lunedì 4 gennaio 2010

• LAVORO. Sentirsi ‘vivi’, capaci di contribuire alle soluzioni.


Il numero dei senza lavoro ha sfondato quota 2 milioni. A questo devono aggiungersi circa 5-600.000 cassanintegrati, di cui al momento non si conosce la sorte. Livorno è dentro. Lo sappiamo, anche se sembra in lieve recupero; momenti come la ex-Delphi o la ex-Motofides attenuano e ridanno infatti speranza. Il barile era già stato raschiato, da tempo e,quindi, ogni notizia in tal senso è salutare.
Ma quali prospettive di lavoro, dipendente o autonomo? Qualcuno si sorprende che le migliori professionalità (sperimentate o potenziali) ed i più intraprendenti cerchino altrove alternative, anche fuori dall’Italia, comunque fuori dalla realtà territoriale, ed invoca il superamento individuale delle frustrazioni, del deficit di speranza incombente.
I nostri anziani sono sempre più poveri e sempre meno in grado di dare una mano a chi è in trincea, sempre più residuali. La realtà quotidiana preme. La lontananza dal territorio dei centri decisionali accentua la sensazione di marginalità che ormai da troppo tempo rischia di soffocare le energie ancora disponibili o recuperabili.
La mia amica Cristina su FB ha scritto:
«Dobbiamo svegliarci, numerose famiglie italiane compresa la mia e' veramente con il sedere per terra, costretti a rinunciare alle cose primarie, bollette che si accumulano, e buste paghe sempre piu' leggere.......ma come facciamo? Siamo veramente stufi! Viviamo nell'angoscia continua. Facciamo qualcosa per fermare chi non rispetta le regole, per sollecitare chi dovrebbe operare nel salvaguardare i nostri diritti. Siamo stanchi!!!!»
Una prima considerazione. Sono convocati Tavoli di consultazione tra i vari soggetti - pubblici e privati - alla ricerca di un progetto o a conferma di un obiettivo già individuato. Possono essere importanti se nessuno si mette alla finestra in attesa che quello che sta accanto faccia. È ormai urgente che tutti remiamo nella stessa direzione e con gli stessi tempi; che tutti facciamo concretamente avvertire il ruolo che siamo chiamati a rappresentare - non solo a parole. La parola TUTTI, non fa escludere nessuno: dalle imprese ai sindacati dei lavoratori e delle lavoratrici, a chi ha scelto di essere sostegno e voce dei più deboli e marginali, alle istituzioni (figlie di momenti elettorali). La parola TUTTI richiede una attenta riflessione sul significato di PARTECIPAZIONE alla tutela e progettazione del bene comune. Essa impone di creare le condizioni perché TUTTI siano messi nelle condizioni di esercitarla, non solo formalmente.
Una seconda. L’intervento di Cristina ricorda che essere solidali non è solo fare in modo da fronteggiare esigenze minime vitali delle persone e delle famiglie, ma anche dar loro speranza, farle sentire ‘vive’, capaci di contribuire alle soluzioni, impedire che la mancanza di speranza porti alla paralisi e che il primo che passa speculi sulla pelle di chi sta peggio.

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