Quaranta chiese attaccate, di cui dieci cattoliche e trenta fra ortodosse, protestanti e greco-ortodosse. «Sono state razziate o date alle fiamme se non addirittura totalmente rase al suolo». Unico spiraglio: durante gli attentati, tanti musulmani si sono schierati al fianco dei copti. Gesto di solidarietà. Segno di speranza.
Il momento è terribile. Si ripropongono, aggravate, le degenerazioni riemerse prepotentemente negli ultimi due secoli. Stanno producendo i loro terribili effetti.
La nostra generazione ha visto l'impegno universale di grandi pontefici e quello dei rappresentanti del ‘popolo di Dio’ nel Concilio Vaticano II.
Seguiamo la lettura del Vangelo che essi ci hanno offerto e ci offrono. Né alcuno di loro, né qualcuno di noi vuole essere preda della follia dilagante né tantomeno esserne parte.
Indifferenza, inerzia, passività devianti e superficiali partecipazioni ai drammi devono essere combattute. Mai dimenticare che violenza non scaccia violenza, ma la centuplica; che la prevenzione e la difesa non sono solo armate.
Questo il ruolo col quale dobbiamo fare i conti. Questo il ruolo che hanno richiamato e richiamano i nostri Pontefici affidando un carico di responsabilità in più a chi fa del suo meglio per essere cristiano ed a chi si professa non credente. L'«unione fa la forza,» non è una frase qualsiasi da proporre di tanto in tanto, ma un impegno per cercare di risolvere problemi e raggiungere obiettivi. L'«unione» non è un ammucchiata informe (ferma nel tempo e nello spazio), ma renderci capaci di camminare insieme «per» nonostante le diversità presenti.
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