sabato 16 agosto 2008

• Con OGM verso disastro ambientale ?

Il quadro ambientale si presenta sempre più grave e drammatico. Stando ai giornali, si innestano processi al buio con conseguenze imprevedibili e - spesso - incontrollate ed incontrollabili. I centri di potere (piccoli e grandi) che governano il mondo degli affari e,soprattutto, della finanza - determinando o condizionando pesantemente spesso anche gli assetti istituzionali di Paesi e continenti - si comportano come il Re Mida della mitologia classica.
Il servizio di Carolina Stupino per l'agenzia ANSA, ripreso poi da altre importanti testate mediatiche, lo evidenzia con chiarezza nel riferire in data 13 agosto u.s. della posizione di Carlo d'Inghilterra.
Non posso che aderire, senza riserve, al nuovo appello di batterci per la salvaguardia ambientale. Non è un atto di natura ideologica anti-OGM, non un atto pregiudiziale. Già nell'ottobre del 2003 ci fu una simile richiesta attraverso il giornale inglese 'The Independent' «Ogm: ambiente, l'impatto sulla biodiversità e' negativo» ed altri ne abbiamo letti negli anni. Il tempo residuo per riassumere il controllo della situazione è sempre più scarso.

La Chiesa cattolica italiana dedica il prossimo 1 Settembre alla "Salvaguardia del Creato". Mi auguro che le diocesi ed i loro uffici per i problemi sociali ed il lavoro, le parrocchie e le associazioni ecclesiali si impegnino a fondo perché il momento e la situazione non passino in sottordine.
Ma ecco, qui di seguito, il testo della Stupino:
«LONDRA - Date il via libera alla diffusione degli Ogm e tra qualche tempo vi troverete a dover affrontare la la più grande catastrofe ambientale mai conosciuta dall'uomo: é questo il monito senza mezzi termini lanciato sulle pagine del Daily Telegraph dal principe Carlo, secondo il quale le multinazionali stanno conducendo "un gigantesco esperimento sia sulla natura che sull'umanità intera, che sta andando terribilmente storto", dando origine ad una serie di problemi globali, primi fra tutti i cambiamenti climatici.
Il principe di Galles, celebre per il suo impegno a favore dell'ambiente e dell'agricoltura biologica, ha dichiarato di temere anche lui una possibile crisi alimentare, ma che secondo lui affidarsi a queste "enormi aziende" non è la risposta giusta al problema. "Sarebbe la distruzione assoluta di tutto, la classica maniera di far sì che in futuro resteremo senza cibo. Dovremmo discutere di sicurezza del cibo, non della produzione del cibo", ha affermato l'erede al trono britannico, aggiungendo: "Questo è quel che conta, e quel che la gente non capisce. E se pensano che funzionerà perché si inventeranno una cosa geneticamente modificata dopo l'altra, io non voglio saperne, perché sarà garantito che avremo il più grande disastro ecologico di tutti i tempi". Carlo ha poi portato l'esempio dell'India, dove nella regione del Punjab vi sono ora una serie di problemi legati alla mancanza d'acqua e alla contaminazione da pesticidi perché le coltivazioni Ogm che sono state introdotte nella zona necessitano grandi quantità d'acqua e non sono in grado di resistere ai parassiti autoctoni. Secondo il principe quanto accaduto in India dovrebbe aver insegnato agli scienziati a lavorare con la natura, non contro di essa. "Se si va avanti senza l'assistenza della natura si dà origine a problemi imprevedibili che possono essere molto costosi e difficili da risolvere", ha detto Carlo.
I suoi commenti promettono di infiammare nuovamente il dibattito sulla diffusione degli organismi geneticamente modificati in Gran Bretagna, in un momento in cui, a causa dell'aumento dei prezzi del cibo, gli Ogm potrebbero contare su un maggiore sostegno. Dal 2000 il governo di Londra ha dato il via libera alla coltivazione, unicamente a livello sperimentale, di 54 colture Ogm. Da allora non sono mancate le proteste e le polemiche: proprio due settimane fa un'equipe di ricercatori sugli Ogm ha chiesto al governo maggiore protezione per le coltivazioni sperimentali dopo che un gruppo di manifestanti ha distrutto una delle due piantagioni alle quali il ministero dell'agricoltura aveva dato il via libera per quest'anno. »

2 commenti:

Ettore ha detto...

