domenica 14 febbraio 2010

• L'on. Paola Binetti lascia il PD


Leggo su Yahoo di oggi che l’on. Binetti lascia il Pd e che l’on. Bersani avrebbe detto di essere dispiaciuto della scelta della discussa parlamentare dell'ala "teodem" del partito di centrosinistra, dopo la decisione del partito di sostenere la candidatura dell’on. Bonino a Presidente della Regione Lazio. On. Bersani:«So che a qualcuno potrà sembrare strano, ma lo dico sinceramente: l'allontanamento dell'onorevole Binetti è quello che mi dispiace di più».

Che i disagi derivanti dalla formazione del Partito Democratico sarebbero durati ed avrebbero prodotto effetti nel tempo, ne erano consapevoli tutti; trattandosi di un processo che avrebbe portato ad un confronto strettissimo tra due culture solide e radicate: quella cattolico-democratica e quella comunista (per di più questa nella fase terminale di digestione della pesante sconfitta storica delle esperienze del sovietismo in varia sfumatura e delle vicende da'Fattoria degli animali' ancora in corso in Cina). Ad esse si univa anche la ricerca di una dimensione politica credibile da parte di nuovi soggetti, che si accostavano per la prima volta alla finestra e che rifiutavano in nuce le esperienze gestionali delle altre due culture politiche. Disagi che in momenti di scelte operative ed elettorali non potevano che aggravarsi.

La scelta di alcuni soggetti a candidati Presidenti - coi rischi di cesarismo che gli attuali sistemi elettorali inducono - portavano a prevedibili conseguenze trovandosi in presenza di candidati che non rinunciavano a loro precedenti visioni ideologiche, ma anzi continuavano da tempo ad esaltarle. Il caso Lazio appartiene a questa categoria. L'on. Binetti - come altri casi in atto o manifestatisi da poco - lo confermano. Non solo ma i termini del problema sono ancor più sottolineati quando si ascoltano affermazioni come questa: l'on. Bersani sta accompagnando per la mano la fuoriuscita dei cattolici dal PD. Lo ha detto nei giorni scorsi a La7 un importante giornalista di Famiglia Cristiana

È fuor di dubbio che la dirigenza del PD, nelle sue varie espressioni, non può limitarsi ad atteggiamenti 'paciocconi' e dare la sensazione di assorbimento di chi non era DS, provocando fughe e perplessità nei vecchi popolari e nei nuovi soggetti aderenti al PD. Il PD non è - e non può essere - il 'grande DS', che distribuisce un po' di potere locale (laddove se ne ravveda la necessità e l'opportunità, come se ciò potesse esaurire il problema!). Gente che se ne va o si mette in temporanea posizione di attesa, non va con Berlusconi e compagnia, né si adatta facilmente ad equilibrismi alla ricerca di una sponda più tranquilla. Ma l'attuale dirigenza del PD non può stare a guardare con aria afflitta o di compatimento. Nel tempo si potrebbe arrivare all'eutanasia del PD.

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