martedì 23 settembre 2008

• Un popolo zelante verso i superiori, sprezzante nei confronti dei più deboli.

Paure ed insicurezze. Non si risolvono i problemi organizzativi e gestionali della Polizia si Stato o delle altre forze normalmente usate con funzioni di polizia e di tutela dell'ordine ad ogni livello. Si invocano i militari: fa più spot ed impegno. Ma si provoca una deriva assai pericolosa. Apparentemente siamo in presenza di un atteggiamento muscolare che appaga vista ed insicurezze, personali o di gruppo. Ma «quest'indirizzo delle maniere forti si propaga per cerchi concentrici, come l'onda sollevata da un sasso sulla cresta del lago. Ha origine in un atto del governo, viene poi subito emulato da tutti gli altri apparati dello Stato. Dalla polizia stradale, che ha iniziato a prendere sul serio le norme contro l'alcolismo. Dalla magistratura, che senza l'altolà di Alfano avrebbe processato la Guzzanti per aver spedito all'inferno il Santo Padre. Da 8 mila sindaci travestiti da sceriffi, che in nome del decoro urbano proibiscono l'accattonaggio (Assisi), il tramezzino in pubblico (Firenze), le massaggiatrici in spiaggia (Forte dei Marmi), la sosta in panchina per più di due persone (Novara), le effusioni in auto (Eboli), le bevande in vetro nelle ore serali (Genova). Ma il giro di vite risponde a una domanda ormai corale da parte di chiunque sia investito di qualche responsabilità sulla nostra vita collettiva: è un ritornello, un tic. L'ultima proposta viene dal presidente della Lega calcio Matarrese, che reclama celle negli stadi, anche perché le patrie galere hanno esaurito i posti a sedere.» Il tarlo dell'insicurezza ci perseguita: impoverimento della classe media e affamamento dei ceti popolari. «Incertezza sul futuro si traduce in un bisogno d'ordine, scarica pulsioni intolleranti, imputa al maghrebino che raccoglie pomodori tutta la colpa se il lavoro è poco.»
Credo anch'io che siamo in una fase di avvio di una mutazione antropologica. La complessità nella quale stiamo vivendo, ormai da anni. sta designando a passo veloce una nuova tipologia di 'uomo', che genera il nuovo clima. «Riecheggia a questo riguardo la lezione d'uno psicologo nazista, Jaensch, poi rilanciata da Fromm e Adorno: ogni governo autoritario ha bisogno di una «personalità autoritaria», ossia d'un popolo zelante verso i superiori, sprezzante nei confronti dei più deboli. Non è forse questa la chiave di lettura del razzismo che soffia come un mantice sulla società italiana? E non sgorga da qui la doccia di gesso che ha spento le vampate d'odio sulla Casta? Improvvisamente la nostra società si è risvegliata docile, addomesticata. Alla cultura del conflitto, il sale dei sistemi liberali, abbiamo sostituito tutt'a un tratto il culto del potere, delle gerarchie, dell'ordine.» La destra, accompagnata dal berlusconismo sta intercettando questa atmosfera, gli dà uno sfogo, «sia pure riesumando fossili come le case chiuse o la verga del maestro. L'obbedienza non è più una virtù, diceva nel 1965 don Milani. Infatti: quarant'anni dopo, si è tramutata in vizio.»

per nota - I virgolettati indicano estrapolazioni da un pezzo di Michele Ainis su "La Stampa" del 23 settembre c.a.

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