giovedì 1 luglio 2010

• Pomigliano. Priorità alla occupazione.

In questi mesi si è svolta e conclusa una prima fase negoziale tendente a riportare occupazione nel nostro Paese (in particolare in zone particolarmente colpite dal falgello della disoccupazione). Come accaduto in altri momenti ed in altre occasioni, il mondo dei lavoratori si è diviso. Da un lato la FIOM-cgil sceglieva di arroccarsi in difesa frontale di quanto ritenuto acquisito una volta per tutte - o quasi - senza misurarsi con le strategie finanziario/imprenditoriali che imponevano cambiamento ed adozione di nuove strategie produttive ed organizzative (a livello multinazionale) oltre che strumentazioni di contenimento della nuova ideologia del mercato. Dall'altro FIM-cisl & c., al contrario, si adattava a ciò che riteneva nell'immediato non modificabile e proponeva difesa e contrattacco nello stile degli Orazi e Curiazi. Da un lato la FIOM-cgil si arroccava sulla capacità e volontà di intervento istituzionale a tamponamento della propria debolezza negoziale. Dall'altro FIM-cisl & c. si rendevano conto che quella condizione non era presente e, in particolare per la FIM-cisl, comunque non gradita dal momento che il negoziato era attivo. Due opposte posizioni e strategie di confronto, che le varie componenti sindacali dei lavoratori non sono state in grado di portare a sintesi, ad unità effettuale. Due opposte impostazioni che hanno portato ad un accordo, sottoscritto da alcuni sindacati e confermato dalla maggioranza dei lavoratori e contestato dalla FIOM. La cultura tradunionista ‘conflittuale’ tout court e quella tradizionale CGIL-centrica si scontrava con quella partecipativa del sindacalismo riformista che poneva al centro l’uomo, ponendo - nel momento di maggior debolezza - come priorità la sopravvivenza (presenza di occupazione) e lasciando la porta aperta a spazi di tutela per la acquisizione di una nuova strumentazione. Si è giunti alla firma del testo di Pomigliano con la multinazionale Fiat, ponendo al primo posto il ritorno della occupazione in Italia (anche se a condizioni assai dure - personali e familiari). La categoria dei metalmeccanici della Cgil (la Fiom) ha portato i propri iscritti e simpatizzanti allo scontro col criterio di “la va o la spacca”, indebolendo di fatto il fronte negoziale. Le altre organizzazioni sindacali hanno accettato sacrifici assai condizionanti; pur lasciando però varchi chiari per il 'poi', nei quali la Fiom sembrerebbe volersi comunque inserire immediatamente. È seguito un referendum ricognitivo. Scrive il quotidiano della Confindustria il 24 giugno u.s.: "Dopo il sì dei dipendenti di Pomigliano al referendum di martedì (con il 63,4% contro un 36% di no), Fiat riavvia il dialogo con il fronte sindacale che ha firmato l'intesa. «L'azienda lavorerà con le parti sindacali che si sono assunte la responsabilità dell'accordo al fine di individuare ed attuare insieme le condizioni di governabilità necessarie per la realizzazione di progetti futuri» recita il comunicato diffuso ieri." Cosa accadrà, ora? Alla multinazionale FIAT mantenere i patti sottoscritti. Un amico ha commentato: «Stavolta la Cisl ha sbagliato, senza se e senza ma. L'uomo al centro.....» Io sono convinto del contrario. A stomaco vuoto si è facile preda della disperazione e non si costruisce nessun avvenire 'libero' e non asservito.