Cogliendo occasione da un convegno tenutosi nell’Auditorium della Parrocchia Maria SS.ma Addolorata di Grosseto, l’amico Bulfardo Romualdi - che fa parte della comunità grossetana - ci ha permesso il contatto col blog “IL FUTURO SIAMO NOI” - Io riciclo, tu ricicli?- (http://ricerchio.splinder.com/). Mi permetto di segnalare l'indirizzo web per consentire una informazione utile alla riflessione anche a sostegno del prossimo 1 settembre, giorno della Salvaguardia del Creato per la Chiesa italiana. Si tratta di un momento del diritto/dovere alla vita al quale tutti siamo chiamati.
In quel blog si descrive quanto accade a Vedelago in provincia di Treviso. Il centro riciclo di Vedelago (www.centroriciclo.com) è famoso in Italia ed in tutto il mondo per la sua capacità di Riciclare il 100% dei Rifiuti che gli arrivano, tant'è che persino dalla Cina vanno a visitarlo. Da quelle pagine può essere scaricato un video (http://www.centroriciclo.com/else/video.wmv), attraverso il quale documentare a giovani e ragazze, quel processo così essenziale per il nostro presente e per il futuro. Viene preso spesso a modello perchè è pioniere nel riciclo. Se avessimo tutti dei centri in questo modo, potremmo evitare gran parte delle discariche e chiudere molti inceneritori.
Spesso ci chiediamo come mai non venga imboccata questa via... La risposta possiamo indovinarla... sia per ignoranza (in pochi conoscono questa possibilità), sia per debolezza strutturale (finanziaria e/o volontà politica). Si preferisce il metodo più "sbrigativo" dell'incenerimento...
Come ultimo appunto non credete a chi vi dice che da noi non è possibile fare un centro simile, infatti stanno già sorgendo in alcune località italiane centri come quello di Vedelago.

Ettore ha detto...

IL MESSAGGERO - domenica 17 agosto 2008
Crescono le zone "morte" degli oceani:
ormai sono una superficie pari alla Nuova Zelanda

ROMA (16 agosto) - Crescono le “zone morte” degli oceani, quelle dove è impossibile la vita. Negli ultimi dieci anni sono arrivate ad occupare una superficie pari a quella della Nuova Zelanda, crescendo del 30%. Lo afferma uno studio del Virginia Institute of Marine Science, pubblicato sull'ultimo numero della rivista Science.
Lo studio ha esaminato 405 aree del pianeta in cui gli oceani hanno carenze molto gravi di ossigeno, trovando che la loro superficie è ormai di 250 mila chilometri quadrati e aumenta con grande velocità. «Ormai le zone morte sono il principale indicatore dello stress degli oceani: non c'è nessuna variabile che sia cresciuta così tanto in così poco tempo», spiega Robert Diaz, coordinatore dello studio.
Secondo lo studio queste aree sono in aumento anche come numero. Dalle 162 degli anni '80 si è passati alle 305 degli anni '90, fino ad arrivare alle 405 di oggi. Il processo che causa la "morte" dell'oceano dipende dalla forte presenza di nutrienti all'azoto e al fosforo, normalmente dovuti a fertilizzanti, che provoca una crescita incontrollata di alghe. Le alghe favoriscono la presenza di batteri che per decomporle assorbono l'ossigeno dall'acqua circostante. «L'ipossia - spiega Diaz - viene presa in considerazione solo dopo che ha effetto sui pesci sfruttati commercialmente, ma bisognerebbe intervenire prima».