martedì 4 gennaio 2011

• Incertezze da ripartenza o da mancanza di una strategia d’insieme?

In molti sostengono che siamo in una fase di ripartenza verso un sistema istituzionale più organico e meno improvvisato; che recuperi solidarismo e equità cui abbiamo teso per i primi cinquant’anni della Repubblica. In gran parte ne sono convinto anch’io. Ma la complessità del quadro, i suoi particolarismi risorti o nati ex novo e la rivisitazione di valori non sono né di facile lettura né di facile combinazione (quantitativa e qualitativa) tra di loro. Si stenta a definire i contorni dell’insieme.

Provo anch,io - nel mio piccolo - a dare un’occhiata.

In questi anni abbiamo assistito da una parte al tentativo di gestire - credibilmente - l’ex ventre molle del C.A.F. (Craxi, Andreotti, Forlani) da parte di un ‘personaggio’ con capi manipolo di destra e raccogliticci fabbricatori d’immagine conditi da procuratori d'affari di varia caratura. Dall’altra all’ansia di costruire una nuova realtà di centrosinistra assemblando dialetticamente due ‘insiemi’ in cerca di identità: gli uni, cascami degli ex comunisti italiani che a fatica vivevano il crollo politico dell'URSS e lo stato confusionale del laburismo occidentale; gli altri, il recupero e l’affermazione di identità del cattolicesimo sociale soffocato dalle ideologie post belliche. In questo quadro l’unica strategia possibile e praticabile è stata quella della ricerca di stabilità dell’esistente o dell’adattamento, di volta in volta, ai fenomeni verificabili; sia per gli uni che per gli altri.

I gruppi dirigenti dei sindacati dei lavoratori cercavano di mantenere in rotta una barca che rischiava ogni giorno di essere travolta dallo tsunami di un produttivismo sempre più affogato nei vari sistemi finanziari, pur mantenendo dinamiche proprie delle esperienze passate: con la Cgil che risentiva ancora delle proprie ascendenze ideologiche, più o meno pesantemente; con la Cisl che esaltava il proprio pragmatismo nel ruolo ‘negoziale’ del ‘sindacato nuovo’ disegnato fin dal 1950; con Uil e Ugl ondeggianti fra le prime due, oltre che da associazioni autonome funzionali ad esasperazioni di varia provenienza e consistenza.

Il mondo imprenditoriale che operava in due grandi dimensioni. Quella dei grandi aggregati travolti da dinamiche finanziarie - spesso fine a se stesse - che imponevano una generale e decisa inversione di valori alle Comunità (anche di quella italiana), ponendo il profitto al centro delle proprie attenzioni e finalità nonché relegando - in un ruolo decisamente marginale - l’homo faber; con un corteo a supporto formato da analisti politici e finanziari che attraverso i media agivano ed agiscono come ‘formatori’ funzionali alle nuove dinamiche dei sistemi finanziari. Quelle delle piccole e medie imprese che erano sparse, soggette alle duplice pressione dell’attività del giorno per giorno dei lavoratori e dell’uso - più o meno spregiudicato - degli strumenti finanziari.




1 commento:

Ettore ha detto...

Leggo una lettera di Walter Veltroni su La Stampa di oggi, che condivido. Non solo perché è molto vicina alle posizioni della Cisl, da me condivise, ma perché cerca una risposta razionale alla complessità che oggi comprime molte grandi aziende ed emargina di fatto le piccole. Ne trascrivo un brano, invitando a legegrlo nell’insieme.
“Marchionne ha posto con chiarezza, durezza e per tempo il problema: come ha scritto Berta (Sole24Ore del 14 dicembre) «la Fiat intende dar seguito ai programmi di investimento solo se i regimi di orario e le condizioni di lavoro garantiranno massima efficienza». Non si tratta della proposta di abolire la contrattazione, o di ridimensionarne l’ambito e l’oggetto: è però certo che le tradizionali relazioni industriali, tutte incentrate sul contratto nazionale di categoria, non sono in gradi di «ospitare» il confronto tra le parti in modo tale da renderlo capace di fornire una risposta positiva alle esigenze di grandi e piccoli insediamenti produttivi nell’Europa del nuovo millennio. Ci vuole un contratto di lavoro costruito più a ridosso dell’organizzazione aziendale.”
Link: http://www.lastampa.it/redazione/cmsSezioni/economia/201101articoli/62036girata.asp