola. Qui, sì, ci vorrebbe un decreto legge perché, ogni mattina, pulmini della polizia passassero nei campi nomadi a raccoglierli. Per la sicurezza sarebbero soldi ben spesi.

Quanto alle impronte, se vogliamo prenderle, cominciamo dai nostri figli; ancor meglio, dai parlamentari: i cittadini saprebbero chi lavora e chi marina, e anche chi fa il furbo, votando al posto di un altro. L’affossa "pianisti" sarebbe l’unico "lodo" gradito agli italiani.

Ettore ha detto...

Rom, impronte digitali: dichiarazione di Amnesty Italia
Inviato da: "Paola&Alberto" via Pax CHristi
Gio 3 Lu 2008 6:03 pm

Ciao,
ritengo utile essere a conoscenza della posizione dell'Associazione, già premio Nobel per la Pace.

Alberto Panzanini

COMUNICATO STAMPA
CS90-2008

`La proposta avanzata dal ministro degli Interni Maroni e´ discriminatoria, sproporzionata e ingiustificata e, se messa in pratica, violerebbe gli standard internazionali sui diritti umani che vietano la discriminazione´ - ha dichiarato oggi la Sezione Italiana di Amnesty International, in relazione all´intenzione dichiarata da parte del
ministro degli Interni di rilevare le impronte digitali a tutti, bambini inclusi, nell´ambito dei censimenti dei campi rom, sulla base di ordinanze di protezione civile.

Secondo l´organizzazione per i diritti umani, `prevedere misure di controllo nei confronti di una specifica minoranza, o i cui effetti
colpirebbero in particolare una minoranza, compresi i suoi componenti piu´ vulnerabili, sarebbe infatti discriminatorio e costituirebbe
un´ingiustificata restrizione alla vita privata´.

`Inoltre´ - sottolinea la Sezione Italiana di Amnesty International - `le dichiarazioni del ministro Maroni contribuiscono a quell´escalation di insicurezza e di paura che abbiamo denunciato piu´ volte e rispetto alla
quale ci saremmo aspettati un chiaro e responsabile cambio di rotta da parte del Governo italiano; che invece appare sordo rispetto ai continui richiami delle organizzazioni internazionali - tra cui l´Osce e il Consiglio d´Europa - e cieco innanzi al rischio che il susseguirsi di dichiarazioni di questo tipo rendano piu´ probabili gli attacchi
xenofobi´.

Ettore ha detto...

LA STAMPA - venerdì 5 luglio 2008

Quei bimbi non sono diversi
di BARBARA PALOMBELLI

Caro direttore,
siamo confusi, stonati, accaldati, forse persino i più maliziosi sono ormai stanchi della rissa pornopolitica e pornogiudiziaria di queste ore. E dunque rischiamo di non vedere.

Rischiamo di non vedere - fra le righe - che, ben mascherato da urgenze e necessità improrogabili, sta per saltare di nuovo in Italia, a settant’anni dalle famigerate leggi razziali, un principio indiscutibile. Quello dell’uguaglianza degli esseri umani. Un principio che viene prima di ogni e qualsiasi schieramento politico e/o nazionale. Un principio che i nati come me negli Anni Cinquanta hanno appreso verso i tre anni, in famiglia o alla scuola.

Le suore e i sacerdoti - forse allora meno distratti dai matrimoni o dalle conversioni vip - ci formavano con l’ascolto dei padri missionari... e, anche per questo, quel principio è scolpito nei nostri cuori da tempo immemorabile.Nessuna esigenza «razionale», nessun pregiudizio, nessuna paura emotivamente comprensibile può farci tornare indietro di settant’anni, laggiù negli inferi da dove siamo usciti grazie all’eroismo dei nostri padri. Sono poche le voci che si levano in Italia contro le schedature dei rom, o sulle violenze perpetrate nei centri di accoglienza temporanea, documentate delle ispezioni dei radicali, anche perché la sconfitta sui temi della sicurezza ha annichilito il Partito Democratico nella sua corsa a inseguire temi e provvedimenti che solo dieci o venti anni fa avrebbero fatto orrore certamente agli ex partigiani ma anche ai democristiani e ai moderati più destrorsi.

La sola idea che i bambini mendicanti o i disperati che annegano accanto alle nostre isole più belle siano «diversi» da noi è raccapricciante. Eppure, anche nei nostri titoli e nei nostri articoli, qualche volta dimentichiamo che noi potremmo essere quelle madri o quei padri sulle navi della disperazione o che quei bambini al semaforo potrebbero essere i nostri figli. Nasciamo tutti nello stesso modo, in luoghi diversi e in condizioni diverse, ma siamo la stessa cosa, la stessa carne, lo stesso sangue. Ergo: i ruoli e le destinazioni in cui ci troviamo ad esistere non dipendono dalle nostre presunte e future qualità (o difetti).

Fa fatica, fa impressione, fa perfino un po’ paura doverlo ribadire, riscrivere, sottolineare. Ed è davvero una tragedia se - distratti dalle intercettazioni e dalle prevedibili modestie del Pd, partito nato al gazebo, insediato all’ombra e finito spiaggiato o sdraiato - non ci rendiamo conto che qui non è questione di impronte o di Cpt (quei recinti e quelle gabbie sono una vergogna mondiale almeno quanto le torture americane di Guantanamo o la pena di morte), è in discussione il fondamento della nostra intera società.