sabato 1 novembre 2008

• Responsabilità sociale e attività finanziario-economiche

In quest’ultimo periodo abbiamo assistito come osservatori che cercavano di capire le dinamiche finanziarie globali e sempre più spesso ci siamo rivolti la domanda: «I principi etici possono aiutare i mercati in difficoltà?».Da anni nessuno sembrava interrogarsi su quanto stava per accadere in conseguenza di una esasperazione liberista e speculativa, che portava a confondere accumulazione con accaparramento fine a se stesso. Quante volte si è parlato del probabile collasso del sistema, dovuto non solo ad una carenza di capitale monetario ma soprattutto ad una carenza di capacità e volontà etica. A proposito di funzione sociale del mercato, mons. Diarmuid Martin, arcivescovo di Dublino ha osservato che il mercato: “può funzionare solo in un quadro etico e legale, in cui i più deboli sono tutelati e in cui l’arroganza dei potenti è arginata. Oggi constatiamo come il comportamento individuale selvaggio e sregolato, nell’attività del mercato, influisca sulla stabilità delle imprese ma anche sulla stabilità dei Paesi e quindi degli uomini e delle donne che compongono la società in cui viviamo”. Valutazione non nuova e che era stata richiamata anche dal magistero di Giovanni Paolo II.
Spero che sia evidente a tutti che siamo in una fase di fine del capitalismo alla statunitense; e di osservazione dell'aggiustamento degli strumenti derivati, quasi figli e figliastri, nei vari continenti. Spero che ci si impegni in un ripensamento profondo e che ci si avvii seriamente al superamento della confusione tra strumenti e fini, presente nel quadro col quale si devono fare i conti.
Come spesso accade quando ci si rende conto degli errori compiuti o sollecitati, consapevolmente o meno, ci si ricorda dell’etica, la dimensione Comunità e le regole di equilibrio che consentono di stare insieme, nel rispetto delle diversità naturali che rappresentiamo. Sono certo che dall’incontro delle gerontocrazie dominanti coi nuovi talenti (rappresentati soprattutto dalla generazione dei quarantenni, nell'attuale momento) possano essere dimensionate nuove e più valide strumentazioni; possa essere avviato un percorso condiviso per superare la confusione tra mezzi e fini indotta da centri di potere, locali o globali; confusione forse ricercata per una migliore gestione del potere e dei processi 'tecnici' che lo caratterizzano, ma comunque tollerata perché funzionale ad essi.
Mi sembra, perciò. importante accogliere l’invito a riflettere, ripreso dalla agenzia Zenith, con la riproposizione di un intervento del prof. Tommaso Cozzi, docente di Economia e Gestione delle Imprese presso l'Università di Bari.

T.COZZI - Responsabilità sociale delle attività economiche nell'attuale contesto

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