giovedì 7 agosto 2008

• In Italia la povertà colpisce sempre più i minori

©L'Osservatore Romano - 7 agosto 2008
Allarme del presidente della Federazione salesiani per il sociale
di Alessandro Trentin
La povertà in Italia colpisce sempre più i minori: il ventiquattro per cent0 si trova in situazioni di estremo disagio. A rilevarlo è il presidente della Federazione italiana Salesiani per il sociale (Scs), don Domenico Ricca, che in un recente intervento ha chiesto "politiche più coordinate e mirate per i giovani, minacciati da nuove forme di povertà e discriminazione".
Ad allargare la fascia del disagio è in particolare l'abbandono scolastico: novecentomila minori non frequentano le scuole.
La scarsità o l'assenza di protezione sociale e l'accesso limitato alle cure mediche sono, inoltre, gli altri fattori che influiscono negativamente sulle nuove generazioni. I "nuovi poveri", cioè i minori - spiega don Ricca - non sono solo legati agli alti e bassi del trend produttivo: la loro povertà oggi è anche marginalità sociale. Alla precarietà economica si aggiungono, infatti, condizioni di inferiorità culturale, difficoltà familiari e marginalità urbanistica: quartieri ghetto, baraccopoli periferiche, campi prefabbricati, insediamenti di edilizia popolare separati nettamente dal restante tessuto urbano.
I piccoli, che non hanno le risorse materiali e spirituali per sopravvivere, vengono privati della possibilità di soddisfare i diritti, di realizzare il proprio potenziale, di svilupparsi e crescere. La povertà e l'esclusione sono peraltro tra le cause determinanti dello sfruttamento dei minori, soprattutto nelle regioni del sud Italia.
Sono sempre i bambini - ribadisce - a fare le spese del comportamento dei più grandi: non solo sono sfruttati, dimenticati dalle famiglie di appartenenza ma - evidenzia - oggi sono anche "attaccati", respinti dal resto della società.
È la deriva di un modo di pensare che vuol risolvere i problemi affrontando a muso duro quelli che sono considerati i "noccioli" delle questioni, senza voler considerare altre tipologie di approccio di tipo culturale, preventivo, educativo. Il presidente della Scs osserva che "tali problematiche coinvolgono soprattutto nomadi e stranieri, condannati a una sostanziale esclusione sociale".
Gli interventi poi, là dove vengono attuati, sono caratterizzati dalla frammentarietà ed eterogeneità delle politiche locali, mancando un significativo raccordo con le programmazioni nazionali nell'ambito delle scuola e della tutela della salute. La federazione auspica un intervento che si concretizzi in una figura istituzionale di tutela dei minori. "Da parte di associazioni ed enti - afferma don Ricca - c'è la richiesta di un garante nazionale per l'infanzia e l'adolescenza che assicuri ai minori i loro diritti. Sembra assurdo - sottolinea - che ci sia bisogno di tale figura nelle nostra modernissima società il cui grado di evoluzione sociale dovrebbe essere pari a qualle tecnologica. Eppure i nostri dati parlano chiaro: nella nostra affannosa corsa lasciamo indietro qualcuno".

1 commento:

Ettore ha detto...

Questo articolo, in corso di distribuzione da parte di FAMIGLIA CRISTIANA è complementare a quello dell'allarme giovani. Rispecchia quello che penso.
Qualche personaggio e qualche quotidiano classificano la rivista dei Paolini come catto-comunista e parlano addirittura di livore anti-berlusconiano. Hanno mai letto i testi di riferimento della dottrina sociale della Chiesa, cercando di trarne indicazioni per il presente, per le condizioni evidenti di tante persone e comunità? Fotografare un dramma in atto, significa solo rifiutarsi di ignorare in nome di ideologie o di fazioni.
Vogliamo affibbiare etichette? Buon pro! Su lavoro e da cittadino sono oggetto di classificazioni: a volte mi hanno detto che sono di destra a volte di sinistra! Mi sforzo solo di essere di osservare senza paraocchi e riflettere. E non sono mai soddisfatto né tantomerno ho ipse dixit da distribuire a destra o a manca. Forse sarà, come diceva molti anni fa, un mio docente perché un cristiano è molto difficile che sia del tutto'contento' di un qualsiasi governo; al massimo può sentirsi rappresentato ed accettare un metodo di relazioni e comportamenti, dalla possibilità di partecipare alla formazione delle decisioni. Non mi sembra che ci sia qualcuno che abbia voglia di parlarne, almeno in questo periodo. Ma è meglio leggere!
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Primo piano.
MILITARI IN STRADA E SINDACI SCERIFFI: IL RISCHIO È UNA GUERRA TRA POVERI
IL PRESIDENTE SPAZZINO NEL "PAESE DA MARCIAPIEDE"
Bene fa il Governo a prendere provvedimenti su annosi problemi. Ma riuscirà a fugare il sospetto che quando è al potere la destra i ricchi si impinguano e le famiglie si impoveriscono?
È un "Paese da marciapiede" quello che sta consumando gli ultimi giorni di un’estate all’insegna della vacanza povera, caratterizzata da un crollo quasi del 50% delle presenze alberghiere nei luoghi di vacanza. Dopo vari contrasti tra Maroni e La Russa, sui marciapiedi delle città arrivano i soldati, stralunati ragazzi messi a fare compiti di polizia che non sanno svolgere (neanche fossimo in Angola), e vengono cacciati i mendicanti senza distinguere quelli legati ai racket dell’accattonaggio da quelli veri.
A Roma il sindaco Alemanno, che pure mostra in altri campi idee molto più avanzate di quelle che il pregiudizio antifascista gli attribuisce, caccia i poveri in giacca e cravatta anche dai cassonetti e dagli avanzi dei supermercati. Li chiamano scarti, ma lì si trovano frutta e verdura che non sono belli da esporre sui banchi di vendita. E allora se vogliamo salvare l’estetica, perché non facciamo il "banco delle occasioni", coprendo con un gesto di pietà (anche qui "estetico"), un rito che fa male alle coscienze? Nei centri Ikea lo si fa, e nessuno si scandalizza. Anzi.
Ma dai marciapiedi sparisce anche la prostituzione (sarà la volta buona?) e sarebbe ingeneroso non dare merito al Governo di aver dato ai sindaci i poteri per il decoro e la sicurezza dei propri cittadini. A patto, però, che la "creatività" dei sindaci non crei problemi istituzionali con questori e prefetti e non brilli per provvedimenti tanto ridicoli quanto inutili; e che il Governo non ci prenda gusto a scaricare su altri le sue responsabilità, come con l’uscita tardiva e improvvida (colpo di sole agostano?) della Meloni e di Gasparri, che hanno chiesto ai nostri olimpionici di non sfilare per protesta contro la Cina (il gesto forte, se ne sono capaci, lo facciano loro, i soliti politici furbetti che vogliono occupare sempre la scena senza pagare pegno!).
Tornando al "Paese da marciapiede", ha fatto bene il cardinale Martino, presidente del Pontificio consiglio per i migranti, ad approvare la lotta al racket dell’accattonaggio senza ledere il diritto di chiedere l’elemosina da parte di chi è veramente povero. Il cardinal Martino ha posto un dubbio atroce: la proibizione dell’accattonaggio serve a nascondere la povertà del Paese e l’incapacità dei governanti a trovare risposte efficaci, abituati come sono alla "politica del rattoppo", o a quella dei lustrini?
La verità è che "il Paese da marciapiede" i segni del disagio li offre (e in abbondanza) da tempo, ma la politica li toglie dai titoli di testa, sviando l’attenzione con le immagini del "Presidente spazzino", l’inutile "gioco dei soldatini" nelle città, i finti problemi di sicurezza, la lotta al fannullone (che, però, è meritoria, e Brunetta va incoraggiato). Ma c’è il rischio di provocare una guerra fra poveri, se questa battaglia non la si riconduce ai giusti termini, con serietà e senza le "buffonate", che servono solo a riempire pagine di giornali.
Alla fine della settimana scorsa sono comparse le stime sul nostro prodotto interno lordo (Pil) e, insieme, gli indici che misurano la salute delle imprese italiane. Il Pil è allo zero, ma le nostre imprese godono di salute strepitosa, mostrando profitti che non si registravano da decenni. L’impresa cresce, l’Italia retrocede. Mentre c’è chi accumula profitti, mangiare fuori costa il 141% in più rispetto al 2001, ma i buoni mensa sono fermi da anni. L’industria vola, ma sui precari e i contratti è refrattaria. La ricchezza c’è, ma per le famiglie è solo un miraggio. Un sondaggio sul tesoretto dei pensionati che sarà pubblicata su Club 3 dice che gli anziani non ce la fanno più ad aiutare i figli, o lo fanno con fatica: da risorsa sono diventati un peso.
È troppo chiedere al Governo di fugare il sospetto che quando governa la destra la forbice si allarga, così che i ricchi si impinguano e le famiglie si impoveriscono?