In ogni caso che la FIM e la Cisl abbiano sbagliato o meno lo verificheremo insieme, quando le azioni passeranno dalle parole ai fatti e sarà chiaro che non c'è stata alcuna infrazione del contratto nazionale (peraltro, guarda caso, non firmato dalla FIOM) né tanto meno Costituzionale - che disinformazia anche mediatica sta cercando di accreditare. Qualcuno nelle fabbriche e in parte della stampa ha pesantemente offeso i lavoratori della FIM che non condividevano tattiche e strategia della FIOM, mentre qualche altro chiedeva (propagandisticamente?) la ricomposizione unitaria del fronte sindacale più o meno sui contenuti proposti dalla FIOM. È incredibile!
Il segretario generale della FIM di Napoli sul quotidiano 'Conquiste del Lavoro' del 30 giugno u.s. ha risposto:
«"È offensivo, fuori luogo e ingeneroso dare dei "servi dei padroni" a chi, reggendo il confronto fino alla fine, ha dimostrato di saper assumere le necessarie responsabilità, per garantire un futuro di lavoro agli operai di Pomigliano". "I veri ed unici servi dei padroni - ha aggiunto - sono quelli che vogliono affossare Pomigliano, Napoli e il Sud. Napoli è terra di lavoratori che vogliono e sanno lavorare, non di scansafatiche - ha proseguito - è indispensabile non farsi prendere dall'emotività e mantenere la lucidità indispensabile per fare chiarezza fino in fondo. La Fim e la Cisl si sono battute per sbloccare l'investimento Fiat per Pomigliano, perchè hanno valutato che il valore delle opportunità di lavoro, diretto ed indiretto, che si verranno così a creare, è superiore ai sacrifici richiesti".» Nel caso specifico, le scelte erano sostanzialmente solo due: per CISL & c. la priorità era garantire la sopravvivenza di oltre 15.000 persone, con relative famiglie, e poi si creavano le condizioni per rimettere mano alla partita delle tutele (con le dovute correzioni ‘globali’, come indicato da tutti gli interlocutori) continuando a battersi per la centralità della persona; per la FIOM viceversa. CISL & c. (pensando al 'dopo') cercavano di recuperare uno sfilacciatissimo sistema di relazioni industriali 'partecipato' (quello affermato negli anni IRI, da rivedere alla luce della globalizzazione), per la FIOM limitando sostanzialmente il ruolo alla metodologia conflittuale. Non è un caso che l'azione degli uni non ha visto lo scontro con la CGIL di Epifani - che ha pubblicamente dichiarato alla Assemblea dei Quadri della CISL la propria comprensione (non so come altro chiamare la sua posizione).
Hanno fatto bene la CISL & c. ?
‘La CISL firma ormai di tutto contro tutta la sua storia', ha scritto e detto qualcuno in cerca di un facile consenso mediatico; ignorando consapevolmente la sua forza e capacità di proposta e negoziato - quadro indispensabile per la propria autonomia da governi - di vario livello - e controparti imprenditoriali, comunque denominate.
Ha fatto bene la FIOM a rifiutare di firmare sfilandosi (con CGIL scettica su questo ribadito atteggiamento 'negoziale') e cercando subito dopo il rientro il più vicino possibile alle proprie sponde, proprio per sfuggire al proprio isolamento fra lavoratori e lavoratrici?
C'è chi ha tirato per la giacca i partiti ( di maggioranza ed opposizione) per questa vicenda, cercando di recuperare logiche arcaiche da 'cinghia di trasmissione', per alcuni alla riscoperta di culture perdute, francamente risibili in una vicenda seria come questa; per altri come possibile sponda nelle pieghe della quale nascondere le proprie insufficienze e ritardi.
Ora la mossa tocca alla multinazionale Fiat, mentre al sindacato (alla CISL in particolare) tocca impostare e mettere in pratica una strategia 'globale' attraverso il sindacato internazionale - che appare incapace di reagire o di provarci non solo nel caso Fiat.
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La conclusione della fase [aggiornamento 10 luglio 2010]: Fiat Panda Pomigliano Bonanni e Farina su incontro con Marchionne

