lunedì 4 ottobre 2010

• Lavoratori: Urgenza di un progetto comune.



Si è rotto qualcosa che è molto difficile rimettere insieme". Tra Fim-cisl, Fiom-cgil, Uilm e Fismic la spaccatura è verticale dalla base al vertice. "Venduti", gridava il mini corteo della Fiom livornese. "Squadristi", rispondevano dalla Fim-cisl dopo i lanci di uova contro la sede. Dalla Fim nazionale annunciavano "la preparazione di un dossier su tutti gli attacchi e le violenze subite negli ultimi mesi"per confemare che il quadro si era deteriorato ben prima della difesa - anche negoziale - del lavoro a Pomigliano. Raffaele Bonanni, il segretario generale confederale della Cisl ribadiva: «È possibile muovere l'accusa di 'venduti' contro chi ha firmato un accordo che ottiene investimenti, salva posti di lavoro e garantisce più salario ai lavoratori a parità di diritti»? Scrive Paolo Griseri su Repubblica del 4 ottobre: «Quella che è cambiata è la mentalità di fondo, quell'idea che c'era un tempo quando pensavamo che puoi dividerti su tutto ma esiste una solidarietà tra chi fa sindacato, dedica la vita a difendere i diritti dei lavoratori. Una solidarietà decisiva anche nelle vertenze più difficili, anche quando si arriva ad accordi separati". Il ricordo è di Giorgio Benvenuto, leader carismatico dalla Uil negli ultimi decenni del Novecento. Parla sfogliando i ricordi di trent'anni fa, quando i sindacati erano unitari. Anche sui volantini Fim, Fiom e Uilm erano una sola sigla, l'Flm, e ai cancelli di Mirafiori persero insieme.» Potevano fare eco Pierre Carniti e Luigi Macario, grandi leader storici della FIM-cisl e della FLM costruita insieme a Luciano Lama, Bruno Trentin e Benvenuto.

L’attuale situazione di tensione e scontro spesso sfocia nella violenza (tra i metalmeccanici in particolare) e rischia di riflettersi pesantemente anche all'esterno dell'associazionismo sindacale: scaricandosi negativamente sul consenso ad alcuni partiti e sull'astensionismo elettorale. Non si tratta, infatti, soltanto di una situazione figlia di concorrenzialità spicciola in caccia di conferma di egemonie storiche; anche se tale può manifestarsi in aree periferiche del sistema (Livorno è una di queste).

Due linee politiche si stanno confrontando duramente tra i metalmeccanici: quella della FIOM-cgil (affiancata anche dai COBAS) che punta alla contestazione tout cour - spesso con debole proposta difensiva (solo di rado temperata nelle piccole aziende dalle costanza dei rapporti diretti tra lavoratore ed impresa), frutto anche dalla esasperazione e dalla mancanza di speranza per un recupero di tranquillità sociale; e quella della FIM-cisl che, rendendosi conto che 'da solo' nessun soggetto può farcela (specie in momenti di gravissima crisi di sistema come gli attuali), cerca nel negoziato interno all'impresa ed all'esterno spazi di riequilibrio e 'nuovi' strumenti di partecipazione che costituiscano le basi per una ripartenza. Su questa seconda linea si sono attestati anche FISMIC e UILM.

1 commento:

Ettore ha detto...

Poco fa al TG3 è stata data notizia che Epifani (segretario generale Cgil) - oltre a riprendere a lavorare con sistema imprenditoriale e finanziario, ha ripreso contatto operativo con le altre confederazioni, partecipando al tavolo trilaterale che potrebbe condurre ad un Patto sociale fra diversi per far riprendere fiato al Paese - ora in piena asfissia. Non solo, ma commentando gli incidenti alle sedi Cisl di Treviglio e Livorno causati da attivisti della Fiom (a Treviglio guidati dal segretario), ha detto che le sedi sindacali devono essere considerate - tutte - 'presidi di democrazia', quindi non bersaglio anche materiale di contestazioni e violenze. SE SON ROSE FIORIRANNO. Ne sarei assai lieto e, con me, gran parte di lavoratori e pensionati anche della Cisl e delle altre organizzazioni/bersaglio. Nessuno può essere autosufficiente in momenti tanto gravi come il presente.