mercoledì 20 agosto 2008

• Il bastone tramonta. Ora è tempo di carota

Scrive Sansa su LA STAMPA del 20 agosto: “Una pagella ogni anno. E chi non prende almeno sette può dire addio all'incentivo. Non siamo in un liceo, ma al comune di Genova. Qui, come in altre grandi città, dopo una trattativa tra amministrazione e sindacati il sistema dei premi ai più bravi è diventato realtà. «Chi si impegna può intascare fino a 3.200 euro lordi l'anno», spiega il segretario generale Maria Angela Danzì. Non un tesoro, forse, ma l'equivalente di una quattordicesima. Certo, poi bisognerà vedere che cosa accade all'atto pratico. Le prime valutazioni sono attese per settembre e c'è chi teme una soluzione all'italiana: bei voti e premi per tutti.” Ed aggiunge: “Una cosa, però, è sicura: ci saranno valutazioni ogni dodici mesi. Con voti e materie, proprio come a scuola. I dipendenti delle fasce più basse dovranno rispondere a voci come puntualità, assiduità, collaborazione. I dirigenti saranno valutati anche per i rapporti con i sottoposti. In principio c'era stata la primavera del bastone, con il ministro Renato Brunetta che ha ingaggiato una lotta ai fannulloni. Ma in fondo il fenomeno è stato planetario, seppur diverso a ogni latitudine. Così nel Sud della Cina, nello Shenzhen, un'azienda ha vietato ai dipendenti fannulloni di parlare per non sottrarre tempo al lavoro. I trasgressori devono lavorare tre giorni con una mascherina sulla faccia. Silenzio.”
Niente di nuovo sotto il sole!
Quando entrai a lavorare, in primavera vedevo - io novellino - una strana eccitazione tra i miei colleghi (una trentina): a chi sarebbe toccato il premio annuale? Gli anni successivi, stessa musica: alcuni chiamati in direzione con consegna della 'busta premio', altri semplicemente in ascolto di reprimende o promesse accattivanti. Per i più lo stipendio contrattuale con un po' di amarezza per l'esclusione. Il buon papà (direttore o capufficio che fosse! A volte il direttore generale del personale, nientemeno!) aveva creato le premesse per il nuovo periodo lavorativo. Alle 16 uno di noi sarebbe andato - come ogni giorno - nella stanza dell'archivio a preparare una tazza di tè incolore che tutti avrebbero bevuto, 'golosi'.(Naturalmente il tè era stato comprato con una piccola tassa mensile fuori busta!). Un premio annuale che avrebbe avuto importanti sviluppi, come il premio antisciopero degli anni '70! Quanto scandalo quando Giancarlo, io ed altri amici e colleghi prendemmo, in un certo anno, quelle buste (peraltro consistenti) e le deponemmo platealmente nella cassetta della San Vincenzo de' Paoli. Fu l'avvio del nostro 'premio di produttività' contrattato, commisurato a parametri che puntavano veramente a misurare la professionalità e la voglia di impegnarsi! Altri tempi? Qualcuno poi volle omologare quei 'premi' all'incultura salariale, confondendo qualità e quantità!
A Brunetta (ed agli odierni 'meritocratici') lo avranno raccontato i suoi ex compagni del partito socialista che in molti, cattolici o marxisti (più o meno allineati a questo o quello), combattemmo per eliminare quegli incontri annuali in direzione, convinti che il punctum dolens di ogni organizzazione non sono le ruote ma chi le guida. La loro capacità di essere leader e di essere preparati nella loro funzione.
Ma non deve avere mai incontrato il suo ex compagno di partito Gino Giugni, insegnante di noi giovani sindacalisti, al Centro studi della Cisl. Se ci avesse parlato o lo avesse ascoltato non credo che avrebbe dato un potere senza controllo - di fatto - alle dirigenze pubbliche (facendo un salto all'indietro nella organizzazione del lavoro) e invitato al servilismo i dipendenti pubblici (che peraltro non sono degli stinchi di santo!). A meno che le nuove contrattazioni abbiano scoperto nuove salvaguardie ed equilibri contrattuali. Cosa tutta da scoprire.
Ma forse l'età mi fa essere troppo preoccupato e non mi fa avvertire che il quadro non sfugge di mano a chi lo sta determinando. Non posso non rilevare, però, che quando i 'politici' hanno messo mano diretta su questi processi hanno sempre determinato - in Italia ed all'estero - danni socio-relazionali assai gravi per la democrazia. Ho ancora una volta fiducia nel sindacato e nella professionalità dei contrattisti, ma sono le premesse etiche che mi preoccupano.

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