3 commenti:

Ettore ha detto...

Il testo dell'originale (molte pagine) può essere scaricato dai siti web delle Confederazioni e delle oro categorie dei lavoratori metalmeccanici.
Riproduco qui di seguito la sintesi 'superbreve' apparsa sul quotidiano CONQUISTE.
Ettore

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CONQUISTE DEL LAVORO - 1 luglio 2010

SCHEDA. Sintesi dell'accordo per lo stabilimento Fiat di Pomigliano

Dai diciotto turni settimanali alle sanzioni fino allo sciopero: ecco i punti principali dell'accordo approvato dai due terzi dei lavoratori dello stabilimento Fiat Giambattista Vico di Pomigliano D'Arco (Na). L'intesa, firmata dalla Fiat con Fim, Uilm, Fismic e Ugl, prevede la produzione della Nuova Panda nel sito campano ed investimenti per 700 milioni di euro.

I turni

La produzione della Nuova Panda verrà effettuata tenendo aperta la fabbrica 24 ore al giorno, 6 giorni su 7, per 18 turni totali. L'orario individuale resta invariato a 40 ore contrattuali. Il diciottesimo turno potrà essere coperto con un mix tra permessi annui retribuiti (Par), festività di domenica e 4 novembre, permessi dei turnisti di notte. Quello lavorato, per esigenze produttive, sarà effettuato con il ricorso allo straordinario, per un massimo di 15 volte l'anno.

Straordinario

Se la Fiat dovesse ritenerlo necessario potrà ricorrere a 120 ore annue di straordinario (80 in più delle 40 previste dal contratto). Lo comunicherà ai lavoratori con quattro giorni di anticipo e si terrà conto delle esigenze personali fino al 20% della forza lavoro.

Organizzazione del lavoro

I lavoratori potranno usufruire di tre pause da dieci minuti ciascuna, mentre finora erano due di venti minuti. La pausa mensa viene spostata a fine turno.

Assenteismo e malattia

Viene introdotta una clausola sull'assenteismo "anomalo". In caso di picchi di assenze per malattia collegati a scioperi, manifestazioni esterne, "messa in libertà" per cause di forza maggiore o mancanza di fornitura, l'azienda si riserva di non retribuire i primi tre giorni. È prevista la costituzione di una Commissione paritetica composta da delegati "per esaminare i casi di particolare criticità cui non applicare" la clausola.

Sanzioni

Viene introdotta anche una clausola di "responsabilità" per il rispetto degli impegni assunti nell'accordo, prevedendo sanzioni alle organizzazioni sindacali (su riscossione delle deleghe e utilizzo dei permessi). Per i singoli lavoratori valgono le norme disciplinari del contratto.

Sciopero

L'eventuale sciopero che violi punti dell'accordo è sanzionabile economicamente.

Commissione garanzia

Sulle clausola di responsabilità si prevede una Commissione nazionale di raffreddamento o garanzia che, prima di ogni eventuale sanzione, esamina la questione.

Cassa integrazione straordinaria

Per predisporre gli impianti alla produzione della Nuova Panda, viene riconosciuta la cig straordinaria per due anni dall'avvio degli investimenti.

(30 giugno 2010)

Ettore ha detto...

Consiglio generale Fim Cisl. Al primo posto la crisi e l'emergenza lavoro.
di Silvia Boschetti
1 lugio 2010
È il pragmatismo la chiave scelta dalla Cisl per affrontare le priorità attuali. Al primo posto c'è la crisi e la conseguente emergenza lavoro. Poggia su queste basi la firma dell'accordo per il rilancio dello stabilimento Fiat di Pomigliano D'Arco.
Un accordo importante per il quale ora bisogna procedere perché il futuro di Pomigliano viaggia con la Nuova Panda. A cominciare da un incontro: "Siamo in attesa dell'incontro per riprendere il confronto - ha evidenziato Giuseppe Farina, segretario generale Fim -. Aspettavamo che Sergio Marchionne rientrasse dall'America. Ora dobbiamo vederci".
Non ha dubbi Raffaele Bonanni sulla scelta della Fim di aver aderito, sin dalla prima ora, al piano per la rinascita dello storico stabilimento campano: "Sono convinto che la Nuova Panda si farà a Pomigliano e la si farà grazie all'impegno della Fim". Un'adesione ragionata che si basa su un'analisi oggettiva. "Oltre al salvataggio del sito e al suo rafforzamento - ha spiegato il leader della Cisl ieri a Roma alla platea dei metalmeccanici Fim riuniti per il consiglio generale - siamo di fronte al primo investimento importante in tempo di crisi, con una Fiat che compie una delocalizzazione al contrario e che, a fronte di 700 milioni di euro di investimenti, chiede garanzie. Non fare l'accordo avrebbe significato abbandonare il territorio ad un destino ben peggiore".
Il cuore di questa vicenda per Bonanni è tutto nella novità, visti i tempi, di investimenti massicci che non prevedono contributi pubblici. "È questo questo che ha reso vera la discussione e il confronto tra le parti - ha detto Bonanni - basta provare a chiederci cosa rischiava Pomigliano.

