sabato 31 luglio 2010

• Occupazione, partecipazione e tutele

Leggo su Rassegna.it un commento alla vicenda FIAT, che non può che lasciare perplessi per il tono da lesa maestà, che lo caratterizza. Sembra quasi che l’estensore voglia affermare che se non è d’accordo il suo sindacato , la Fiom, nessuno può proseguire in negoziati e scelte. Il pezzo ha il titolo: «Fiat firmare sempre, firmare tutto» con l’occhiello: «Il Lingotto lo ha chiesto e ottenuto con il solo 'no' della Fiom. Ma potrebbe accadere in mille altre aziende, indebolendo le tutele garantite dal contratto nazionale di lavoro». Con riferimento anche all’accordo sindacale per la ripresa della occupazione di fabbrica ed indotto di Pomigliano (circa 15.000 persone, se ho ben capito) (non firmato dalla Fiom-cgil, come il contratto nazionale dei metalmeccanici), le conclusioni del pezzo dicono: Non c’era bisogno « di essere delle aquile per sapere che l’azione di Cisl e Uil, di Fim e Uilm, è tutta entro la filosofia assai pragmatica del sottoscrivere solo ciò che il Lingotto chiede.» E prosegue: « Firmare sempre, firmare tutto. Che poi questo possa essere il preludio di un salto delle fabbriche – non solo Fiat: l’intero universo della manifattura, anche qui non è necessaria grande perspicacia – verso una sorta di medioevo industriale, con il contratto ritagliato a misura del profitto dell'impresa, la negazione dei diritti di libertà del lavoro, l’accettazione di qualsiasi ricatto, la lotta di tutti contro tutti, beh, alla fin fine non è così importante. L’importante è stare al tavolo, no?»

'Non firmare niente' per cascare sempre in piedi difronte a critiche e scelte! L''interfaccia del 'firmare tutto', attribuito a Cisl, Uil e Fismic. Sono anni ormai che assistiamo a questo teatrino drammatico. Non possono esistere, non dovrebbero esistere e per qualcuno di essi così non è, sindacati del NO pregiudiziale e sindacati del SI pregiudiziale; ma sindacati che si pongono difronte ai problemi dei lavoratori (occupazione e di tutela solidale all’interno dei posti di lavoro, quando ci sono) per affrontarli e risolverli al meglio - in quel momento ed in quella situazione.

Mai come in questo momento Cgil, Cisl e Uil devono essere la sponda che guarda avanti per continuare ad affrontare - il più incisivamente possibile - il dramma della mancanza di occupazione e l'urgenza di guardare insieme al 'dopo' e, di conseguenza, adeguare le strumentazioni negoziali alla nuova organizzazione del lavoro che globalizzazione finanziaria e proposizione di antiche e nuove servitù impongono; pensando certamente ai lavoratori ed alle lavoratrici delle multinazionali dell'industria produttiva ma anche a coloro che possono aspirare solo a piccole isole professionali, che richiedono forti iniezioni di professionalità e che troppo spesso sono espressione non di un sistema flessibile (capace di stimolare e far crescere quelle professionalità, nuove e vecchie) ma di precariato permanente (comunque perdente su qualsiasi fronte nonché dannosissimo).




1 commento:

Ettore ha detto...

Paolo Borghi ha csritto al proposito su Facebook, due notazioni: «Un primo problema è costituito dalla debolezza del sindacato (direi che in questo sia chi firma che chi non firma, sono accomunati). Un secondo problema sono i contenuti della negoziazione e i suoi esiti. Il sindacato, con un paese sempre piu' in declino, si troverà sempre piu' a giocare in un angolo......e davanti al dilemma tra diritti e lavoro (tra il suo ruolo e quello che sono costretti a fare i lavoratori) è assolutamente perdente.
« Dovremmo anche ragionare di quel punto di vista sindacale che privilegia gli occupati e gli occupati rappresentati, rispetto al governo del sistema...sono cose vecchie, da piattaforma dell'EUR, ma è inutile infierire......purtroppo sono piu' i lavoratori che non si sentono tutelati (a partire dai precari e dai disoccupati) che quelli tutelati sindacalmente....questo indebolisce ulteriormente un sindacato già molto diviso.»