venerdì 23 aprile 2010

• Ma dove stiamo andando?

Ho seguito su RAINEWS24 la diretta della mega-direzione nazionale del PdL (Popolo delle Libertà, per chi lo avesse dimenticato!). Ho ancora davanti agli occhi Verdini che dal palco conta, indicando col dito, i dissenzienti. Berlusconi, seduto accanto a lui, lo aiuta.

Via libera al documento finale, all'atto di 'fedeltà': ''Leadership forte non significa rinunciare al dibattito democratico''. I fedeli di Fini votano contro. Rottura, anche formale, tra i due leader - cofondatori del ‘partito del predellino’.

Fini: “Criticare non è un tradimento'' - "Accetti il dissenso"

Il Presidente del consiglio (che ama farsi chiamare ‘premier’): 1)"Congresso entro l'anno" - 2). Riprendendo una antica definizione di Fini: le correnti ''Sono metastasi''. 3) Bossi, il salvagente.

Ma, come nota Luigi Accattoli nel suo blog, in alcuni passaggi della sua replica a Fini (in particolare in quello del passaggio di proprietà de IL GIORNALE, quotidiano di famiglia) «c’è Berlusconi a 18 carati la cui prima degnità – come direbbe il Vico – potrebbe essere così formulata: “Non conviene discutere quando si può comprare“». Qualcuno sta chiamando il PdL: partito Propaganda Continua in Italia ed ha un accenno di sorriso pensando a quanto accaduto nella recente sortita elettorale. Colpisce che si scopra solo ora che “le decisioni a maggioranza sono vincolanti per tutti'' e che la regola democratica - evocata da qualcuno timidamente - in forza della quale una persona viene eletta ad una qualsiasi carica, richiede lo 'scrutinio segreto’.

Pur consapevoli che si sta parlando di persone e tempi completamente diversi con riferimento a coordinate completamente diverse, altri rinforzano affermando: “Siamo in presenza di una classe politica dirigente che non è capitanata da un De Gasperi o da un Kohl, ma da uno Stalin al quale viene richiesto di fare il Togliatti”. Ed altri ancora in presenza di un Gran Consiglio del fascismo, convocato per la forzatura di alcuni dissenzienti ‘palesi’, che, al momento, rimangono interni ad un partito plebiscitario e populista.Entrambi ‘schermi’ forzati, ma chiari riferimenti alla implosione in atto del maggior insieme partitico italiano. I suoi sbocchi? Difficile previsione. C’è chi crede di leggere le premesse di un nuovo equilibrio tra gli ‘insiemi’ del nostro Paese: Sinistra, Centro, Destra. La effettiva nascita di una seconda Repubblica.

Mi ripeto: non è il momento di stare alla finestra. Le nuove leve devono recuperare, e rapidamente, il buono della prima Repubblica (che ci invidiava mezzo mondo e che abbiamo buttato dalla finestra in nome di neo-imprenditorialismo e di decisionismo più formale che sostanziale).

Incombono il cambiamento fine a sé stesso e la straripante 'cultura' dell'incertezza. Quanto accaduto a Rosarno, prima, e ad Adro, in questi giorni, - pur riguardando il tema specifico della multiculturalità e della convivenza fra diversi - hanno fatto respirare un clima di odio e di intolleranza (di quelli veri, non di quelli evocati strumentalmente da quelli del ‘predellino’!). Ma, come sempre: MAI DIRE ORMAI e partecipare alla formazione delle decisioni della convivenza e della sopravvivenza


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