lunedì 20 dicembre 2010

• Ai piedi del Presepe tanta «cassa» e poco lavoro


«Tempo di auguri. Ma soprattutto di desideri in questo Natale

ancora sotto il segno della crisi, dove il regalo più bello per quasi tre milioni di italiani sarebbe un lavoro. Quello che si è perso e si vorrebbe ritrovare. Quello che sta sfuggendo e che si difende a denti stretti. Quello che non si è mai avuto e si sogna di ottenere per la prima volta. Quello che ormai molti giovani hanno persino smesso di cercare. Perché anche i sogni, i desideri svaniscono – in un’Italia «appiattita» e senza «pulsioni vitali» – sotto il peso dell’indifferenza e della mancanza di opportunità.» Per non parlare di Livorno che non vede nei suoi gruppi dirigenti uno spiraglio di luce per una decisa inversione di tendenza ed affonda (lentamente, ma affonda) sempre più ai margin della Regione. I migliori cervelli se ne vanno. la lunga permanenza in mobilità e cassa integrazione o nelle liste di disoccupazione appiattisce ed dequalifica la riserva di professionalità. La mancanza di speranza che avanza decisa insieme ad un sistema relazionale sempre più simile alla peggior meridionalizzazione. Caritas ingolfate da chi cerca un ultima spiaggia. Se non ci fossero le magre pensioni di babbi e mamme!

«È il lavoro l’ostacolo principale alla ripresa.», dicono gli economisti ad ogni livello.

Quadro decisamente nero. Rischia «appena di sfiorare chi non è toccato. Chi è "salvo". Chi un posto ce l’ha e vive la propria vita forse in maniera più sobria, ma serenamente. La realtà – quella che viviamo e vediamo con i nostri occhi – è ancora più dura e drammatica. Le situazioni calde, di aziende in crisi, segnano le città. Da Nord a Sud. Le manifestazioni, i cortei (quelli di vera disperazione) si moltiplicano. Al punto che per essere ascoltati, da istituzioni, opinione pubblica, media e aziende stesse, bisogna arrivare a gesti eclatanti. Salire su torri e tetti. Di notte, al freddo e al gelo. Oppure rifugiarsi in luoghi di frontiera, di confine, come l’isola dei cassintegrati dell’Asinara.» La nostra Livorno è in questo scenario. Sono sempre più convinto che, nell'arco dell'ultimo decennio in particolare, sia stata posta dagli eventi e dai limiti progettuali dei suoi gruppi dirigenti ai margini della cosiddetta 'area vasta'. Un grigiore ed una debolezza di reattività a cui iniziative come quella del polo universitario di Villa Letizia sembrano porre un freno. Ma è solo un segnale delle nostre potenzialità. Si annotano purtroppo anche casi sparsi, sempre più frequenti: “Ti aiuto a mantenere o avere un posto di sopravvivenza se hai quella tessera o mi fai questo favore!“ A livello nazionale «una miriadi di crisi, quelle diffuse nel territorio, spesso nel silenzio, che – solo fra industria ed edilizia – interessano oltre 450mila lavoratori. Che a Natale sperano soltanto in una buona notizia.» Nella nostra Livorno persone (numeri!?!) proporzionalmente paragonabili.

LIVORNO RIALZATI! Ne hai tutte le potenzialità. Le possibilità te le puoi conquistare se ti scuoti di dosso la polvere dei ricordi e delle vecchie abitudini.


Per nota - I virgolettati «...» sono tratti da un articolo di AVVENIRE del 19/12/2010

Nessun commento: