domenica 21 dicembre 2008

• Presidenzialismo?

Sui giornali di questa mattina leggo che nella conferenza stampa di fine anno, il presidente del Consiglio (non ha senso ribattezzarlo come premier o primo ministro!) Silvio Berlusconi, ha dichiarato che l'Italia è pronta per l'elezione diretta del Capo dello Stato e che auspica, « entro questa legislatura, un ampio dibattito per arrivare a una riforma presidenzialista». Questa, dice, è «la formula costituzionale che può portare al miglior risultato per i governi», dal momento che l'attuale «architettura costituzionale ci pone dietro agli altri Paesi» ed aggiunge: «una moderna democrazia bipolare» a suo dire, dà «un grande vantaggio» qualora «potesse darsi un'architettura che hanno i grandi Paesi occidentali». Puntualizza anche, per la verità, che «serve il 100% del Parlamento» per l'approvazione.
"Dai, picchia e mena" è venuto fuori il rospo!
In un precedente post dicevo anche che «la prima "amoralità" pubblica è che si finanzino partiti che non hanno, di fatto, percorsi democratici interni e che si continui a non considerare che il primo problema pubblico è che la gestione del potere è saldamente tenuto in mano da gruppi dirigenti oligarchici attenti, ma non troppo, a quanto accade nella Comunità e nelle relazioni interpersonali tra i cittadini.» « Le culture presidenzialiste ed autoritative (qualcuno le chiama aziendaliste) vanno per la maggiore. Il cittadino, le famiglie si sentono vieppiù marginali ed inciampo occasionale.» Riprendo il discorso aggiungendo che esso non rispondeva a timori ma ad una conseguenza razionale delle prese di posizione che da quindici (dico 15 anni!) Berlusconi, i suoi alleati di AN e contorni vari, più o meno apertamente proclamano. Ho scritto recentemente: «dobbiamo impegnarci perché siano superate forme elettorali anomale - come le attuali - che forzano per un bipartitismo senza capo né coda, o per un presidenzialismo in salsa gelliana.»
Non mi fa piacere, in questo caso, fare la parte della Cassandra! Dobbiamo attrezzarci per respingere questa volontà che, di fatto, ci riporterebbe indietro di 70 anni. L'averla proposta, oggi, in conferenza stampa di fine anno da parte del Presidente del Consiglio, può servirgli nell'immediato a cercare di distogliere l'attenzione dai provvedimenti socio-economici del governo da lui voluto e gestito, dalle manipolazioni applicative delle nuova normativa scolastica e dal tentativo di aumentare le sudditanze al potere del momento. Ciò non toglie che la proposta è nel piatto e, questa volta, non 'velata'.
Confusione, approssimazioni e piccole (e grandi) arroganze, individualismi hanno fatto cadere il governo Prodi e lo hanno fatto rappresentare come un 'demone'. Aveva certamente le sue debolezze. Ma questo è il risultato! Non sarebbe il caso di rimboccarci le maniche, uomini e donne (conservatori, riformisti e moderati) per riassumere il nostro ruolo primario di cittadini?

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