domenica 26 aprile 2009

• 25 aprile. In politica senza "immagini schermo"

Se si vuole mettere tutti nelle condizioni di dire cosa vorrebbero fare da grandi, bisogna togliere dagli occhi e dalla mente del prossimo (che sia di destra, centro o sinistra), immagini/cartolina e luoghi comuni. Sono immagini dietro le quali si nasconde spesso il nulla, la mancanza di idee, la incapacità di dare contenuti compatibili con la realtà che viviamo; proporre e conseguire (anche parzialmente) obiettivi che diano una risposta costruttiva ai nostri ideali, al nostro senso della vita e del vivere insieme. Sono immagini tenute vive, spessissimo, dai mezzi di comunicazione (giornali, radio, TV, internet) e, molto meno, dai diretti interessati (che le leggono sbiadite nel tempo e con ansia autogratificante). Ieri è stato uno di questi momenti. Berlusconi ed, in parte, il mondo che si manifesta come erede del fascismo hanno finalmente accettato, anche formalmente, il momento 25 aprile: un momento che storicamente ha visto la sanzione della sconfitta del fascismo italiano, il recupero dei veri valori della convivenza comunitaria (che è sempre rispettosa delle culture autonomamente maturate in un territorio, buone o meno buone che siano), un primo passo nel superamento dell'ideologismo ottocentesco che ci aveva caratterizzati ed i cui cascami e derivati ci stanno tuttora condizionando. Ora ciascuno può mostrare la qualità del proprio volto propositivo e cercare di farla conoscere agli elettori, senza 'schermi che nascondano il niente o la incapacità di gestione mascherata con velleità varie, che portano alla litigiosità permanente ed all'immobilismo. Ora Berlusconi, insieme ai suoi imitatori occasionali, può proporre una immagine di se stesso come modello e, probabilmente, disporsi credibilmente per nuove competizioni elettorali. Obiettivo: dare un volto a fantasie più o meno giovanili, più o meno carnascialesche, più o meno intelligenti e superficiali; alle quali mediamente si può essere affezionati. Il 'berlusconismo' si sforza di trovare una dimensione compatibile con immagini e contenuti propri del 'padrone' a cui affida il ruolo del leader. Ma la cultura cattolica, che tanto ha contrassegnato le varie manifestazioni del sistema Italia? Ha un potenziale culturale progettuale e propositivo collaudato secolarmente, ma continua nelle sue permanenti insoddisfazioni per quanto accade nelle piccole cose accertabili quotidianamente con la conseguenza di affidare ad altri deleghe a proporre e progettare, cercando reti di protezione della propria 'insula': tendendo a fabbricare una tela di Penelope con vocazione, più o meno manifesta, ad un supplizio di Tantalo, all'elemosina prima e più che alla carità. È urgente che sistemi formativi e propositivi, simili a quelli invocati dal CSC - Coordinamento Sociale Cristiano o a quelli del Centro Sudi sindacali della Cisl degli anni '50, decollino in modo che si abbandoni l'improvvisazione, quando c'è, e siano laicamente definiti o riprecisati i ruoli di tutti nella comunità locale e nella società.

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