martedì 14 aprile 2009

• Le idee di don Mazzolari una scossa anche per le giovani generazioni.

Don Primo Mazzolari [1890-1959]. Parroco per 27 anni di Bozzolo, un paese del mantovano; simbolo di idee popolari assunte come garanzia che il riformismo non si sarebbe mai trasformato in conservazione. «Il don Mazzolari partigiano, l’anticipatore del Concilio nel distinguere tra l’errore (l’ideologia comunista) e l’errante (gli uomini della sinistra con cui collaborare), soprattutto il ribelle al conformismo e all’egoismo sociale.» ha scritto Claudio Sardo sul MESSAGGERO. Dario Franceschini è davanti a quella chiesa di Bozzolo. Chiama all’impegno politico le giovani generazioni (a tutte, nella loro diversità culturale; assediate - oggi più di sempre - dalla cosiddetta 'cultura dell'incertezza'). In una fase di transizione del sistema politico italiano che si deve rendere conto che «L’elettorato non è bipolare, ma tripolare: diviso non tra destra e sinistra ma tra progressisti, moderati e populisti»[Enrico Letta] Ad esse offre laicamente una testimonianza emblematica - quella di don Mazzolari, riproponendola come leader transitorio in un passaggio di un progetto di partecipazione da una crisi acuta a un esito incognito; e cercando di limitare i danni derivanti da un troppo lento superamento del ritardo storico della sinistra. Aggiunge Sardo: «Il Pd non può essere la propaggine di sinistra dell’unica ideologia dominante. Deve essere capace di una nuova griglia di valori. Anzi, di un nuovo «modello sociale». Non solo consumi. Non solo profitto. Non solo il pil per misurare la ricchezza. Non solo il mercato. Non solo il liberismo. Le parole di don Mazzolari hanno un suono antico.» Oggi Franceschini propone di declinare il «personalismo» esposto in vita da don Mazzolari con parole nuove come la rete, la liberazione del tempo, le opportunità, il merito. E con parole vecchie come uguaglianza, lotta alla povertà, volontariato, solidarietà. Un partito riformista «deve avere l’ambizione di proporre un altro modello di società». Sono passati cinquant’anni dalla morte di don Primo Mazzolari e la memoria di questo prete semplice e forte ancora ci parla. Mazzolari ha molto amato le giovani generazioni, in particolare: «perché la sua spiritualità non aveva nulla di intimistico ma era spesa nella storia concreta di tutti i giorni nell’esercizio quotidiano dell’amore per il prossimo.»[Dario Franceschini] «E che cosa era, se non questo, l’alternativa cristiana di una politica come servizio? La forma più esigente di carità, come aveva detto Paolo VI. «La carità di don Mazzolari era un fatto che veniva prima della politica ma che aveva a che fare con la politica. Quella carità, vissuta accanto agli umili e al servizio degli ultimi, per la giustizia, l’uguaglianza e la libertà, era fatta di coerenza e di coraggio.» [Dario Franceschini] «Cosa c’è di attuale nella testimonianza di don Primo Mazzolari? Cosa c’è di davvero profetico che resiste all’usura di un tempo capace di consumare ideali, valori, principi? Credo che rimanga soprattutto la lezione del come si costruisce condivisione: oggi si direbbe coesione sociale. Di come, attraverso il dialogo anche con i più lontani, si fa comunità. Di come non vi sia contraddizione tra una fede religiosa forte e coerente e la capacità di farsi prossimo. Di aprirsi e di farsi interpellare laicamente dalle ragioni dell’altro. Di mettersi in discussione ogni giorno, riconoscendo il proprio limite per superarlo.» [Dario Franceschini]

Nessun commento: