domenica 10 ottobre 2010

• Ricchi, quasi ricchi e poveri.


Il dramma degli immigrati (europei o extra-europei) ed il supersfruttamento al quale sono troppo spesso sottoposti non possono lasciarci indifferenti e silenziosi o arroccati su posizioni di presunta superiorità culturale o etnica.
È un dramma che trova un suo momento nella cacciata dalle baraccopoli ('abusive' o meno) delle famiglie nomadi (con incentivo o meno, con garbo opportunistico o meno, a livello di territorio o nazionale); senza prevedere per loro altra sistemazione abitativa civile (compatibile con la loro povertà ed emarginazione, spesso pluriennali) ed una qualsiasi chance di inserimento nel nostro contesto sociale. Obiezione frequente: prima dobbiamo pensare ai cittadini italiani ed alla nostra sicurezza (come se furti, molestie e simili fossero propri solo di nomadi ed immigrati!). È stupido e miope questo accanirsi, aggravando la destabilizzazione di questo gruppi di diseredati (che - anche se vogliono - non possono cercare un lavoro o un terreno nel quale insediarsi con le loro miserie.
Occorre una strategia contro la miseria che proviene dall'interno e dall'esterno dei nostri territori. Una strategia non la si improvvisa, ma la si cerca - con l'aiuto anche dei diseredati (dovunque siano originari e comunque siano costretti a sopravvivere). È urgente che - tutti - godano delle nostre elemosine. Ma è determinante che si affrontino le cause degli squilibri ricchi/quasi ricchi/poveri e se ne cerchi una progressiva eliminazione, senza dimenticare - mai - che i flussi delle persone hanno dinamiche globali e che nessuna barriera (meno che mai quella dei confini dello Stato nel quale si vive) è così forte da impedire che si producano effetti ovunque.

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