Ettore ha detto...

CONQUISTE DEL LAVORO - 10 luglio 2010

UNA SVOLTA storica per il Mezzogiorno
di Raffaele Bonanni

Se la Panda si costruirà a Pomigliano nei prossimi anni lo si deve allo straordinario impegno economico della Fiat, ma anche al pragmatismo e al senso di responsabilità dimostrati dalla Cisl e dalla sua categoria dei metalmeccanici in tutta questa vicenda.
Siamo davvero molto soddisfatti per come sono andate le cose. Nonostante i tanti profeti di sventura e le chiusure ideologiche e politiche di una minoranza rissosa, la casa torinese non si è tirata indietro, confermando tutti gli impegni sottoscritti con le categorie dei metalmeccanici per il futuro di Pomigliano.
Ed è un successo dell'attuale dirigenza della Fim Cisl cui va dato atto di aver condotto una linea limpida e coerente, con una straordinaria unità interna ed una capacità di mobilitazione dei propri quadri a difesa di questo accordo così innovativo.
Si tratta di una svolta che senza enfasi si può definire storica sia per le relazioni industriali sia per l'economia italiana.
Un segnale positivo di fiducia e di speranza nei confronti del Mezzogiorno, che ne ha tanto bisogno in questo momento, ma anche per tutto il sistema produttivo del nostro Paese. Investire nel Sud, senza chiedere un euro allo Stato, è una risposta a tutti coloro che invocano più risorse per il Sud, senza però mai indicare modelli alternativi e trasparenti di investimento. Riportare la Panda a Pomigliano è anche la migliore alternativa ad un meridionalismo "piagnone" che invoca solo assistenzialismo senza mettere in campo alcun intervento di riordino dell'apparato amministrativo, di controllo e di indirizzo, di buon governo della cosa pubblica.
Ecco perché speriamo che la politica tragga una lezione positiva da questa vicenda di Pomigliano: non ci si può dividere, come è accaduto, di fronte ad un investimento così rilevante ed importante per il futuro del Paese.
Come si possono ancora giustificare gli eccessi anti-nazionali di alcune frange sindacali che non vogliono assolutamente cambiare nulla pur di giustificare la loro esistenza? Possiamo ancora attardarci con una politica litigiosa ed un sociale fermo ad una analisi novecentesca?
Noi della Cisl pensiamo che si debba guardare in avanti. Non indietro. Alla Fiat, e in particolare a Marchionne, va dato atto di aver agito con grande realismo e senso di responsabilità, dimostrando che si può investire ancora bene nel nostro Paese, con il contributo di un sindacato riformista. Anche sul piano internazionale è una iniezione di fiducia positiva per tutto il made in Italy. Lo scenario nel quale è stato ideato questo accordo di Pomigliano è quello di un mercato dell'auto in crisi, alle prese con una ristrutturazione forte del settore, che deve fare i conti con l'aggressività degli americani e dei Paesi emergenti come Cina o Brasile. Non è un fatto di poco conto. Speriamo che altre imprese seguano l'esempio della Fiat, riportando le produzioni in Italia e sfidando chi pensa di poter risollevare le sorti del nostro paese solo con le chiacchiere ed il populismo. Questa intesa è, dunque, un passo importante per la Cisl, perché esce rafforzato il nostro ruolo sempre più centrale nella società italiana. Si conferma la nostra impostazione sindacale ed un modello di relazioni industriali fondato sulla partecipazione e sulla bilateralità. Noi siamo per un confronto senza pregiudiziali con tutti gli interlocutori. Il dialogo sociale è la forza vera che può e deve mettere in campo un sindacato in questo momento di grave crisi economica e di ristrutturazioni aziendali. Non si va da nessuna parte con l'antagonismo sterile o il "benaltrismo" di chi rifiuta il confronto costruttivo. La concertazione è l'unico modo per far diventare protagonista e trainante una grande organizzazione come la Cisl, che ancora una volta vince quando sa supplire con gli accordi sindacali ai ritardi e alle manchevolezze degli altri.